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Sono nato in una famiglia di medici. Una mamma, un papà, diversi zii e cugini medici; una tribù con un ingombrantissimo co-invitato di pietra: l’ospedale. Un fratello maggiore con cui ho dovuto condividere i miei genitori, di giorno, di notte, a Natale o a Pasqua, insomma sempre. Una famiglia in cui quando in ospedale la giornata era andata male, a cena eravamo tristi tutti, senza neanche sapere bene il perché. A casa mia i vaccini non sono mai stati messi in discussione; sederini scoperti sul letto di mamma e papà, una puntura che sembrava dolorosissima e la promessa di un regalino poco dopo.

I vaccini sono sempre stati l’arma in più per sconfiggere mostri altrimenti impossibili da battere e, in questo spirito, abbiamo servito le nostre terga per anni, nel nostro bene e nel bene di chi ci viveva accanto. Una cosa, però, è sempre stata certa: i vaccini non erano in discussione, al pari del pranzo dai nonni la domenica o del Natale ogni 25 dicembre! Oggi porto i miei figli a vaccinarsi, con la stessa voglia e determinazione con cui i miei genitori mi facevano sdraiare sul letto e, al massimo, mi facevano scegliere quale mano, tra quella di mamma o papà, doveva trafiggermi (tanto era sempre quella di papà, anche quando la preferenza propendeva su mamma).

Oggi i vaccini sono messi in discussione al pari della Tav, dell’aereo di Renzi, dell’immigrazione o del tanto sbandierato reddito di cittadinanza; oggi i vaccini non servono a debellare di nuovo mali di cui ci eravamo dimenticati ma servono a consolidare un fronte di voti pronti a vergare un segno elettorale alle (credo) sempre più prossime elezioni politiche. I nostri rappresentanti riescono a sventolare la bandiera dei No-vax solo perché vaccinati ma questa verità non riescono a raccontarla!

Il mondo sarebbe e sarebbe stato diverso se trent’anni fa si fosse presa una scellerata decisione come quella di ridimensionare il numero dei vaccini obbligatori. La scienza è scienza e, come tale, merita rispetto e autonomia. Concentriamoci su altro; salviamo tutti i posti di lavoro possibili e creiamone di nuovi (a qualunque costo); salvaguardiamo sicurezza e decoro (che mi rendo conto che per chi viva sotto la stessa bandiera del Sindaco di Roma sia una parola astrusa), cerchiamo (tutti) un maggior impegno sociale capace di arginare i cosiddetti populismi nell’unico scopo di lasciare un mondo migliore di quello che abbiamo trovato ma per farlo, permettiamo alla scienza di continuare ad allungarci la vita!

Dante a 35 anni parlava “del mezzo del cammin di nostra vita”… oggi, a 70 anni, mia mamma, si lancia nell’ennesima nuova avventura lavorativa e tutto questo è possibile perché la scienza ci ha assicurato salute e longevità. In passato, ho persino apprezzato, un velo di veracità nella gestione di problemi sociali e collettivi ma non ritengo mutuabile questo linguaggio a tematiche come quella dei vaccini o della scienza in generale. Riesco a dire poco di più perché mi riconosco ignorante sul punto e faccio umilmente un passo indietro.

Questo cartellino rosso è per una politica in continua campagna elettorale che antepone l’interesse partitico a quello del singolo e della collettività tutta, che (evidentemente) per qualche voto in più è disposta a lasciare sul campo qualcosa di molto molto più prezioso: noi!

politica scienza vaccini

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