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Mentre nel nostro Paese si contano ancora le vittime del crollo del ponte Morandi di Genova, il dibattito è tutto sulle cause e le responsabilità di una infrastruttura che qualcuno in passato aveva anche suggerito di demolire, altri di rinforzare, a causa di una elevata sensibilità al degrado dei materiali che lo ha sottoposto ad una continua e preventiva manutenzione. Ma a Genova non è solo il tempo del cordoglio. Preoccupa l’incertezza per il futuro della viabilità. A confessarlo a Formiche.net è Alberto Pandolfo, ingegnere edile, segretario provinciale del Pd di Genova e consigliere comunale in commissione urbanistica.

“Il tratto autostradale in questione è un elemento di discussione non nuova per la città sul quale esiste tantissima materia sia di tipo ingegneristico che parlamentare. Ma certamente un evento di questo tipo, il crollo della campata e di un pilone del ponte della A10 che collega la Francia, la riviera di potente e metà Genova con il resto del Paese, era del tutto inaspettato”.

Partiamo delle cause, prima tra tutte l’ipotesi maltempo circolata fin da questa mattina: “Genova ha subito già delle tragedie legate al maltempo, ma penso che questa sia un’infelice combinazione. Si parla di un lampo o di altre questioni che non possono incidere a tal punto. Tutte le variabili dovranno comunque essere valutate da qui in poi attraverso analisi sulla struttura. È vero che questa mattina pioveva e c’era l’allerta di grado arancione ma nulla faceva presagire al crollo di un ponte che tra l’altro tutti i genovesi percorrono abitualmente per spostarsi in città ed è di transito obbligato per tutti coloro che passano da Genova”.

E allora? “È un ponte di una certa età che risale al 1967. Penso sia una questione di vita utile dell’opera, più che di tecnologia o materiali. Il cemento armato non può essere messo in discussione. Il dibattito sulla gronda autostradale è correlato al superamento di quest’opera. È sotto gli occhi di tutti che stiamo parlando di una struttura da superare. Il dibattito era solo sui tempi. Le autorità competenti accerteranno il resto. Quello che mi è chiaro è che la competenza su quel tratto è di solo competenza di Autostrade. Il ministero e il governo dovranno rivolgersi a loro”.

Tante le conseguenze per la viabilità. “Quello che ci preoccupa è soprattutto il futuro del collegamento. Genova è una città spezzata. Non esiste infrastruttura in grado di garantire tale collegamento. Come ritorneranno a casa i milanesi che hanno scelto di trascorrere il ferragosto nel ponente ligure? Come si muoveranno i camion da e per il porto di Genova che è il principale porto italiano? Sono questi gli interrogativi che ci poniamo per il futuro della nostra città e che vogliamo che vengano risolti”, afferma Pandolfo.

Nella tragedia, una fortuna. “Una notizia importante è che non sono state coinvolte abitazioni e che lo stabilimento di Ansaldo energia sottostante non ha subito danni. Oltre al fatto che la chiusura estiva dello stesso ha scongiurato una sciagura maggiore legata agli spostamenti di innumerevoli mezzi e persone che gravitano intorno allo stabilimento”, spiega il consigliere del Pd.

Per i genovesi e non solo, è però soprattutto il momento di stringersi attorno alla vittime. “Adesso siamo più nella fase del cordoglio e dell’attenzione alle famiglie delle vittime per la tragica situazione che colpisce già alcune decine di famiglie e temiamo che il numero possa crescere. I messaggi di vicinanza che sono arrivati sono motivo di forza e reazione per la nostra città”.

E ancora: “Vogliamo un Paese in crescita. Da questo punto di vista l’impegno che abbiamo messo come partito democratico e il contrasto all’isolamento è una delle priorità che può dare sviluppo e opportunità per il nostro territorio”, conclude il segretario del Pd di Genova.

Da Genova, Pandolfo ci racconta le ultime ore di una città spezzata

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