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Beppe Grillo sembra aver colto nel segno nell’intervista pubblicata stamane dal Fatto Quotidiano: il movimento dei gilet gialli, che sta emergendo in Francia, ha delle somiglianze impressionanti, sia nelle modalità di affermazione sia nella sostanza programmatica, con i Cinque stelle. Il fatto che esso nasca con quasi dieci anni di ritardo rispetto al prototipo italiano, testimonia, da una parte, che il nostro Paese continua ad essere, nel bene come nel male, un laboratorio politico che anticipa tendenze più generalmente europee e occidentali; dall’altra, che l’affermarsi dei movimenti cosiddetti “populisti” non è da considerarsi una momentanea “malattia morale” che le democrazie occidentali presto assorbiranno per ritornare alla vecchia razionalità politica.

Come i Cinque stelle, i Gilet gialli stanno venendo fuori a partire da un fragoroso e indistinto “vaffa” rivolto alla classe dirigente, come una protesta di carattere soprattutto sociale alle difficoltà del vivere quotidiano, con idee confuse e contraddittorie, con una cifra che tende a imporre una redistribuzione spesso irrealistica di risorse che fra l’altro non ci sono o non ci sono più. Il tutto al di fuori di ogni connotazione politica e partitica ma con una coloritura che un tempo non si sarebbe esitato a definire “di sinistra”.

Certo, in Italia il “vaffa” grillino si è affermato attraverso manifestazioni di piazza pacifiche, mentre l’insurrezione francese è caratterizzata da aggressività e violenza. Probabilmente ciò è però dovuto a due elementi: l’intrusione di forze no global e classicamente antagoniste nel movimento e una cattiva gestione della protesta da parte delle forze dell’ordine. Un’altra differenza non da poco è poi nella mancanza nel movimento francese di uno o più leader forti, e in qualche modo propulsori, come sono stati per i pentastellati italiani lo stesso Grillo e Roberto Casaleggio.

Il fatto poi che sempre stamattina sia stato reso pubblico in Francia il risultato di un sondaggio Ipsos che, a poche settimane dalle prime manifestazioni di piazza, vede già attestarsi i Gilet gialli al secondo posto come consensi fra le forze politiche (il 12% delle intenzioni di voto), dimostra come anche in un altro aspetto la Francia sembra ripercorrere sentieri già tracciati dall’Italia. Anche nel Paese transalpino assistiamo infatti ormai a una rapida fluttuazione dei consensi elettorali che si traduce spesso in un’altrettanto veloce consumazione di esperimenti politici più o meno innovativi.

Emmanuel Macron, additato da alcuni (soprattutto a sinistra) come un modello per la politica italiana, potrebbe essere stato, in quest’ottica, nulla più che una “imitazione” di Matteo Renzi, come il suo precursore italiano destinato presto a esaurire la sua forza propulsiva perché venuto meno l’effetto “novità”. Più in generale, quella a cui stiamo assistendo in Occidente, ove più e ove meno, è forse una rivoluzione: un cambio di paradigma radicale che finirà, presto o tardi, per mettere capo a nuovi equilibri politici oggi solo vagamente intuibili.

Nel nome del vaffa, i gilet gialli come i grillini? Trova le differenze

Beppe Grillo sembra aver colto nel segno nell’intervista pubblicata stamane dal Fatto Quotidiano: il movimento dei gilet gialli, che sta emergendo in Francia, ha delle somiglianze impressionanti, sia nelle modalità di affermazione sia nella sostanza programmatica, con i Cinque stelle. Il fatto che esso nasca con quasi dieci anni di ritardo rispetto al prototipo italiano, testimonia, da una parte, che…

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