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In Egitto monta la protesta. Nel corso delle ultime ore la popolazione egiziana ha letteralmente sommerso il famoso social network Twitter con l’hashtag #Sisileave, ovvero Sisi vattene, lanciando così un chiarissimo messaggio al presidente Abdel Fatah al Sisi. La risposta di quest’ultimo non si è ovviamente fatta attendere: “Ci hanno spinto a diventare una nazione povera, una nazione di bisogno, ma quando inizio a lavorare per tirarci fuori da questa situazione, trovo l’hashtag #Sisi vattene. Dovrei essere arrabbiato o no? Lo sono”, è intervenuto piccato il presidente egiziano. Il fulcro della protesta risiede nell’aumento delle misure di austerità annunciate per favorire la ripresa economica del Paese ancora in stallo dopo la rivoluzione del 2011.

L’Egitto odierno, nato proprio dalle piazze che, dopo l’ascesa dei Fratelli Musulmani, avevano guidato la popolazione contro l’ex presidente Mubarak, resta, e non bisogna dimenticarlo un Paese cruciale, insieme alla Libia, per la stabilità del Mediterraneo. L’alleanza energetica con Israele e la possibilità di importanti ivestimenti italiani – guarda voce Eni – ci devono così rendere consci della primaria importanza di questa regione e di come sia fondamentale non perderla di vista.

Per Sisi, comunque, è la seconda ondata di critiche social da un mese a questa parte. A giugno, infatti, l’hastag aveva già raccolto quasi 300.000 tweet nell’arco di pochi giorni, per andare però poi scemando gradualmente. La campagna avviata dal governo ha previsto, tra le altre cose, l’aumento dei prezzi del carburante, dell’elettricità, dell’acqua potabile e del prezzo del biglietto per la metropolitana del Cairo (che è aumentato del 350%). Tutto ciò ha influito considerevolmente l’aggravarsi di una situazione che già versava in pessime condizioni. I critici del presidente egiziano, mettendo il dito nella piaga, hanno dichiarato come Sisi abbia adoperato la repressione politica più oppressiva nella storia moderna dell’Egitto, citando in proposito le incarcerazioni e le presunte intimidazioni degli oppositori, tra cui diversi giornalisti e attivisti online.

Un contesto assai fragile in cui si inserisce la rabbia popolare per le riforme economiche introdotte in linea con l’accordo di un prestito dell’Fmi di circa 12 miliardi di dollari, che hanno inevitabilmente comportato una riduzione del valore della sterlina egiziana alla fine del 2016, peggiorando in questo modo la situazione finanziaria di una larga fetta di cittadinanza.

Come racconta il Middle East Eye, negli ultimi mesi il governo ha tagliato più volte i sussidi alimentari, “suscitando la frustrazione di circa 70 milioni di egiziani che beneficiano del sistema di razione”. In una situazione che ci rimanda alla mente l’assalto al forno delle Grucce dei Promessi Sposi manzoniani, a marzo la popolazione egiziana aveva tenuto manifestazioni accorate ad Alessandria e Giza contro i tagli ai sussidi per il pane. Al canto di “vogliamo il pane” e “tutto tranne una pagnotta”, gli egiziani, esausti e arrabbiati hanno contestato la riduzione della quota giornaliera che i panifici posso distribuire. E nonostante dal ministero delle Forniture fossero arrivate rassicurazioni sulla risoluzione tempestiva del problema, molti egiziani continuano a lamentarsi del fatto che la situazione non è migliorata. “Abbiamo dimenticato la carne e altri cibi costosi, ma non possiamo dimenticare il pane”, ha dichiarato a Middle East Eye un dipendente del governo che risiede ad Alessandria.

Dal lato filo governativo, tuttavia, si è levata una campagna di opposizione in difesa di al Sisi che però ha raccolto decisamente meno supporto online. Anche se c’è da sottolineare che i tweet contro il presidente egiziano non forniscono necessariamente un’indicazione precisa del livello di gradimento che la popolazione dell’Egitto ha nei confronti di Sisi. Come riferisce Reuters, infatti, dopo le primavere arabe sono tanti i giovani che hanno cominciato a fare uso dei social media, ma allo stesso tempo resta ancora elevatissimo il numero di persone nel Paese che ne è ancora totalmente estraneo. Il leader egiziano, infatti, ha dalla sua parte moltissimi sostenitori che ritengono giusto il suo operato a livello economico, necessario a loro dire per riportare stabilità in un Paese a rischio anarchia come lo era l’Egitto dopo la destituzione di Mubarak.

al sisi, dato elettorale egitto

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