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Secondo il Dipartimento per la pubblica accusa olandese la Ing Bank, il più grosso istituto finanziario del paese, ha raggiunto un accordo con lo stato per pagare circa 770 milioni di euro a seguito di violazioni sul riciclaggio di denaro commesse tra il 2010 e il 2016. I reati includono sia violazioni penali nei requisiti del programma di compliance anti riciclaggio (secondo le regole della Banca Nazionale Olandese) sia il “riciclaggio di denaro“.

La polizia olandese spiega che è “impossibile” stimare realmente quanti soldi sono stati effettivamente riciclati, tuttavia, Margreet Frohberg, il procuratore che ha gestito il caso, ha detto in un’intervista che “centinaia di milioni di euro” sono stati trasferiti illegalmente in quel lasso di tempo attraverso operazioni bancarie dell’istituto. Secondo i pubblici ministeri olandesi, i clienti Ing hanno utilizzato i conti all’insaputa della banca, che dunque paga solo la negligenza, non la collusione (anche se una decina di dipendenti sono stati allontanati, forse perché invischiati nei casi).

Tra questi, per esempio, il pagamento di 55 milioni in tangenti a Gulnara Karimova (la figlia dell’allora presidente dell’Uzbekistan) fatto tramite la società olandese di telecomunicazioni Veon, precedentemente nota come Vimpelcom: Veon – già sotto sanzioni negli Stati Uniti per la stessa ragione – è di proprietà del gruppo russo Alpha, la cui banca olandese, Amsterdam Trade Bank, è stata perquisita dal servizio di informazione e investigazione fiscale come parte di una indagine sul riciclaggio di denaro a dicembre dello scorso anno.

La sanzione è stata decisa il 4 settembre, e si tratta della più grande imposta a una banca dell’Unione europea per questioni di riciclaggio – record precedenti nel Regno Unito, quando nel 2017 la Financial Conduct Authority britannica ha imposto una multa da 170 milioni di Euro alla Deutsche Bank per il suo ruolo in un programma internazionale di riciclaggio di denaro russo del valore di 10 miliardi di euro.

L’Olanda segna un precedente, fa notare sul blog del sito della German Marshall Foundation (Gmf) l’analista Joshua Kirschenbaum della Alliance for Securing Democracy: la sanzione “è di una gravità sufficiente ché le direzioni di ogni istituto finanziario del paese ci penseranno due volte prima di consentire lo sviluppo di altre situazioni simili” e  le altre banche in altri paesi dell’UE “cercheranno di vedere se i loro regolatori emulino il nuovo, muscoloso atteggiamento olandese”. Messaggio che riguarda tutti, dunque, anche l’Italia.

Recenti scandali di riciclaggio di denaro in giurisdizioni più piccole dell’Ue, come Cipro, Estonia, Lettonia e Malta – dove in quasi tutti i casi c’è finita coinvolta la Russia: per esempio, un’indagine ha scoperto che diverse dozzine di miliardi di dollari di denaro ex-sovietico e russo erano passati attraverso la filiale estone della più grande banca danese, la Danske Bank, vicenda che ha portato il Ceo alle dimissioni, dopo il crollo delle azioni –, hanno portato Bruxelles ad aprire un dibattito politico a lungo termine su come rafforzare il sistema bancario europeo, che attualmente lascia la supervisione del riciclaggio di denaro alle autorità nazionali anche all’interno dell’area Euro (e crea barriere transfrontaliere alla condivisione delle informazioni, fa affidamento sulle giurisdizioni più piccole e più povere per fungere da prima linea di difesa e crea il rischio di cattura politica e normativa in quei paesi, evidenzia Kirschenbaum).

Ci sono situazioni in cui i soldi ripuliti in Europa arrivavano dalla Corea del Nord, altre – come il caso della Pilatus Bank maltese – in cui venivano dall’Iran: in molti casi la ragione di quel che è accaduto riguarda l’omissione, da parte del regolatore statale, di condurre un’efficace supervisione. “L’Europa ha un problema con il riciclaggio di denaro” titola un fondo dell’Editorial Board della Bloomberg, in cui si suggerisce la creazione di un’agenzia dell’Unione ad uopo.

Un report  della Commissione europea, redatto insieme all’Autorità bancaria europea e alla Banca centrale europea, presenterà presto opzioni per mettere mano alla situazione, con una traiettoria che andrà verso la centralizzazione, dopo che a luglio era passata la Quinta direttiva europea sull’Aml, acronimo inglese di Anti -Money Laudering, anti lavaggio di denaro, che ha messo la cooperazione al centro del metodo di reazione.

L’economista italiano Andrea Enria, presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba) con sede a Londra, spiega che “in un mercato unico la forza di controlli anti riciclaggio è segnata dall’anello più debole”, perché è quello che può aprire falle e permettere l’ingresso nel sistema. La mossa olandese, adesso, unisce all’aspetto organizzativo sul quadro di difesa che l’Ue vorrebbe creare con un provvedimento punitivo esemplare.

Negli Stati Uniti le multe per riciclaggio di denaro e violazioni delle sanzioni hanno da tempo totalizzato centinaia di milioni e persino miliardi di dollari. Il regime di controllo statunitense – dove il dipartimento del Tesoro ha un Ufficio per il terrorismo e l’intelligence finanziaria – è più forte di quello europeo su due importanti aspetti, spiega la Gmf: innanzitutto le banche statunitensi di considerevoli dimensioni sono soggette alla supervisione di regolatori forti, competenti e indipendenti; e poi le banche statunitensi operano con la certezza che la punizione per essere scoperti farà male, come dovrebbe.

La multa olandese segna il riconoscimento europeo dell’importanza non solo delle regole, ma della deterrenza legata a certezza e severità della pena, in un momento in cui l’influenza giocata da attori esterni, come la Russia, su vari lati dell’Unione potrebbe creare un substrato per annacquare certe decisioni e posture politiche.

Sotto quest’ottica, le sanzioni sulle violazioni delle norme anti riciclaggio diventano anche una questione di sicurezza nazionale, nei singoli paesi e nell’intera Ue; tra le pressioni arrivate alla Commissione dopo che negli ultimi 12 mesi casi di riciclaggio sono stati scoperti in modo ripetitivo, alcune riguardavano anche il finanziamento ai gruppi terroristici che hanno agito sul territorio europeo, che potrebbero aver sfruttato le maglie lasche nel sistema e il lassismo dei singoli stati per ottenere fondi.

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