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Altro che pluralismo. I contributi pubblici non fanno bene all’informazione. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Vito Crimi si fa promotore di una riforma sistematica del settore coinvolgendo tutti gli attori. Il primo provvedimento? “Sottoporrò in questi giorni all’attenzione del governo l’abolizione dell’obbligo per le pubbliche amministrazioni di pubblicazione degli avvisi di gara e aggiudicazione sui quotidiani nazionali e locali. Un giro d’affari da 50 milioni di euro, con costi a carico delle imprese”, annuncia Crimi al quotidiano La Verità.

“Ad oggi – spiega il sottosegretario – infatti subito dopo l’aggiudicazione l’impresa deve rimborsare le spese di pubblicazione alla Pubblica amministrazione. Un vero e proprio balzello per le aziende che vogliono lavorare con quest’ultima”.

Ma è tutto il sistema a dover essere rivisto per Crimi, anche se la voce non è nel contratto di governo “perché quest’ultimo si concentra sulle priorità rispetto alle esigenze dei cittadini”.

Alla base vi è la libertà di informazione, tema caro ai pentastellati: “L’informazione deve essere libera, anche dagli eventuali condizionamenti del governo di turno, che può aprire o chiudere i cordoni della borsa. Con rischio di una forma di pressione indiretta. Che non è detto ovviamente i giornali subiscano, ma il pericolo resta. Se da una parte oggi si dice che il finanziamento pubblico ai giornali sia garanzia di pluralismo, io vi dico, che i contributi pubblici non fanno bene all’informazione. Come detto va rivisto tutto il sistema, senza creare danni all’industria editoriale sana”, ribadisce il sottosegretario.

Superare il sistema del finanziamento pubblico, dunque, senza creare danni all’industria editoriale sana. Il che significa per Crimi, ok al sostegno pubblico “a startup, a progetti editoriali, specie quelli innovativi o dei giovani”, che però devono necessariamente “essere in grado di camminare con le loro gambe”, e “al sostegno al rinnovamento tecnologico di prodotti editoriali tradizionali”.

Quanto alla legge 198/2016, voluta da Luca Lotti, l’allora ministro dello Sport con delega all’editoria, Crimi sottolinea: “Bisogna andare ancora più a fondo di quelle norme e pure procedere con un’ulteriore verifica dei beneficiari”.

Più mercato e meno aiutini. Ecco la ricetta Crimi per l'editoria

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