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Ormai un incontro con Kim Jong-un lo vogliono tutti, e non poteva mancare dalla lista il rais siriano Bashar el Assad. Attenzione, prima di andare avanti va fatto un disclaimer: siamo nel pieno della propaganda del regime (e dell’altro), la notizia viene data citando le agenzie di stampa di Pyongyang e Damasco, probabilmente non ha nessun valore se non politico, ma anche per questo è un interessante segno dei tempi.

Fino a poco tempo fa Corea del Nord e Siria erano stati guidati da dittature spietate, relegati all’ultimo giorno infernale e prive di quasi del tutto di spazio diplomatico tra la Comunità internazionale; adesso niente è cambiato, gli assadisti sono sempre un gruppo di potere settario e sanguinoso, Kim è sempre un satrapo che giustizia chiunque prova una qualche opposizione seduto su una bomba atomica.

Ma lo scenario attorno a loro è cambiato. Ora Pyongyang è il centro di una rincorsa diplomatica che vede impegnati avversari e alleati (Cina contro Stati Uniti, Seul in concorrenza con Washington e Tokyo, per intestarsi il premio di risolutore della crisi) per avviare il processo negoziale di denuclearizzazione. Damasco è ritornata completamente sotto il controllo di Assad, dopo sette anni di guerra civile e dozzine di migliaia di civili uccisi: il presidente, come lo chiama chi non vuol citarlo come un dittatore per via che intende dargli un qualche peso politico, è il vincitore della guerra a cui pragmaticamente si riavvicinano, con debole interesse, anche alcuni tra i più scettici degli occidentali.

La Russia ha completato il lavoro di maquillage diplomatico nei confronti del rais, al punto che adesso, secondo quanto riportato dalla KCNA (l’agenzia stampa del regime del Nord, propagandistica come poche), il siriano – durante la cerimonia di accreditamento dell’ambasciatore del Nord, Mun Jong Nam – avrebbe detto che preso visiterà Pyongyang per incontrare Kim, leader “dall’eccezionale calibro politico e dalla saggia leadership” (s’è detto della propaganda, spinta al punto che nemmeno la siriana Sana, che nel campo non scherza, s’è spinta a tanto, ndr).

Assad sarà felice di consigliare il nordcoreano sulla risoluzione della crisi della penisola più calda del mondo, dice KCNA, mentre l’altro si è già offerto come partner per la ricostruzione della Siria distrutta dalla guerra – come non è chiaro, visto le non rosee casse del Nord, per altro bloccate dalle sanzioni internazionali.

La Corea del Nord e la Siria hanno a lungo intrattenuto strette relazioni, con Pyongyang che secondo un’analisi dell’Onu ha anche svolto un ruolo nel rifornire Damasco di armi (anche chimiche) e materiale militare nel corso degli anni tra il 2012 e il 2017 (prima, nel 2007, i bombardieri israeliani distrussero il cantiere di costruzione di un reattore nucleare in Siria, su cui, secondo l’intelligence di Tel Aviv, la Corea del Nord stava fornendo consulenza).

Piuttosto interessante che questo genere di notizie circoli poco dopo l’incontro di Kim con il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov: meeting che sui media propagandistici di Mosca passa come uno step decisivo verso la soluzione della crisi coreana, con tanto di volto di Kim ritoccato al photoshop per farlo essere più sorridente.

Assad probabilmente non incontrerà Kim a breve (anche perché, forse, per Washington che sta imbastendo i dettagli del meeting di Singapore, potrebbe essere imbarazzante), ma il rimbalzo della notizia sulla seguitissima agenzia stampa nordcoreana può servire come mezzo propagandistico – a cui Pyongyang si presta con interesse – per accreditare il siriano tra gli interlocutori internazionali che possono pure mettere mano ai dialoghi attorno a una crisi nucleare. Che è proprio l’obiettivo russo: riqualificare il rais tra il disinteresse e il pragmatismo globale sulla Siria.

Tutti pazzi per Kim. Anche Assad alla corte nord coreana?

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