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Secondo l’ultimo rapporto Ispra sugli effetti dei cambiamenti climatici negli agglomerati urbani, “è nelle città che l’aumentata pericolosità degli eventi meteo climatici, combinata con una rilevante esposizione di persone, beni, infrastrutture e servizi e una vulnerabilità elevata, dovuta alle caratteristiche fisiche e strutturali degli ambienti edificati, ad una inarrestabile impermeabilizzazione del territorio e articolazione dei corsi d’acqua, alla scarsità di aree verdi, determina condizioni di rischio particolarmente significative a cui vanno prioritariamente indirizzate le politiche di adattamento al cambiamento climatico”.

L’Italia, con l’approvazione nel 2022 del Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici da parte del Ministero dell’Ambiente, ha definito le azioni e gli strumenti necessari da mettere in campo, in particolare nelle città, con “la realizzazione di interventi sperimentali di adattamento climatico di spazi pubblici in quartieri particolarmente vulnerabili, incrementandone le dotazioni di verde, la permeabilità dei suoli, gli spazi di socialità, le prestazioni idrauliche”. L’obiettivo è quello di aumentare la resilienza delle nostre città ai rischi dovuti ai cambiamenti climatici, come le ondate di calore, precipitazioni estreme e siccità.

Che le città generino la maggior parte delle emissioni di gas serra e degli impatti sull’ambiente è ormai ben nota a tutti. Così come il fatto che siano le aree più esposte alle conseguenze della crisi climatica, al degrado ambientale e all’inquinamento dell’aria. Per questo proprio le città devono essere protagoniste della transizione verso uno sviluppo sostenibile e amico dell’ambiente. Anche perché è nelle città che troviamo maggiormente la preoccupazioni dei cittadini per la crisi climatica e per l’ambiente e la richiesta di misure “verdi” più incisive.

Negli ultimi decenni (1990 -2022) le emissioni di gas serra sono cresciute del 7,5%, con il trasporto su strada al 91,5% del totale. Colpa di un parco veicolante ancora dominato da veicoli a benzina e gasolio (86% circa nel 2022) e da mezzi commerciali diesel che continuano ad avere un impatto significativo con il loro 98% delle percorrenze totali dei veicoli merci. Nonostante alcuni progressi negli ultimi anni, riduzione tra il 2007 e il 2019 e nel 2020 (dovuta alla pandemia), dal 2021 le emissioni sono tornate a crescere.

Per invertire questa tendenza è necessario migliorare l’intermodalità, la sostenibilità e l’efficienza nel settore dei trasporti, attraverso l’incremento dell’uso di veicoli elettrici ed ibridi e il miglioramento delle infrastrutture per la mobilità sostenibile. Anche per questo si terrà a Roma, il 17 e 18 settembre prossimo, Eco, il Festival della Mobilità Sostenibile e delle Città Intelligenti. Un evento che vuole contribuire alla divulgazione della cultura della mobilità sostenibile nel nostro Paese. Questa seconda edizione, in particolare, vuole mettere in evidenza, attraverso testimonianze dirette dei protagonisti e la presentazione di best practices, l’incidenza che hanno i trasporti nella vita e nella salute di tutti noi.

L’evento è stato presentato ieri a Roma, presso la sede dell’Anci, presenti, oltre ad esponenti del mondo istituzionale, accademico e imprenditoriale, Eugenio Patanè, assessore alla Mobilità di Roma Capitale e Roberto Pella, deputato di FI, sindaco di Valdengo, in provincia di Biella, e vicepresidente di Anci. Per le aziende erano presenti Enel, Intesa Sanpaolo, Conai e Amazon, sostenitori dell’iniziativa del prossimo settembre, durante la quale racconteranno i loro impegni sui temi delle infrastrutture energetiche, la riforestazione urbana, l’economia circolare e la logistica sostenibile.

La mobilità sostenibile e la ciclabilità in particolare, ha detto Pella, “rappresenta un fattore sempre più determinante nel plasmare la configurazione di comuni e città e la loro qualità della vita. Oggi reti e servizi sono resi sempre più efficienti con l’uso di soluzioni digitali a beneficio dei nostri cittadini e delle imprese. Una città intelligente ha molto da esprimere in termini di riduzione delle emissioni e tutela dell’ambiente ma anche di innovazione e inclusione sociale. A settembre, all’Eco-festival, saranno numerosissime le buone pratiche e le esperienze che i Comuni italiani stanno mettendo in campo per favorire una transizione ecologica giusta ed efficace”.

“Un festival molto importante perché, promuovendo buone pratiche, si concentra su un aspetto fondamentale: il cambiamento culturale nelle abitudini della mobilità contro l’uso smodato dell’autovettura”, ha dichiarato Formiche.net l’assessore Patanè. “Parlando del mezzo più sostenibile, ossia la bicicletta, e delle piste ciclabili dobbiamo dire che oggi a Roma ne abbiamo circa 330 chilometri, compresi i 100 nei parchi, su 8 mila 700 chilometri di strade, una quantità troppo bassa che deve essere assolutamente elevata. A luglio partiranno i lavori del Grab, Grande raccordo anulare delle biciclette, una ciclovia che essendo circolare si intreccerà con tutte le altre”.

Intervenendo alla presentazione, Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net ha anticipato criteri e finalità di un sondaggio sul tema I giovani e la mobilità sostenibile che verrà presentato nel corso della due giorni di settembre, alla quale parteciperanno anche divulgatori d’eccezione come la fisica Gabriella Greison e il geologo Mario Tozzi. “Le nuove generazioni, nell’immaginario collettivo sono legate in maniera inscindibile all’attivismo per la difesa dell’ambiente e il contrasto al cambiamento climatico. Sono estremamente attive non solo nelle manifestazioni di piazza (come dimostrano i Friday for future di Greta Tumberg e il recente Youth Climate Meeting di Paestum, ndr) ma anche nell’attuazione di cambiamenti pratici e quotidiani, scelte personali che hanno un impatto concreto sulla causa. Attraverso questa ricerca, che svolgeremo insieme a Eco Fest, capiremo quanto il tema della mobilità sostenibile sia diffuso, conosciuto e considerato tra le giovani generazioni”.

E sempre a proposito di mobilità sostenibile, gli ultimi dati sulla vendita delle auto elettriche indicano che l’Italia continua a trovarsi ancora molto al di sotto della media europea: nel 2023 solo il 4,2% del totale immatricolato è costituito da auto elettriche; in Europa è stato superato il 14%. A trainare il mercato, manco a dirlo, i Paesi del Nord Europa, in testa la Svezia con il 38%, seguita da Danimarca (36%) e dalla Finlandia (34%). Secondo l’Agenzia Internazionale dell’Energia, anche a livello mondiale stiamo assistendo ad una rapida crescita degli investimenti sull’auto elettrica, che nel 2023 hanno sfiorato i 130 miliardi.

In questo contesto, il nostro Paese non sta puntando in maniera adeguata su una tecnologia che potrebbe aiutare a decarbonizzare il settore dei trasporti. Senza dimenticare che quello delle auto elettriche rappresenta solo una parte nella lotta alla riduzione delle emissioni di CO2 in atmosfera. La sfida, oltre al passaggio all’elettrico, consiste anche nel favorire nuovi “approcci” di mobilità, basati sulla ciclo-pedonalità, sulla mobilità pubblica e su quella condivisa, sulla intermodalità e sulle nuove tecnologie meno inquinanti.

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Che le città generino la maggior parte delle emissioni di gas serra e degli impatti sull’ambiente è ormai ben noto a tutti. Così come il fatto che siano le aree più esposte alle conseguenze della crisi climatica, al degrado ambientale e all’inquinamento dell’aria. Per questo proprio le città devono essere protagoniste della transizione. Se ne parlerà al Festival della Mobilità Sostenibile e delle Città Intelligenti organizzato il 17 e 18 settembre prossimo

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