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In un mondo che viene da decenni di globalizzazione, le catene di approvvigionamento rivestono un ruolo critico per lo sviluppo di nuove tecnologie ma, al contempo, possono rappresentare una vulnerabilità nei confronti dei principali competitor. Tale duplice natura qualifica la sostenibilità economica delle supply chain come una questione di sicurezza nazionale. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti ha pubblicato la strategia di investimento dell’Office of strategic capital (Osc) per l’anno fiscale 2025, nel quale il Pentagono delinea i principali settori industriali e tecnologici rilevanti ai fini della sicurezza nazionale. Obiettivo del documento è definire i settori maggiormente rilevanti su cui convogliare gli investimenti privati tramite il supporto del bilancio federale nei prossimi anni per garantire la sicurezza delle supply chain critiche e mantenere il vantaggio tecnologico degli Stati Uniti e dei loro alleati.

Cos’è l’Office of strategic capital

L’Office of strategic capital nasce sul finire del 2021 su iniziativa del segretario alla Difesa statunitense, Lloyd Austin, per dotare il governo federale di uno strumento che permetta di indirizzare gli investimenti dei privati verso settori ritenuti cruciali per la sicurezza nazionale, in particolare sul fronte delle nuove tecnologie. L’idea alla base è semplice: investire oculatamente oggi per raccogliere i frutti domani. L’Osc non finanzia direttamente, ma offre prestiti, assistenza e garanzie a soggetti le cui attività e i cui prodotti sono ritenuti strategici per il mantenimento della superiorità tecnologica degli Usa. L’iniziativa nasce per razionalizzare gli investimenti e proteggere le supply chain dalle azioni malevole che i competitor potrebbero impiegare per colpire indirettamente gli Stati Uniti. Dopo un finanziamento iniziale modesto, nel 2024 l’Osc si è visto assegnare 984 milioni di dollari per le sue attività e ha creato nuove autorità responsabili delle linee di credito.

La strategia di investimento per il 2025

L’Investment strategy (Is) rilasciata dal Pentagono non include capitoli di spesa predefiniti, dal momento che l’Osc non è un organo di programmazione economica, ma più il mezzo tramite il quale il governo statunitense indirizza e tutela i settori strategici. Pertanto, il documento delinea le priorità attuali: definire i settori critici, mapparne le supply chain, individuarne i possibili colli di bottiglia e definire le linee di azione per i prossimi anni. L’Is definisce l’autorità dell’Osc su 31 categorie tecnologiche, a loro volta distribuite su 15 segmenti industriali. La classificazione comprende, tra gli altri, processi industriali innovativi, sistemi robotizzati autonomi, nanotecnologie, elettronica e componentistica, batterie a ioni di litio e veicoli spaziali. A causa della diversificazione economica, questi segmenti coinvolgono migliaia di imprese e soggetti provenienti da tutto il mondo, esponendo gli Stati Uniti nei confronti di quegli attori che giocano un ruolo chiave, soprattutto nel campo dei materiali critici. In particolare, le supply chain di questi settori possono presentare dei chokepoint intermedi, la cui interdizione risulterebbe dannosa. Prendendo ad esempio il settore minerario, la raffinazione è il processo intermedio tra l’estrazione dei materiali grezzi e il consumo da parte di imprese e cittadini. Trattandosi di un settore specializzato, le poche imprese attive nel campo della raffinazione potrebbero, di fatto, “strozzare” la catena di approvvigionamento e causare effetti a cascata su tutti i settori coinvolti. Pertanto, si ritiene che gli investimenti su questi segmenti industriali avranno un impatto diretto sulla sicurezza nazionale e l’Is fornisce una previsione temporale articolata su obiettivi di breve, medio e lungo termine. Nel breve termine (0-3 anni) l’obiettivo è quello di mappare e mettere in sicurezza i network economici che compongono le supply chain, nel medio termine (2-7 anni) seguirà il rafforzamento di industrie chiave che, nel lungo termine (5-15+ anni), garantiranno il vantaggio competitivo sulle tecnologie critiche per la sicurezza nazionale. Tramite questa dichiarazione di intenti, l’Osc mette a sistema le priorità e segnala agli stessi investitori la propria presenza. Il coinvolgimento di soggetti interessati avverrà dunque sia tramite contatto diretto da parte dell’ente sia tramite la possibilità di candidarsi per ricevere il supporto dell’Osc. 

Una mossa per contrastare la Cina

Sotto le attività dell’Osc si cela la strategia degli Usa per contrastare i principali competitor nella gara per la supremazia tecnologica. Benché raramente citata nel documento, la Cina è, nei fatti, il bersaglio indiretto di questa azione. Gli Stati Uniti guardano con attenzione agli sviluppi tecnologici di Pechino e temono un’eccessiva esposizione nei confronti delle aziende cinesi, specialmente nel campo dello sviluppo di nuove tecnologie. Indubbiamente la mossa trae beneficio dalla lezione appresa dal caso dell’industria tedesca, la quale sconta un alto grado di esposizione nei confronti delle forniture cinesi, soprattutto in ambito energetico. Per contrastare i numeri dell’economia cinese, Washington intende rimanere il fulcro dello sviluppo tecnologico globale ma per farlo ha bisogno di mettere in sicurezza i presupposti materiali della propria superiorità tecnica e indirizzare il mercato verso settori mirati. La formula dei prestiti garantiti dallo Stato permette dunque al governo federale di indirizzare gli investimenti senza forzare il sistema economico e puntando a uno sviluppo armonioso e proficuo dei settori interessati. Si tratta, fondamentalmente, di un piano di programmazione economica flessibile e coerente con il liberalismo di mercato contrapposto alla rigida pianificazione economica dei sistemi che il documento definisce, senza fare nomi, i “sistemi autocratici”. Finora, questo approccio è stato largamente usato negli Usa nei riguardi dell’industria della Difesa, ma raramente aveva lambito settori così ampi nei confronti del sistema economico complessivo e segnala ulteriormente l’importanza capitale rivestita dalle nuove tecnologie nella competizione strategica con Pechino.

Così gli Stati Uniti puntano a mantenere la superiorità tecnologica nei confronti della Cina

Nel ventunesimo secolo, la lotta per l’egemonia si combatte a colpi di tecnologia. Chip, nanotecnologie, intelligenza artificiale e veicoli spaziali sono solo alcuni dei settori su cui gli Stati Uniti intendono puntare per rendersi meno dipendenti dalla Cina. Per farlo, il Pentagono ha rilasciato la nuova strategia dell’Ufficio per gli investimenti strategici, che fungerà da catalizzatore di investimenti pubblici e privati nel settore per gli anni a venire

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