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Il 23 maggio inizia a San Pietroburgo il Forum economico, acronimo Spief, chiamato dagli addetti ai lavori “la Davos russa”. Incontri, dibattiti, panel, seminari, in mezzo la diplomazia che conta: per dirne una, Emmanuel Macron vedrà Vladimir Putin, ospite della manifestazione nel suo feudo politico, per uno dei contatti profondi tra Europa e Russia di queste settimane.

O ancora: il ministro dell’Energia russo, Alexander Novak, fresco di prolungamento di nomina al Cremlino nell’esecutivo del non-cambiamento approvato la scorsa settimana, incontrerà il collega saudita Khalid al Falhi (i due sono stati protagonisti di un deal tra produttori Opec e non Opec, e ora tratteranno insieme come affrontare la ricaduta dell’uscita trumpiana da un altro deal, quello atomico con l’Iran, sul futuro del greggio).

Tra i protagonisti star dell’economia mondiale, dei settori produttivi, commerciali, bancari, investitori: 40 numeri uno di fondi di investimento da venti paesi diversi che muovono una gestione di patrimonio complessivo superiore ai 13,5 mila miliardi di dollari, insieme a personaggi discussi come Margarita Simonyan, moderatrice di diversi panel dall’alto del ruolo di direttrice di RT, ossia Russia Today, media che diffonde in diverse lingue la propaganda del Cremlino, senza badare troppo ad alterare l’informazione a proprio interesse.

E non sono già mancati i colpi di scena: gli organizzatori russi raccontano l’edizione di quest’anno come quella dell’inizio di una possibile inversione di tendenza nei rapporti tra Russia e Occidente, ma si sono visti crollare uno dei pilastri di questa narrazione. Washington ha fatto già sapere che l’ambasciatore americano, John Huntsman, non parteciperà al panel a cui era stato invitato.

Sarà presente, “incontrerà persone”, ha spiegato in un video pubblicato dall’account Twitter dall’ambasciata seguendo l’incoraggiamento ricevuto dall’amministrazione Trump (fatto nuovo, questo sì: è dall’annessione della Crimea che allo Spief gli americani ufficialmente mancavano), ma Washington intende mantenere una linea severa e il suo inviato non siederà fianco a fianco con Viktor Vekselberg, oligarca putiniano finito nel giro di sanzioni con cui il Tesoro statunitense sta provando ad allontanare l’élite da Putin (e pure in un’orbita collegata ai rapporti di Donald Trump con la Russia).

Diversi gli italiani – due soli tra i politici, però, il sindaco di Genova Marco Bucci e la collega di Torino, la grillina pragmantica Chiara Appendino. Da Torino anche il Coro del Teatro Regio che si esibirà in concerto con l’orchestra sinfonica Mariinskij, e dal capoluogo piemontese viene anche lo chef Matteo Baronetto, del ristorante“Del Cambio”, fortemente voluto ai fornelli del “La stella d’Italia”, vip lounge per congressisti organizzata dall’associazione Conoscere Eurasia di Verona.

Il think tank non-profit di cui Antonio Fallico è presidente guida la delegazione tricolore. Fallico, il presidente di Banca Intesa Russia, è l’uomo che incarna la mission dell’associazione e il ruolo che prende al forum la partecipazione italiana: accelerare la cooperazione nei settori attualmente più strategici per la domanda russa e per la ripresa di “un’economia della fiducia” tra i due Paesi.

Tra i nomi italiani: Giovanni Campice, azionista di maggioranza di Shareholder Tomorrow Technology; Antonio Cianci, ceo di AM Technology e presidente di Air Quality Alliance; Francesco Profumo, presidente della Compagnia di San Paolo e presidente della Fondazione Bruno Kessler; Pasquale Terracciano, ambasciatore d’Italia nella Federazione Russa; Emanuele Zilio, responsabile commerciale di For Rec. Tutti coinvolti in un delle due sessioni Made in Italy che si terranno al forum (questa moderata da Giovanni Mori, senior transformation manager Corporate & Investment Banking division di Intesa Sanpaolo).

L’altro panel italiano, una tavola rotonda “Italia-Russia”, vede protagonisti Marco Alverà, ceo di Snam Spa (che sarà protagonista anche di un altro importante panel insieme al ceo di Gazprom, Alexei Miller); Paolo Clerici, presidente del cda e ceo di Coeclerici; Alessandro Decio, ceo e general manager di Sace; Fabrizio Di Amato, presidente di Maire Tecnimont; Philippe Donnet, ceo e managing director di Assicurazioni Generali; Marco Tronchetti Provera, ceo e vice presidente di Pirelli & C SpA; oltre ai già i già citati Alverà, Fallico e Terracciano. Con loro, Pavel Fedorov, primo vice presidente di Rosneft, colosso petrolifero statale russo.

Francesco Starace, ceo di Enel Spa, parteciperà invece a un dibattito sulla digitalizzazione dei sistemi energetici moderato da Christophe Frei, segretario generale della World Energy Foundation.

“Dialogo, diplomazia del business, delle regioni e comunità civili saranno ancora una volta gli archetipi della partecipazione italiana, guidata dalla nostra fondazione, a un Forum che sempre di più rappresenta l’hub strategico della nostra internazionalizzazione verso una domanda asiatica estremamente ricettiva del prodotto-Italia”, ha spiegato alla stampa Fallico.

Alverà, Starace e Tronchetti: ecco gli italiani attesi alla Davos russa di San Pietroburgo

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