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Matteo Salvini e Luigi Di Maio sono avvisati, su Alitalia bisogna fare in fretta perché “il tempo è come il carburante: si consuma”, per dirla con le parole di Luigi Gubitosi, commissario Alitalia, ascoltato questa mattina al Senato insieme a Enrico Laghi e Stefano Paleari, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sullo stato di salute della compagnia (qui l’anticipazione di Formiche.net). Come noto la cessione della compagnia è slittata a fine anno ma con il governo giallo-verde le cose potrebbero cambiare.

Di Maio e Salvini lo hanno messo nero su bianco nel contratto appena siglato: “Con riferimento ad Alitalia siamo convinti che questa non vada semplicemente salvata in un’ottica di mera sopravvivenza economica bensì rilanciata, nell’ambito di un piano strategico nazionale dei trasporti che non può prescindere dalla presenza di un vettore nazionale competitivo”. Tradotto, stop alla vendita e pronto intervento dello Stato. Il che però pone degli interrogativi. Del tipo, gli italiani come prenderanno l’ennesimo salvataggio per mano pubblica (dopo quello, poi rivelatosi disastroso, del 2008) di una compagnia che, per ammissione degli stessi commissari non sta in piedi da sola?

Di qui l’accorato appello di Gubitosi: “Qualunque cosa vorrà fare il nuovo governo che la faccia presto, perché il tempo è come il carburante si consuma”. Insomma, decidere intanto se vendere o meno l’ex compagnia. I numeri sono tutti contro il vettore tricolore che continua inesorabilmente a spendere più soldi di quello che incassa.

L’Ebitda, il margine operativo lordo, nel primo trimestre 2018 si è attestato a -117 milioni rispetto a -228 milioni dello stesso periodo 2017. Questo significa che la compagnia continua a non generare reddito. Il dato delle perdite operative è depurato, hanno spiegato, dei ricavi e costi non ricorrenti. Nelle stesse slide viene riportato che i ricavi totali sono in crescita di oltre il 4% di cui i ricavi passeggeri +6%, passando da 572 milioni del primo trimestre 2017 a 597 milioni dello stesso periodo di quest’anno.

Per quanto riguarda il confronto dei periodi maggio-dicembre 2017 rispetto al 2016, c’è stata una “tenuta dei ricavi nonostante le forti turbolenze” e l’Ebitda è invece migliorato a -24 milioni rispetto ai -190 milioni per lo stesso periodo del 2016. È chiaro tuttavia che la compagnia ha poche speranze di sopravvivere da sola.

Quanto alla cassa di cui dispone Alitalia ad aprile 2018 è di 759 milioni rispetto agli 83 milioni di maggio 2017 dal momento che dall’avvio della gestione commissariale, maggio 2017, Alitalia ha ricevuto un prestito ponte complessivo di 900 milioni. Ma forse, il commento finale di Gubitosi, dice più di ogni altra cosa sugli sforzi immani dei commissari. “Per fare una liquidazione ci vuole molto poco, ma noi stiamo cercando di mantenere la compagnia in continuità, non in liquidazione. È più difficile”.

Alitalia, l'sos dei commissari e lo stop di Salvini e Di Maio alla vendita

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