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In questi giorni caldi di spread in crescita e durissimi scontri sull’asse Roma-Bruxelles è il partito di Matteo Salvini, e di Giancarlo Giorgetti, a suscitare le maggiori aspettative da parte degli industriali. Preoccupatissimi che con questa manovra l’Italia possa fermarsi – o ingranare, addirittura, la retromarcia – e decisi per questo a trovare nella maggioranza di governo un solido punto di riferimento con cui dialogare. Che lo stesso presidente di Confindustria Vincenzo Boccia ha individuato nella Lega, con la dichiarazione di qualche giorno fa che ha creato, però, non poche polemiche. Un sentimento contraccambiato dall’ormai ex Carroccio per ragioni storiche – la sua tradizionale base elettorale è pur sempre rappresentata dai ceti produttivi del Nord Italia – e di opportunità politica: chiaro che la freddezza degli industriali verso i Cinquestelle imponga alla Lega di presidiare il campo e prestare massima attenzione alle rivendicazioni e alle richieste che arrivano da quella parte del Paese. “Gli imprenditori sono la linfa vitale di questo Paese: in noi troveranno sempre un convinto alleato”, ha affermato non a caso il deputato leghista, originario della Brianza, Massimiliano Capitanio, che in questa conversazione con Formiche.net ha parlato anche della manovra e delle elezioni europee in programma il prossimo maggio.

Capitanio, il mondo dell’industria continua a nutrire forti perplessità sulle ricette economiche del governo e a confidare, allo stesso tempo, nella Lega. Cosa farete?

Gli industriali sanno come e quanto la Lega lavora per sostenere il tessuto produttivo italiano. Lo abbiamo dimostrato in tutti questi anni. Non si deve ridurre tutto a una questione di decimali ma entrare nel merito di cosa il governo intende fare in una logica di medio-lungo termine.

Però, come dicevamo, alcune scelte vengono apertamente contestate. Anche dai mercati…

Le azioni previste sono in linea con quanto stabilito dal contratto governo, che, come noto, è la sintesi di percorsi sicuramente non omogenei. Noi rivendichiamo le nostre misure sulle pensioni e sulla flat tax e il MoVimento 5 Stelle giustamente insiste sul reddito di cittadinanza. Credo che, se attuate con intelligenza e controllo, queste misure possano coesistere e produrre importanti risultati.

Quindi sì senza se e senza ma anche al reddito di cittadinanza?

Certamente non è una nostra battaglia, ma ritengo che se controllato e applicato in modo corretto possa rappresentare uno strumento utile. Noi da parte nostra vigileremo affinché non si sostanzi in una misura di puro assistenzialismo.

E alle imprese, per tranquillizzarle, cosa si sente di dire?

Che la Lega ha sempre dato loro risposte all’altezza della situazione in Lombardia e Veneto, le regioni che rappresentano le locomotive d’Italia. Gli imprenditori sanno che vogliamo sostenere lo sviluppo, investire in ricerca e puntare su industria 4.0. Noi nasciamo politicamente nelle aziende, nelle piccole e medie imprese dialoghiamo con quelle più grandi: conosciamo il linguaggio e le esigenze degli industriali.

Però intanto i mercati ballano e lo spread sale. Siete preoccupati?

La reazione dei mercati e dell’Europa era purtroppo prevedibile. Il giochetto dello spread lo avevamo già subito anche nella fase della formazione del governo. Lo spread alto, però, non può essere un’arma ricattatoria per mettere il bavaglio a riforme ponderate e votate dalla sovranità nazionale. E che comunque hanno una loro fondatezza, con l’obiettivo di mettere i cittadini e le imprese nelle condizioni di camminare con le loro gambe.

Ma pensa che la situazione tornerà a un livello fisiologico oppure teme che questa tensione sui mercati possa durare ancora?

Vorrei essere cautamente ottimista sul fatto che lo spread possa tornare a breve sui suoi soliti livelli. Anche perché il trucchetto non fa bene neppure a coloro che lo utilizzano.

Perché trucchetto? Pensa che via sia una sorta di complotto dello spread?

Non credo affatto ci sia un complotto, però noto una natura un po’ troppo altalenante dello spread. Non vorrei che qualcuno si fosse messo in testa di bloccare le nostre riforme: tanto non ci riuscirà comunque.

E intanto sullo sfondo già si intravedono le elezioni europee che potrebbero riscrivere la geografia politica del Vecchio Continente. Vi state già organizzando?

La Lega sta cercando di esprimere le migliori candidature perché, se le previsioni dei sondaggi saranno confermate, per la prima volta della storia saremo determinanti per gli equilibri del Parlamento europeo. Di sicuro dialogheremo con altre forze politiche che, come noi, non sono anti-europeiste bensì a favore di un’Europa diversa, dei popoli. E poi puntiamo sicuramente a potenziare la comunicazione sui mezzi di informazione internazionali: troppo spesso diffondono un’immagine assolutamente distorta del nostro partito.

Alleati con i cinquestelle al governo e nella polemica politica contro Bruxelles ma in competizione alle prossime elezioni europee? Come si gestisce una situazione del genere?

Al governo siamo riusciti a trovare una sintesi di piena sostenibilità delle nostre rispettive posizioni ma questo non ci ha creato imbarazzi nell’andare al voto per le regionali o le amministrative con schieramenti diversi. Non credo che il percorso europeo – che comunque ci vede vicini in tante battaglie – creerà problematiche a livello governativo.

E da brianzolo, invece, come valuta la svolta nazionale – e nazionalista – della Lega?

Ho partecipato alla mia prima Pontida quando ero al liceo, partendo dalla Brianza in bicicletta. Posso garantire che, nonostante quanto dicano alcuni, le posizioni di fondo della Lega sono sempre le stesse, seppur declinate in modo parzialmente diverso: il verbo autonomista e identitario non è mai cambiato. Il soffocamento da parte di questa Europa ha aiutato anche il Centro e il Sud a capire che c’è necessità di ripartire dai territori e di rivendicare maggiore autonomia anche a livello europeo. Ma senza dimenticare il quadro nazionale: questo è pur sempre il governo che sta portando avanti senza tentennamenti il processo di autonomia di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna.

Quindi l’autonomia è un tema che resta?

Non solo rimane, ma è una priorità, come ha ribadito lo stesso Matteo Salvini in più di un’occasione. Finalmente ci sono le condizioni perché sulla questione dell’autonomia vi sia condivisione in tutta Italia e non più solo nel Nord del Paese.

Immagino, però, a condizione che si tratti di regioni efficienti. Una circostanza non così diffusa al Centro e al Sud…

Ma se vogliamo essere il governo del cambiamento, è ovvio che la sfida sia di rendere efficiente ciò che oggi non lo è.

Il dialogo tra Confindustria e Lega al tempo del governo gialloverde (e dello spread in crescita)

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