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“È triste dirlo, ma sono le organizzazioni per i diritti umani, prime fra tutte quelle dell’Onu, dall’Assemblea Generale alla Commissione per i Diritti Umani, e poi a ruota l’Unione Europea in cui la condanna incessante è il leit motiv, che definiscono un antisemitismo di tipo nuovo in cui in diritti umani sono usati come maschere per nascondere un comportamento discriminante nei confronti di Israele e degli ebrei”. A scrivere questo atto d’accusa è Fiamma Nirenstein, giornalista, scrittrice e, tra l’altro, Senior researcher presso il think tank israeliano Jerusalem Center for Public Affairs (Jcpa), nel dossier “L’antisemitismo nell’Europa contemporanea” del Centro Studi Machiavelli. “Io provo sconcerto nei confronti di questa Europa piena di odio e antagonismo nei confronti di Israele” – dice Fiamma Nirenstein a Formiche.net – “L’Ue ha mille ragioni per essere amica di Israele: abbiamo la stessa cultura, è l’unico Paese democratico del Medio Oriente, combatte il terrorismo anche sul suolo europeo, ha appena sventato un attacco terroristico a Parigi. Quella dell’Europa mi sembra un’autentica persecuzione motivata da ragioni ideologiche che affondano le radici nella conclusione della seconda guerra mondiale e nella difficoltà a rapportarsi con tutto ciò che somiglia a uno Stato nazionale e all’idea di doversi difendere militarmente per restare in vita”.

Il report, presentato a Palazzo Montecitorio alla presenza dell’ambasciatore Giulio Terzi di Sant’Agata, del giornalista Carlo Panella e del sottosegretario agli Esteri Gugliemo Picchi, sostiene che la nuova destra “populista” che sta raccogliendo successi in tutta Europa, dall’Ungheria all’Austria all’Italia, sarebbe riuscita ad emarginare le frange antisemite, al contrario da quanto successo a sinistra, dove, attraverso l’israelofobia, si starebbero aprendo spazi sempre più preoccupanti all’odio contro l’ebreo in quanto tale. Inoltre, Nirestein afferma: “L’esempio che collega più palesemente il nuovo antisemitismo con il terrorismo riguarda un leader occidentale importante della sinistra, Jeremy Corbyn, segretario del Partito Laburista inglese” – scrive l’autrice – “varie foto scattate in Tunisia nell’ottobre del 2014 lo mostravano mentre deponeva una corona sulla tomba dei massacratori palestinesi degli atleti israeliani di Monaco. Vicino a Corbyn figurava, fotografata, Fatima Bernawi che tentò di far saltare per aria il cinema Sion a Gerusalemme nell’Ottobre del ’67. Corbyn ha orgogliosamente, in altre circostanze, chiamato fratelli gli uomini di Hamas, e ha incoronato la sua carriera pubblica di antisemita sostenendo dopo un viaggio a Gaza di aver visto lo stesso tipo di distruzione che i nazisti avevano portato a Stalingrado. Altre volte, ha partecipato a convegni negazionisti della Shoah”, ha aggiunto.

I partiti “sovranisti” europei sarebbero stati più capaci di rendere marginali e a contrastare quelle sacche minoritarie infettate dall’antisemitismo. “Anche a destra ci sono movimenti antisemiti contro i quali ci vuole il massimo della repressione e della severità. Io quando ero nel Consiglio d’Europa ho fatto votare per buttare fuori Jobbik (partito conservatore d’estrema destra ungherese). Ho anche manifestato contro Jobbik in Ungheria” – continua la giornalista parlando con Formiche. net – “Ma i Paesi nei quali operano questi piccoli partiti non hanno caratteristiche tali da destare preoccupazioni. Fa preoccupare molto di più il partito laburista inglese di Corbyn che accusa Israele di essere genocida, di comportarsi a Gaza come i nazisti, di avere occupato terre altrui e di essere colonialista. Non ho mai sentito questi discorsi fatti dai partiti di destra europei. Mentre questi sono slogan che passano sotto traccia in tutto ciò che ha rapporti istituzionali con l’Europa e con l’Onu. Alle Nazioni Unite c’è una maggioranza formata da Paesi Islamici e da Paesi terzi che mette Israele fuori legge e in minoranza in continuazione. Paesi che fanno vivere le donne in uno stato di oggettiva minorità si sono permessi di accusare Israele di violare i diritti delle donne. Pazzia”.

L’Italia si trova ad affrontare la questione dell’antisemitismo dal punto di vista interno ed esterno. Un’Italia più prossima alla Russia, vicina all’Iran tutt’altro che benevolo nei confronti di Israele, è ormai un dato di fatto. “Onestamente oggi non credo che Putin sia molto promettente” – aggiunge la scrittrice a Formiche.net – “Io vedo molto bene un’Italia vicina agli Stati Uniti. Poi certo mi sembra logico che possa essere utile e necessario parlare anche con la Russia ma non vedo nessuna motivazione per una maggiore vicinanza a Putin che non agli Usa. La strada delle democrazie va preferita sempre”.

Carlo Panella, nel corso del suo intervento, sottolinea come i massicci flussi migratori, provenienti da Paesi di religione islamica, stanno facendo sorgere un nuovo soggetto di Islam europeo. “Stiamo assistendo alla nascita attraverso l’immigrazione, anche per conseguenza del colonialismo in Francia e Inghilterra e del mercato del lavoro in Germania e in Italia, di un Islam in Europa” – dice Panella dal palco – “Questo Islam, focalizzato sulla questione israelo-palestinese è un Islam che porta al suo interno un forte elemento di antisemitismo di matrice religiosa e sta contagiando parte della sinistra progressista che non a caso continua ad avere e a portare dentro di sé quell’esperienza e quell’odio antisemita. Come si costruirà l’Islam in Italia è un tema di schiacciante attualità”. A questa questione ci risponde l’autrice. “L’Italia deve favorire la costituzione di un Islam integrato nel tessuto italiano e per questo deve far rispettare le regole: non deve permettere la poligamia, la reclusione delle donne, l’escissione o il delitto d’onore. Dopo di che l’Italia deve contrastare l’antisemitismo e i sentimenti anti cristiani”

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La piaga dell’antisemitismo in Europa. Il report e l’analisi di Fiamma Nirenstein

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