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Sarà un aprile movimentato e i colpi di scena non sono esclusi ma una cosa è sicura: né Luigi Di Maio né Matteo Salvini andranno a prendere il posto di Paolo Gentiloni a Palazzo Chigi. Mauro Suttora, giornalista e scrittore, ex militante Cinquestelle, fa qualche previsione ed esprime un auspicio: “Il capo dello Stato Sergio Mattarella di certo saprà trovare un nome da spendere per la presidenza del Consiglio e mi auguro che gli altri partiti riusciranno a stringere un cordone sanitario contro M5S e Lega altrimenti – spiega a Formiche.net – succederà come con Yanis Varoufakis in Grecia: è durato al governo un anno poi il reality check lo ha costretto ad andarsene ed è rimasto solo Alexis Tsipras”. Lo stesso accadrebbe con queste due realtà politiche: “È evidente che le contraddizioni verrebbero fuori. Sia la Flat tax sia il reddito di cittadinanza sono due misure improponibili”. E l’apertura di Salvini che ha detto “ok al reddito di cittadinanza se fa ripartire il lavoro”? “Qualsiasi compromesso si può trovare, certo; del resto in questo Lega e Cinquestelle sono simili: fanno promesse mirabolanti”.

Secondo Suttora “se fossimo un Paese normale, come è accaduto in Francia e in Germania, si farebbero alleanze per isolare gli estremisti perché il vero fascismo del 2000 è quello tecnologico, non è rappresentato da Casapound o da Fratelli d’Italia”. All’orizzonte ci sarebbero insomma “grandi evoluzioni” e non è detto che “non possa rientrare in gioco anche il Pd se Salvini riuscirà a tenere insieme il centrodestra” come ieri ha ribadito di voler fare. L’esperto M5S esclude che possa reggere un esecutivo targato Lega-Cinquestelle: “In tal caso il governo dovrebbe sempre avere degli appoggi esterni, magari da parte dei forzisti. E comunque al leader del Carroccio non conviene rompere con Berlusconi e Meloni: meglio per lui essere a capo di una coalizione che ha preso il 37% dei voti altrimenti rischia di soccombere sotto i colpi dei grillini”.

Pure nel mondo pentastellato c’è molto che ribolle dopo la prova di forza del 4 marzo scorso. “Tra i movimentisti parecchi stanno aspettando che Di Maio perda potere, la scorsa estate me l’ha detto esplicitamente un big del gruppo: ‘Lascialo andare, che si bruci da solo’. Lo stesso Di Maio, eletto capo assoluto del M5S a ottobre scorso, ne è consapevole e vuole fare il presidente del Consiglio (ieri il botta e risposta tra il suo fedelissimo Alfonso Bonafede, che ha detto ‘Di Maio premier o niente’, e Salvini che ha respinto il pressing, ndr) perché ha paura dei nemici interni. Del resto – sostiene Suttora – Di Maio ha completamente perso il senso della realtà” e non è neppure aiutato dal suo “cerchietto magico, peggiore di quello renziano”. Fra tutti spicca il suo Richelieu Vincenzo Spadafora, neoeletto deputato per il Movimento, “un democristiano fatto e finito”, ex garante per l’Infanzia che due anni fa è divenuto responsabile delle relazioni istituzionali di Di Maio. “Perfetto democristiano” è comunque anche il candidato premier del primo partito italiano: “Ciriaco De Mita sarebbe impazzito per lui – afferma il giornalista – e anche a Silvio Berlusconi piace moltissimo, tecnicamente è perfetto e senza i grillini continuerà a far politica”. Nel frattempo – mentre “gli ortodossi M5S non aspettano altro che Di Maio vada a vanti e si bruci” – Beppe Grillo “si gode il trionfo” e Davide Casaleggio “continua a fare il capo”. Al momento il “vero potere” del Movimento Cinquestelle non è in Parlamento ma nella Fondazione Rousseau e nella Fondazione Gianroberto Casaleggio, che il 7 aprile ad Ivrea organizza il suo secondo convegno.

Intanto però il Movimento ha piazzato un suo esponente come terza carica dello Stato. Cosa farà Roberto Fico a Montecitorio? “Ora la parola d’ordine tra i deputati e i senatori M5S è ‘abolire i vitalizi’, che sono stati già aboliti nel 2011 da Monti. E nessuno li contraddice. Anche come presidente della Camera Fico farà propaganda ovvero ciò che fa fare la Casaleggio”. Suttora non pare affatto convinto delle capacità dell’ex presidente della Commissione di Vigilanza. “Non riesce a non dire bugie, a cominciare dal master che dice di aver fatto quando in realtà era un corso per disoccupati. Ricordo che nel 2012, alle primarie interne, vigeva la regola che ci si dovesse candidare nel collegio in cui si aveva la residenza. Fico si candidò a Napoli pur risiedendo a S. Felice Circeo (Lt). Lì c’erano i primi prodromi di espulsione”.

Guardando al futuro, come potremmo concludere? “Partendo dal preambolo: tutto questo mi sembra un sogno, un Truman Show e mi fanno impressione quelli che disquisiscono e fanno analisi a ogni battuta di Grillo. Il Paese non potrà essere governato dai Cinquestelle, vorrei vederli alla prova ai primi problemi. Penso ad esempio all’espulsione dei diplomatici russi decisa due giorni fa. Di Maio – guarda caso – ha evitato di commentare”.

Le spine di Di Maio vengono dal Movimento. Parola di ex grillino

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