Skip to main content

Il problema vero delle politiche di accoglienza sta nel principio di maggioranza. Il nodo è tutto lì. Sino a che punto è dato riconoscere, come vorrebbero alcuni esponenti dei partiti e della società civile, diritti politici ai migranti extracomunitari quando la nostra democrazia si fonda sulla volontà della maggioranza? È evidente, infatti, che dopo la prima fase di sostegno materiale a coloro che fuggono da fame e persecuzioni c’è quella del loro inserimento nella società civile che, a sua volta, apre al riconoscimento dei diritti politici. Non a caso, sul  finire della scorsa legislatura, diversi rappresentanti dei partiti di governo hanno cercato di approvare la legge per attribuire la cittadinanza ai  figli degli immigrati nati in Italia. È facile scommettere che la questione si riproporrà nella nuova legislatura.

Il nostro sistema democratico si basa sul principio di maggioranza. L’Italia invecchia e i migranti, che provengono dall’Africa e dall’oriente, aumentano. In un futuro non lontano, il loro voto potrebbe risultare determinante per eleggere parlamentari o amministratori locali. Diversamente però da quanto accadde con gli europei che migrarono nelle Americhe, non tutti, anzi, non molti dei profughi che si stabiliscono sul suolo italiano si riconoscono nei princìpi e valori dell’occidente. Perché questo avvenga ci vorrà del tempo e non è detto che si verifichi.

Nel 2015, il romanzo fantapolitico Sottomissione di Michel Houllebecq ha immaginato l’ascesa al potere in Francia, con la vittoria delle elezioni presidenziali, di un partito islamico moderato grazie al sostegno di quello socialista (per opporsi a Marine Le Pen). Uno scenario non più impensabile se si tiene presente che, in Francia, sono almeno due le elezioni presidenziali (Chirac e Macron) nelle quali la sinistra e la destra sono state costrette a schierarsi insieme per battere il Front national. Sempre Sottomissione ha reso evidente come il principio di maggioranza – diversamente da quanto si è soliti professare– non possa essere considerato lo strumento per far emergere la volontà (positiva) della maggioranza degli elettori che condividono una determinata concezione della vita. Nella società liquida è altamente probabile che dia espressione alla volontà (negativa) di coloro che si oppongono a un determinato candidato, che, pur di non farlo prevalere, accettano di eleggere l’avversario “turandosi il naso” (l’espressione montanelliana, purtroppo, mantiene ancora tutta la sua attualità).

Cosa accadrà, allora, quando ai migranti, che giungono in Italia non per scelta vocazionale ma perché fuggono dalle loro terre martoriate, sarà dato il diritto di voto? Sia chiaro, qui non è in discussione il principio che, sussistendo i requisiti formali che si andranno a stabilire, i profughi (integrati) debbano avere il diritto di voto, ma piuttosto il fatto che la libertà di voto, quella di opinione e di religione, su cui si basa la società occidentale, non sono in grado di garantire che le elezioni esprimano un governo che preservi dette libertà, come da tempo ha denunciato Ernst-Wolfgang Bockenforde.

Naturalmente, tale constatazione non vale solo per i migranti, ma per qualunque altro movimento, civile e politico, che non si riconosce nei principi della democrazia occidentale. Ma per i migranti la questione si fa più problematica, perché attualmente non hanno il diritto di voto. E, dunque, quando si ragiona sui requisiti per riconoscerlo, non può essere ignorata ma, anzi, dovrebbe essere posta al centro della riflessione. Diritto di voto verso libertà di opinione. Un dilemma che scuote la coscienza. La soluzione è da ricercare senza pregiudiziali prese di posizione, forse proprio rafforzando, a livello costituzionale, il principio di maggioranza quantomeno sulle cosiddette decisioni di sistema al  fine di evitare che possano essere assunte da politici non adeguatamente rappresentativi della civiltà italiana. In ogni caso, l’unico errore da scongiurare è quello di far  finta che il problema non sussista.

governo

Migranti e principio di maggioranza secondo Antonio Maria Leozappa

Di Antonio Maria Leozappa

Il problema vero delle politiche di accoglienza sta nel principio di maggioranza. Il nodo è tutto lì. Sino a che punto è dato riconoscere, come vorrebbero alcuni esponenti dei partiti e della società civile, diritti politici ai migranti extracomunitari quando la nostra democrazia si fonda sulla volontà della maggioranza? È evidente, infatti, che dopo la prima fase di sostegno materiale…

pubblica

Non solo Cambridge Analytica. La cyber security tra intelligence e fake news

La cosiddetta “minaccia ibrida” è sempre più al centro delle preoccupazioni dei nostri servizi di sicurezza. Se nella Relazione 2016 “la variabile cibernetica” come strumento di offesa incominciava a delinearsi tramite “azioni informali, discontinue, apparentemente occasionali”, sovente inserite in vere e proprie campagne di guerra asimmetrica con attacchi seriali e tattiche operative tali da rendere difficile risalire agli aggressori (Premessa,…

Perché Putin alle urne cerca il consenso, non la vittoria (scontata)

Il 18 marzo del 2014 la Russia ha proclamato ufficialmente l’annessione della Crimea, a distanza di quattro anni la Russia va al voto per eleggere il presidente che guiderà il paese per i prossimi sei anni. Protagonista indiscusso di queste date è Vladimir Putin: fu lui a mettere il punto formale sulla vicenda crimeana — l‘azione politico-geografica più aggressiva vista in Europa dopo…

Quale risposta al nazionalismo di Putin. L’analisi dell’ambasciatore Armellini

E se cominciassimo dalla “fine della storia? Con la caduta del Muro di Berlino e il crollo dell’impero sovietico era sembrato potesse aprirsi l’era della vittoria definitiva delle democrazie liberali. Alla nuova Russia sarebbe toccato un ruolo di importante attore nel coro, impegnata com’era a trasformare la propria economia secondo le regole del mercato e a sostituire ai vecchi canoni ideologico-politici della…

Putin, Tajani

Putin e la Russia, la costruzione di un’identità unica

Di Nona Mikhelidze

Nel corso dei decenni, la ricerca sul comportamento dello Stato in politica estera si è ampiamente concentrata sulle capacità materiali piuttosto che su fattori ideologici o sui legami con la storia e il mito politico. La difficoltà nello spiegare la formazione del processo decisionale ha motivato alcuni studiosi a riscoprire il ruolo che idee e credenze svolgono nel policy making, suggerendo…

asse iran intelligence russia, mueller,

Le incognite del rapporto tra Nato e Russia

Di Roberto Zadra

L’ordine di sicurezza europea instauratosi dopo la fine della Guerra Fredda è stato messo in difficoltà nel 2014 in seguito all’aggressione russa contro l’Ucraina. La Nato ha reagito con fermezza, condannando l’annessione russa della Crimea Roberto Zadra, che dirige la sezione difesa aerea e missilistica integrata della Nato, Come si svilupperanno i rapporti fra la Nato e la Russia dopo le elezioni presidenziali del prossimo marzo, il…

Congresso, DONALD TRUMP

Il piano di Trump sulle infrastrutture farà bene a Pil e produttività. Parola del Cato Institute

Di Ryan Bourne

Gli investimenti in infrastrutture, secondo molti esperti, genererebbero un aumento più che proporzionale del Pil. L’amministrazione Obama, ad esempio, riteneva che a ogni dollaro speso per il Piano American recovery and reinvestment del 2009 sarebbe seguito un ritorno in termini di Pil pari a un dollaro e mezzo.Secondo questa logica, la spesa pubblica può essere usata per ovviare al sottoutilizzo…

La difesa del Paese non aspetta. Se il Libro bianco resta in cantina

Quando il Libro bianco per la sicurezza internazionale e la difesa fu presentato nell’aprile 2015, a molti sfuggì che se nel capitolo finale erano indicate scadenze molto ravvicinate per metterne in pratica i contenuti (al massimo sei mesi con la sola eccezione del disegno di legge di modifica delle normative in vigore per la cui predisposizione era fissato il termine…

Appunti per una legislatura spaziale. L'appello del presidente dell'Asas

Lo spazio è ancora uno dei pochissimi settori dell’alta tecnologia in cui l’Italia riveste una posizione di leadership a livello globale. È un settore dove il nostro Paese ha investito con continuità negli anni, sviluppando capacità e infrastrutture all’avanguardia che possono sostenere lo sviluppo e l’erogazione di una pluralità di servizi trasversali, in risposta a diverse esigenze, a partire da…

Caro Parlamento, difesa e sicurezza contano. Ecco perché (e come) l'Italia deve investire

Ci troviamo di fronte alla possibile e auspicabile creazione di un sistema comune della difesa europea, ovvero alla nascita di Forze armate europee. La scelta di aggregare le Forze comuni porta con sé anche la potenziale aggregazione di tutto il sistema dell’industria continentale. La nuova postura di Bruxelles implica che ci saranno settori dell’industria della difesa che saranno riorganizzati. Probabilmente…

×

Iscriviti alla newsletter