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Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e il satrapo nordcoreano, Kim Jong-un, si sono incontrati a Singapore. Strette di mano, sorrisi, e alla fine di due sessioni – una faccia a faccia e una allargata ai collaboratori dei due leader – hanno firmato davanti alle telecamere una documento di cui ancora non si conoscono i contenuti.

Alle 9 in punto di mattina (quando in Italia erano le tre di notte) Trump e Kim si sono avvicinati l’uno verso l’altro, come da programma, nello spazio aperto davanti alla stanza che il Capella Hotel di Sentosa (isola a sud di Singapore) aveva preparato per i primi 38 minuti di chiacchierata.

Il documento congiunto firmato dai due leader parla di un impegno reciproco a stabilire nuove relazioni (e del desiderio delle popolazioni dei due paesi di avere pace e prosperità); Stati Uniti e Corea del Nord uniranno gli sforzi per costruire un regime di pace durevole e stabile nella penisola coreana; si riaffermano i principi della Dichiarazione di Panmunjom del 27 aprile 2018, nella quale il Nord si è impegnato a lavorare verso una completa denuclearizzazione della penisola coreana.

Durante la firma Kim ha detto: “Oggi abbiamo avuto un incontro storico e abbiamo deciso di lasciarci il passato alle spalle, e stiamo per firmare un documento storico. Il mondo assisterà a enormi cambiamenti. Vorrei esprimere la mia gratitudine al presidente Trump per avere fatto sì che questo incontro si tenesse”.

L’aspetto della denuclearizzazione è il più importante: Stati Uniti e Corea del Nord vedono la questione differentemente, i primi vogliono una rapida e completa chiusura del programma atomico, Pyongyang chiede garanzie (per esempio l’eliminazione del cosiddetto scudo nucleare con cui gli Usa difendono Giappone e Corea del Sud), passi rallentati e intende mantenere la propria deterrenza. Sul documento l’argomento è trattato in modo piuttosto vago nel documento firmato dai due leader, che riporta la dicitura “to work toward“, ossia l’intento di lavorare nella direzione della denuclearizzazione, ma senza tempi e modi stabiliti (almeno per il momento).

Secondo l’analista Adam Mount, della Georgetown University, il passaggio sulla denuclearizzazione è molto debole, perché “questo è quello che succede quando accetti in maniera incondizionata un invito e indebolisci la posizione dei negoziatori più esperti”.

L’incontro è comunque di per sé un successo per il solo fatto di essere avvenuto. A giudicare dai toni usati da Trump, che nelle ultime settimane aveva cercato di tenere le aspettative in sordina per evitare scivoloni se le cose fossero andate male, l’incontro è andato piuttosto bene: “Meglio di come chiunque si aspettasse”, ha detto l’americano, che in conferenza stampa ha aggiunto che è chiaro che il processo di denuke durerà “molto tempo”, ma lui ha capito che ci si può fidare di Kim: “Capisco quando qualcuno vuole un accordo e quando non lo vuole” (ha detto Trump a proposito di una domanda diretta tipo: ci si può fidare del dittatore nordcoreano?).

C’è stato anche il tempo di una frecciata: “Ho buone relazioni con Justin [Trudeau] e ho relazioni molto buone con il presidente Kim, ora come ora”, ritornando sulla rottura con il canadese a margine del G7.

Mai nella storia, un presidente statunitense in carica aveva stretto la mano a un leader nordcoreano, con i rapporti tra i due paesi in perenne crisi e continua tensione. Oggi, Trump, ha annunciato che il feeling con Kim è buono, che si incontreranno altre, molte volte, e che il leader del Nord presto potrebbe essere invitato addirittura alla Casa Bianca. Il presidente americano, che ha detto di non dormire da “25 ore”, annunciato che viaggerà altre volte a Pyongyang e prevede che pian piano i rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Corea del Nord possano riaprirsi e tornare regolari “presto”.

Seul ha diffuso un comunicato del presidente Moon Jae-in in cui si congratula con Kim per il coraggio dimostrato nell’incontro (nel senso, di aver accettato l’incontro): “Il presidente Kim Jong-un sarà ricordato come un leader che ha creato un momento storico facendo il primo coraggioso passo verso il mondo”.

coree ikim

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