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Perdete ogni speranza, o voi che entrate. Nessun girone dantesco potrebbe essere paragonato a quello che realmente sta accadendo in Italia dopo il voto del 4 marzo. Per raccontare la cronaca della giornata di oggi servirebbe la consulenza di un pregiatissimo psicanalista e non è detto che sarebbe sufficiente. Lo stallo ha raggiunto vette che D’Annunzio in confronto parrebbe uno scolaretto.

Il Quirinale resta immobile e muto, il che forse non è neppure troppo male considerati gli effetti (infausti) dell’ultima sortita. Salvini prosegue imperterrito nell’azione cinica (ma non bara) di umiliare Di Maio svelandone pubblicamente tutte le debolezze. Lui, il leader del M5S, ha ormai perso ogni freno inibitore e si esibisce in piroette che sarebbero acrobaticamente apprezzabili se non fossero devastanti, anzitutto per se stesso.

A che punto siamo? In un punto morto. Sembrerebbe – il verbo ed il tempo coniugato al condizionale sono d’obbligo – che ora la speranza sarebbe quella di convincere il professor Savona a fare un passo indietro, o anche solo di lato accettando un altro ministero o solo mezzo Mef. Lui, il professor Savona, che era l’unico nome dignitoso di un governo, quello che era stato presentato da Conte, modesto come davvero pochi nella storia della Repubblica. Un mix di incompetenti ed inesperti che sarebbe stata l’unica giustificazione per un grande economista come Savona per dire “grazie, come se avessi accettato”.

In questo contesto surreale e imbarazzante da qualunque ottica lo si osservi, un’altra domanda sorge spontanea: ma se mai si tornasse al governo politico gialloverde, tornerebbe anche Conte come premier?

La triste verità è che Salvini ha giocato con Di Maio come il gatto con il topo (copyright Pier Ferdinando Casini) e che Mattarella, con il nobile scopo di servire la Costituzione con il massimo scrupolo, non si è rivelato capace di governare la complessità di una situazione che avrebbe richiesto una velocità, di pensiero e di azione, ben diversa. Quale che sia l’analisi, il risultato è un Paese bloccato ed esausto.

Le imprese – piccole, grandi e medie, italiane e multinazionali – stanno iniziando a contare le perdite e non hanno neppure capito chi si propone di tutelarle (la Lega infatti si sta rivelando, per loro, totalmente inaffidabile). Governo politico, governo tecnico, voto a luglio o a settembre. Comunque vada, è stato fatto un enorme danno all’Italia. E nessuno pagherà. Solo gli italiani.

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