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Ho conosciuto, durante una breve vacanza a San Felice Circeo , un’artista ed una persona straordinaria. Sono entrata in un piccolo locale che non si può che definire una stanza d’arte. Le tele sembrano grondare dalle pareti come stalattiti, sono quasi sovrapposte, si riescono a scorgere pero’ paesaggi, profili, fiori, personaggi che prendono forma dal colore e dalla luce, sono forgiati di luce. La mostra si intitola Itaca, basta solo il titolo per comprendere che alla base di tanta ricerca c’è il desiderio di riscoprire le origini, non solo personali, non solo le proprie, ma quelle psicologiche, quelle che attengono ai fili di trama e di ordito di una umanità che intreccia le storie dei singoli per formare le fibre di un intero mondo, le cui trame si intersecano e ordiscono attraverso gli incontri , tra esseri umani , la storia di tutte le storie.
Gabriella Sernesi è il nome dell’autrice dei quadri e della mostra, sarebbe riduttivo definirla solo pittrice. E’ accogliente ma non alla maniera di Circe pur trovandoci nella terra di una Maga e di un perenne mito, è accogliente senza malizia, è accogliente come un aedo e una tessitrice di storie.
E’ accogliente Gabriella Sernesi nella misura dei Blu e degli azzurri, negli oli delicati e trasparenti dati sulla tela con la magia e la delicatezza degli acquerelli, una pittura sublimata dei profili, dei paesaggi, dell’acqua, delle pietre, dei volti umani unica ed originale.
In poco tempo c’è così tanta corrispondenza di emozioni e di messaggi che ogni domanda è superflua, la pittura rivela la sua anima che non smette di ricercare e di deliziarsi di natura e studio, di studio e di pittura. Il suo viso giovane e il suo sorriso, le sue mani che hanno movenze di danza rivelano un innamoramento antico, una passione matura che non ha mai smesso di dosare lo sguardo e la mano, perché nella pittura quello che intercorre tra mano e occhio è un legame invisibile che solo la mente tiene insieme e rende tangibile. Occhio e mano si uniscono per dar vita ad opere straordinarie che solo il tempo e l’esercizio rendono perfette , anche il talento vuole essere coltivato alla stessa stregua degli alberi, delle rose e del grano.
Gabriella è ad un tempo “alberi, rose e grano”, non saprei definirla in altro modo, nello spazio di un incontro fortuito mi ha mostrano l’infiorescenza e la linfa di se stessa che dipinge sulle tele, forgiando ogni cosa nel colore e nella luce, luce viva e argentina come stridule voci che rimangono impresse nel ricordo. Colta e brillante, precisa e affascinante non dimentica il suo maestro Gino Scapinelli (1903-1985), l’incontro con lui che è stato la sua fortuna di artista. I preziosi consigli e gli incoraggiamenti del maestro l’hanno seguita negli anni, sono stati la luce interiore oltre la luce che si desume dalle opere.
Parla di sé e ascolta in silenzio assorto quando gli altri le parlano, portando la mano sotto al mento. Sembra uscita da un suo dipinto Gabriella Sernesi, la pittrice conosciuta per caso sempre alla ricerca del Mito mentre lei stessa è parte di un mito, bravissima e meticolosa nei suoi “taccuini delle meraviglie” dove annota osservazioni e dove studia il colore.
Vale un intero viaggio di scoperta averla conosciuta, aver visto i suoi quadri, essere approdati sulla sua straordinaria e delicatissima ITACA.

Il Mito in una stanza: la pittura e i taccuini delle meraviglie di Gabriella Sernesi

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