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Obiettivi di riciclo dei rifiuti urbani più impegnativi (55% nel 2025; 60% nel 2030); maggiore coinvolgimento dei produttori (secondo il principio “chi inquina paga”); nuovi target per gli imballaggi (70% entro il 2030, oggi siano al 67%); smaltimento in discarica come ultima ratio (non oltre il 10% di rifiuti non riciclabili); riduzione degli sprechi alimentari (30% al 2025; 50% al 2030).

Queste alcune delle novità contenute nel pacchetto di direttive europee sui rifiuti e la circular economy, già approvate dal Consiglio, dalla Commissione e dal Parlamento di Bruxelles, che sono state presentate oggi, in anteprima, a Roma, al ministero dell’Ambiente, dalla relatrice del provvedimento al Parlamento Europeo, Simona Bonafè e dal presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile Edo Ronchi.

“Abbiamo sostenuto e promosso – ha dichiarato il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – la sfida europea dell’economia circolare che vede in più ambiziosi target di riciclo dei rifiuti uno dei suoi punti cardine. In Italia abbiamo realtà dove tali obiettivi sono stati già abbondantemente raggiunti e superati, mentre altre zone sono ancora indietro. Nei prossimi anni dobbiamo lavorare per portare tutto il Paese agli standard raggiunti dalle aree più virtuose. Gli obiettivi europei sono alla nostra portata e l’Italia deve raggiungerli per mantenere e implementare il ruolo di protagonista che ha assunto nel nuovo sistema globale della green economy”.

“Con l’accordo raggiunto nel dicembre scorso tra le tre istituzioni comunitarie – ha detto l’europarlamentare Simona Bonafè – abbiamo rispettato i tempi che ci eravamo dati e i testi sono da considerarsi definitivi. Adesso manca soltanto l’approvazione formale da parte del Consiglio e del Parlamento prima della loro pubblicazione. Con l’economia circolare finalmente i rifiuti diventano un’opportunità da sfruttare. Il riciclo e l’ottimizzazione dei processi produttivi, sposteranno l’economia verso una crescita davvero sostenibile, creando nuove sfide competitive per le nostre aziende e nuovi posti di lavoro”.

In dettaglio alcune novità del nuovo pacchetto europeo.

  • Per i rifiuti urbani gli obiettivi di riciclo si alzano al 55% nel 2025, al 60% nel 2030 e al 65% nel 2035 (oggi siamo al 42%). Per raggiungere questo target sarà necessario che la raccolta differenziata arrivi almeno al 75%.
  • Viene rafforzata la responsabilità estesa del produttore che, nella gestione dei rifiuti derivanti dai loro prodotti, dovranno assicurare il raggiungimento dei target di riciclo e la copertura dei costi della raccolta differenziata e dell’informazione.
  • Nel riciclo degli imballaggi l’Italia è già a buon punto: dall’attuale 67% al 70% entro il 2030. Per la filiera del legno siamo al 61% a fronte di obiettivo del 30%; per l’acciaio si dovrà passare dall’attuale 77,5% all’80%; per l’alluminio l’obiettivo è del 60% contro un riciclo ad oggi già del 73%; il vetro dovrà incrementare la propria percentuale di riciclo dall’attuale 71,5% al 75%; per gli imballaggi in carta dall’80% di oggi all’85% del 2030. Qualche difficoltà per gli imballaggi in plastica che dovranno incrementare la loro percentuale di riciclo dal 41% al 55%.
  • Per quanto riguarda lo smaltimento in discarica non dovrà superare il 10% dei rifiuti urbani prodotti. Oggi in Italia la media è del 26% con alcune Regioni in forte ritardo: Molise (90%), Sicilia (80%), Calabria (58%), Umbria (57%).
  • Per attuare, infine, una strategia contro gli sprechi alimentari vengono introdotti target di riduzione degli sprechi fino al 50% al 2030.

“Le nuove direttive – ha concluso Edo Ronchi – avviano la svolta dell’economia circolare, ad iniziare con importanti cambiamenti nel settore dei rifiuti. Dopo vent’anni dalla prima svolta che ha fatto passare il nostro Paese dalla discarica al riciclo, occorre prepararsi adeguatamente al recepimento nell’ordinamento nazionale delle nuove norme europee per cogliere  tutte le opportunità che offrono  nel passaggio ad un’economia circolare”.

 

 

 

Pianeta rifiuti. Le nuove sfide della circular economy

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