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Donald Trump è atterrato a Davos in un arrivo che per tanti è stato visto come tremendamente cinematografico: scortato da un convoglio di elicotteri, a bordo di un black hawk dell’esercito svizzero, sul quale era salito all’aeroporto di Zurigo, dove era atterrato con l’Air Force One. Una fitta agenda quella del presidente Usa in trasferta in Svizzera e sulla quale spiccavano sicuramente la conferenza stampa con Theresa May e quella con il premier israeliano.

Stati Uniti e Inghilterra si sono incontrati nelle persone dei loro presidenti subito dopo il discorso del primo ministro inglese sul palco sul quale ieri sono saliti Macron e Gentiloni. La May, infatti, dopo aver esortato la comunità internazionale a sollecitare nuove misure per promuovere il libero scambio e la compravendita di servizi tra Paesi, aggiungendo che il Regno Unito non può “spingere in una direzione opposta”, si è seduta accanto al presidente Trump.

Fotografi e telecamere non hanno potuto evitare di notare un certo imbarazzo tra i due. Quello di qualche ora fa è stato, infatti, il primo faccia a faccia dopo gli ultimi attriti. Era stato un tweet, un paio di mesi fa, a demolire, in qualche modo, la “special relationship” tra Londra e Washington. Downing Street aveva criticato Trump per la sua scelta “sbagliata” di ritwittare tre video violenti e anti-islamici, postati dal gruppo di estrema destra Britain First. Gli Stati Uniti dovrebbero fare di più per combattere l’estremismo di destra, aveva replicato una piccata May. E tra il silenzio e frecciatine varie si iniziavano a percepire malumori importanti.

Quando un mese dopo, infatti, il presidente Usa ha deciso di annullare la sua visita di Stato in Gran Bretagna – temendo una pessima accoglienza- lo stato della relazione speciale tra i due Paesi è sembrato incrinarsi quasi irrimediabilmente. La May era stata la prima leader a precipitarsi a Washington poco dopo l’inaugurazione di Trump in gennaio, ed era stata criticata dalla stampa britannica per avere camminato mano nella mano con il presidente e per averlo invitato a una visita di Stato in Gran Bretagna.

È così che, oggi, quando entrambi i leader si sono ritrovati insieme dopo tempo, non hanno potuto che dribblare, con cura meticolosa, ogni domanda che in qualche modo anche avesse potuto sfiorare gli ultimi episodi. In uno scambio imbarazzante, Trump ha detto “ne parleremo”, con un cenno alla signora May, che ha acconsentito.

Poco prima il Primo Ministro ha dichiarato: “Continuiamo a tutelare quella relazione davvero speciale tra il Regno Unito e gli Stati Uniti, in piedi, spalla a spalla perché affrontiamo le stesse sfide in tutto il mondo”.  E Trump dal suo canto si è detto felice di incontrare la May promettendo di voler lavorare ancora insieme “per un ottimo rapporto commerciale in futuro, che sarà capace di tutelare entrambi. E quindi entrambi faremo bene. Ogni cosa sta iniziando mentre parliamo”.

Nel corso della breve sessione fotografica Trump ha poi sussurrato alla May: “Amiamo il tuo Paese … non ti succederà nulla, noi saremo lì a combattere per te, lo sai”. D’altronde, se c’era una cosa che quest’oggi gli inglesi volevano, era proprio una rassicurazione sullo stato delle relazioni tra Gran Bretagna e Stati Uniti perché fosse ancora “forte”, nonostante tutto.

Gli elogi e le effusioni non sono, pertanto, mancati. Ma sono stati tanti i segnali che hanno suggerito un inasprimento delle relazioni. Troppo silenzio, e troppi convenevoli. Pacche sulla spalle, ma poca sostanza. Per gli Stati Uniti, Londra doveva significare l’ago della bilancia essenziale per varie questioni geopolitiche, tra cui il contenimento della Cina, mentre per il Regno Unito, avere gli Stati Uniti come alleato doveva essere una boccata d’ossigeno fondamentale dopo gli attriti con Mosca e l’ostilità dell’Unione Europea. Ma, ad oggi, nessuno ha goduto della spalla dell’altro.

Il Primo Ministro e il Presidente hanno però discusso anche di Iran e della necessità di lavorare insieme soprattutto nell’evitare che quest’ultimo non sviluppi armi nucleari. Hanno inoltre parlato di terrorismo islamico, garantendo la volontà e l’ambizione di stare fianco ancora fianco nella lotta contro l’isis in Siria, e altrove. E la May, poi, ci ha tenuto ad aggiornare il Presidente sui buoni progressi compiuti finora nei negoziati sulla Brexit.

Il faccia a faccia si è concluso con una promessa: Trump visiterà l’Inghilterra quest’anno, ma per ulteriori dettagli occorerà attendere. Così come dovrà passare ancora acqua sotto i ponti perché i due Paesi tornino pienamente complici.

brexit

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