Skip to main content

Il terremoto, seppur di magnitudo non altissima c’è stato. Deutsche Bank, prima banca tedesca, sta vivendo giorni di grande nervosismo al proprio vertice. Colpa delle tensioni crescenti tra il ceo John Cyran e il potente presidente Paul Achleitner. I due manager, a dirla tutta, non sono mai andati un granché d’accordo. Visioni strategiche diverse, si è vociferato in ambienti Deutsche Bank. Nelle ultime settimane c’è stato un peggioramento della situazione, con la conclusione che uno dei due era di troppo.

In realtà c’è una ragione di fondo a tutto questo. A Cryan si imputa infatti l’ormai terzo anno consecutivo con bilancio in rosso e con un titolo oberato nelle quotazioni dai timori di ulteriori difficoltà. All’ad inglese sono pure contestati il rapporto col colosso cinese Hna, uno dei maggiori investitori, pure esso in difficoltà, e la politica di pesanti tagli del personale Db in tutto il mondo, compresa l’Italia. Il tutto a dispetto dell’aumento di capitale da 8 miliardi nel 2017.

Lo scorso anno la principale banca tedesca ha registrato un risultato netto negativo per 512 milioni di euro a causa degli effetti fiscali negativi, del calo dei ricavi e dei costi di ristrutturazione. Nel solo quarto trimestre il rosso è salito a 2,18 miliardi a causa di 1,4 miliardi di euro di oneri legati alla riforma fiscale Usa, rispetto agli 1,89 miliardi dello stesso periodo 2016. Senza di questi il 2017 si sarebbe chiuso in utile per 900 milioni.

Il problema, però, è che i ricavi complessivi degli ultimi tre mesi dello scorso anno sono scesi del 19% a 5,71 miliardi, mentre gli analisti si aspettavano 6,17 miliardi, per via del risultato delle attività di corporate e investment bank le cui entrate sono diminuite del 16% a 2,73 miliardi. Di qui la richiesta di far cadere qualche testa, ovvero quella del manager britannico.

Pochi giorni fa aveva contattato Richard Gnodde, senior executive di Goldman Sachs, il quale però, al momento, sembra aver declinato l’offerta. Ma l’istituto tedesco avrebbe sondato soprattutto l’attuale numero uno di Unicredit, Jean Pierre Mustier, alla guida della banca italiana solo da un anno, già ventilato in gennaio e che ha suo tempo aveva già fatto capire di preferire il gruppo con sede a Milano. Fra altri papabili si è parlato dell’ad di Standard, Bill Winter, ma non solo.

A frenare l’ipotesi Mustier alla guida della banca tedesca c’è però il parere negativo degli analisti di banca Imi, che non vedono di buon occhio un’uscita anzitempo del manager francese, proprio mentre è impegnato nel rilancio dell’istituto italiano: “Il mercato reagirebbe negativamente, perché Mustier è il punto di riferimento della ristrutturazione in atto”, hanno scritto.

Tornando alla girandola dei nomi in lizza, si penserebbe anche al presidente di Ubs Axel Weber, già a capo della Bundesbank, e perfino a una soluzione interna a Deutsche, promuovendo alla poltrona di ad il nuovo direttore finanziario James Von Moltke, che è entrato nel gruppo appena un anno fa provenendo da Citigroup.

Ma cosa dice la diretta interessata, Angela Merkel (nella foto), visto che si tratta della maggiore banca teutonica? In realtà, poco o nulla. “Deutsche Bank è un’impresa privata e non abbiamo nulla da commentare”. Più loquace ed esplicito l’economista socialdemocratico Bernd Westphal: “Il management della Deutsche Bank deve fare il suo lavoro. Chi riceve 2,3 miliardi di bonus deve anche dare risultati. Le questioni relative al personale non chiarite richiedono un management lucido e professionalità. Questo è quel che la politica può aspettarsi dalla Deutsche Bank”. Un invito a lasciare piuttosto chiaro.

Israele,GERMANIA

Anche i tedeschi hanno i loro grattacapi con le banche. Il caso Deutsche Bank

Il terremoto, seppur di magnitudo non altissima c'è stato. Deutsche Bank, prima banca tedesca, sta vivendo giorni di grande nervosismo al proprio vertice. Colpa delle tensioni crescenti tra il ceo John Cyran e il potente presidente Paul Achleitner. I due manager, a dirla tutta, non sono mai andati un granché d'accordo. Visioni strategiche diverse, si è vociferato in ambienti Deutsche Bank. Nelle…

chiesa nazionalista cattolici sinodo, chiesa cattolici ceresani monda

È Pasqua. Un pensiero d’amore cristiano per celebrare Gesù risorto

I giorni della Settimana Santa sono giorni di fede. Solo la fede può portarci a credere cose incredibili. Semplificando: la prima è che Dio ci ama, la seconda è che si è incarnato, la terza - la più incredibile di tutte - è che è risorto al terzo giorno. Ci credo perché me lo dice Lui e perché tanti lo…

Invitalia Arcuri Gentiloni Matera Investimenti

Vi spiego come l’Italia può essere sexy per i capitali esteri (non ostili)

Di Domenico Arcuri

Di fronte ai mutamenti dello scenario economico internazionale è bene riflettere su quale sia il modo migliore di attuare le politiche di attrazione degli investimenti diretti dall’estero (Ide) affinché abbiano realmente un impatto positivo sull’economia e sull’occupazione. Il tema ha una rilevanza particolare per un Paese come l’Italia, che su scala globale sconta un doppio svantaggio: da un lato una…

white economy

La white economy può migliorare la vita. Ecco come

Di Alberto Oliveti

Parlava della Russia. È il riassunto di Guerra e pace dopo un corso di lettura veloce raccontato da Woody Allen. Ecco, per analogia si può dire che la white economy parli di salute, anche se per affrontarne tutti gli aspetti non basterebbero le pagine del capolavoro di Tolstoj. Il termine white economy, oggi molto diffuso, richiama l’ormai imponente insieme di…

intelligence

Per attrarre investimenti in Italia serve (molta) intelligence. Ecco perché

Quando si parla di investimenti esteri nel nostro Paese ci si imbatte da un lato in chi difende strenuamente l’italianità delle nostre aziende e dall’altro in chi guarda con favore alle opportunità di crescita derivanti dalle acquisizioni straniere di imprese italiane. Cosa si cela, però, dietro le opportunità di crescita rappresentate dai capitali stranieri e dagli investimenti esteri nelle imprese…

Al Palazzetto Bru Zane di Venezia nel ricordo del compositore Offenbach

È Jacques Offenbach (1819-1880), del quale ricorre nel 2019 il bicentenario della nascita, il principale protagonista della programmazione musicale 2018/2019 del Palazzetto Bru Zane-Centre de Musique Romantique Française con sede a Venezia. Maestro dell’operetta e dei fasti del Secondo Impero, Jacques Offenbach assimilò in modo geniale l’umorismo tipico di chanson, vaudeville, operette o parodie in scena nei più piccoli teatri…

Bardonecchia, perché è inaccettabile lo sconfinamento degli agenti francesi. Parla Crosetto

Un atto gravissimo che richiede una punizione esemplare, la cui risposta deve essere esemplare. È questo, in estrema sintesi, il commento di Guido Crosetto, coordinatore di Fratelli d'Italia e già sottosegretario alla Difesa, all'irruzione da parte di forze di polizia francesi nella stazione di Bardonecchia (Torino), proprio al confine con la Francia. "Ben venga la reazione di convocare l'ambasciatore, perché…

Israele legge

Perché la colpa è di Hamas non di Israele

Di Ben Dror Yemini

Shalom vicino, shalom vicina, già da molti anni vivete nel bisogno. Lo sappiamo. Non stiamo facendo finta di niente. La maggior parte di noi persino soffre, perché vogliamo che i nostri vicini vivano nel benessere, con un futuro migliore per se stessi e per i loro figli. Poco più di dieci anni fa, Israele si è ritirata dalla Striscia di…

casaleggio

Israele è uno Stato criminale. Lo dice il filosofo invitato con tutti gli onori da Casaleggio

“Con i palestinesi senza se e senza ma. Contro Israele, Stato criminale al servizio degli Usa”. Questa frase sembra tratto dal vocabolario consumato degli anni ‘70. Parole d’ordine che hanno già prodotto tante ferite nella storia nel nostro Paese. Eppure si tratta di un tweet scritto solo pochi giorni fa da un giovane filosofo che spiega così la sua identità…

mar cinese

Ecco lo show of force di Xi nel Mar Cinese Meridionale

Quattro giorni fa, la marina cinese ha fatto uno straordinario show of force, destinato a mandare un messaggio a Washington: Pechino ha mosso la sua portaerei "Liaoning" accompagnata da dozzine di unità navali in una delle zone in cui i movimenti militari e gli interessi strategici delle due potenze arrivano a distanza più ravvicinata. Le immagini satellitari, fornite da Planet Labs…

×

Iscriviti alla newsletter