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Il 5 dicembre si è svolto al Centro Studi Americani un workshop dedicato all’analisi dei livelli di governo che si trovano tra il comune e la regione. Il workshop era organizzato in collaborazione con la Scuola di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze, Formiche e la “Nuova Antologia”.  Obiettivo del workshop era quello di ricercare spunti di riflessione per affrontare il problema del livello provinciale di governo, problema lasciato insoluto a seguito della mancata approvazione della riforma costituzionale.

Il workshop è stato incentrato sulla presentazione del caso francese (fatta dal prof. R. Hertzog dell’’Istituto di Scienze Politiche di Strasburgo) e del caso tedesco (fatta dal prof. E. Eisenberg dell’Università tecnica in cui vengono formati i funzionari del Baden Wurtenberg), casi utilizzati come base per una discussione. Hanno contribuito al dibattito il vice presidente di Italia Decide, dirigenti del Dipartimento delle Politiche Regionali della Presidenza del Consiglio, dirigenti della Regione Emilia-Romagna in rappresentanza della Conferenza Stato-Regioni, Dirigenti del Cnel, il responsabile degli affari istituzionali dell’Unione Province Italiane, e alcuni funzionari dell’Anci.

Il caso francese presenta molte similitudini con quello italiano. Del resto al momento dell’adozione dello Statuto Albertino in Piemonte viene importato il modello amministrativo francese, modello che fu poi esteso a tutto il Regno d’Italia una volta che si era realizzata l’unità nazionale. Anche in Francia si discute dell’abolizione del livello provinciale di governo per, eventualmente, farlo confluire nel livello regionale. Si tratterebbe quindi di trasferire alle regioni le competenze delle province. Qui va tenuto presente che le province francesi hanno competenze tutt’altro che residuali tra le quali spicca quella dell’assistenza sociale.

Molto interesse ha suscitato l’evoluzione del livello di governo collocato tra quello comunale e quello provinciale. In Francia esistono 36.000 comuni. A differenza dell’Italia non si tenta di far fondere questi comuni ma di farli confluire in vari tipi di associazioni cui i singoli comuni conferiscono la gestione dei servizi tecnici. Attualmente si contano ca. 1.200 di queste entità (chiamate comunità, a seconda dei casi urbane, rurali etc.) laddove solo 5 comuni non fanno parte di nessuna di queste entità sovra-comunali. Il risultato dell’agglomerazione è stato ottenuto attraverso la leva fiscal-finanziaria: i trasferimenti finanziari vengono effettuati presso che esclusivamente a queste entità e il potere di riscuotere la maggior parte delle imposte viene riconosciuto solo ad entità di dimensioni significative.

Da notare che, con la concentrazione dei comuni in queste entità, è significativamente diminuito il numero degli enti partecipati che sono passati da ca. 10.00 a ca. 1.000. Problematico risulta il tentativo di sviluppare delle “città metropolitane”. Solo nel caso di Lyone il tentativo sembra aver dato buoni frutti.

Il caso tedesco parte da una situazione diversa. In Germania le Prefetture sono sempre state esclusivamente un elemento dell’amministrazione statale e non si sono mai avuti elementi di governo locale collocati allo stesso livello delle Prefetture (le cui funzioni sono sempre state esclusivamente relative all’ordine pubblico e al controllo dei governi locali). I comuni sono sempre stati classificati in due categorie: i comuni piccoli (che devono per obbligo di legge lasciare la gestione dei servizi tecnici ai così detti Landeskreise, una sorta di circondari-agglomerati obbligatori) e i comuni di grandi dimensioni che non sono obbligati a far parte di alcun Landeskreis. Si contano in tutta la Germania ca. 400 Landeskreise e un centinaio di grandi città. Non esiste niente di assimilabile alla “città metropolitana”. In tutta la Germania esistono un migliaio di enti partecipati. La maggior parte di questi enti è rappresentata da SpA o Srl che agiscono all’interno del singolo Landeskreis  rappresentando lo sviluppo delle originarie aziende municipalizzate. Poche centinaia sono gli enti partecipati che coprono il territorio di più di un Landeskreis.

La necessità di collegare la riforma del livello provinciale di governo che quella del livello sovracomunale è subito apparsa evidente agli esperti italiani. È stata anche avanzata l’ipotesi di svincolare chiaramente il livello provinciale da quello della prefettura anche in Italia e di obbligare per legge i comuni di piccole dimensioni a conferire la gestione dei servizi tecnici a queste nuove entità. In questo modo si potrebbero perseguire diversi obiettivi: il mantenimento dell’identità del comune, l’efficacia legata alle economie di scala e la creazione di un ambiente che non rende più conveniente il moltiplicarsi degli enti partecipati.

È stato da ultimo notato che una sviluppo in questo senso comporterebbe lo stravolgimento delle rappresentanze degli enti: i comuni perderebbero significato a favore degli agglomerati.

Province, le esperienze europee a confronto

Il 5 dicembre si è svolto al Centro Studi Americani un workshop dedicato all’analisi dei livelli di governo che si trovano tra il comune e la regione. Il workshop era organizzato in collaborazione con la Scuola di Scienze Politiche “Cesare Alfieri” dell’Università di Firenze, Formiche e la “Nuova Antologia”.  Obiettivo del workshop era quello di ricercare spunti di riflessione per…

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