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Silvio Berlusconi, raccontano, non è affatto tranquillo. L’ultimo elemento di preoccupazione per il leader di Forza Italia è il programma assai giustizialista di Lega e Movimento 5 Stelle. E infatti nelle ultime ore molti dei suoi fedelissimi hanno esternato in materia. “Grazie al contratto tra Salvini e Di Maio i ministri saranno scelti direttamente dalle procure”, dice Mara Carfagna. “È un programma manettaro”, gli fa eco l’ex direttore di Panorama, Giorgio Mulè. E anche la parte sul conflitto d’interessi al momento non rassicura per niente il Cavaliere. Che ormai, racconta chi lo frequenta spesso ad Arcore, si è convinto che l’esecutivo giallo-verde sarà a guida Luigi Di Maio, con Matteo Salvini al Viminale e forse pure vicepremier. Un esecutivo cui Berlusconi ha sempre meno voglia di concedere i suoi voti esterni, secondo la formula coniata da Giovanni Toti di “opposizione benevola”. Detto questo, i voti o l’astensione di Forza Italia a Palazzo Madama ci saranno, perché il Cav non è in grado di controllare pienamente i suoi, specie quelli più filo leghisti. Insomma, anche se è stato lui a dare il benestare a Salvini per il suo divorzio – assicurando che l’alleanza di centrodestra sarà pronta a ricostruirsi alla prima occasione e che le giunte locali non sono in discussione – sta di fatto che il leader azzurro sta un po’ subendo la situazione e sarà costretto a far buon viso a cattivo gioco.

Finiti gli aspetti negativi, però, c’è anche un positivo rovescio della medaglia. Perché Berlusconi in questo nuovo ruolo di lotta e di governo inizia a prenderci gusto. Anche perché a esso si aggiunge l’immagine da statista a livello internazionale, ovvero colui cui spetterà il compito di rassicurare gli altri Paesi europei rispetto all’anti-europeismo del futuro esecutivo. Lo si è visto plasticamente in queste ore al vertice del Ppe a Sofia, dove tutti i leader del Partito popolare sono andati dal Cavaliere a chiedere lumi sulla situazione italiana. E lui lì a rassicurare, affermando che la situazione, per ora, è sotto controllo. “Una volta quello percepito come anti-sistema era lui, oggi invece tocca a Berlusconi rassicurare i partners europei sugli astri nascenti della politica italiana. E il Cav in questo ruolo ci si trova benissimo, sembra un vestito cucito su misura”, racconta una fonte di Forza Italia. Un’allure internazionale che in queste ore brilla ancor di più grazie alla riabilitazione giudiziaria: il fatto che la procura di Milano lo abbia reso di nuovo un soggetto politico candidabile ne aumenta la rispettabilità agli occhi dell’Europa.

Poi sì, c’è quel fastidioso film di Paolo Sorrentino e un paio di altri processi per la vicenda Ruby, ma al momento sono poco più che dettagli. Berlusconi sta dimostrando come una sconfitta politica si possa trasformare in una situazione di forza. E l’aver subìto l’asse governativo Salvini-Di Maio per paura delle urne paventate da Mattarella (tornare a breve al voto poteva significare la definitiva debacle di Forza Italia, data all’11% con la Lega al 22) ora si potrebbe tramutare in una posizione favorevole. All’opposizione, appunto, come il suo ex alleato Matteo Renzi. “Sembra un paradosso: dopo il 4 marzo Berlusconi avrebbe tanto voluto un governo centrodestra-Pd. E ora si ritrova sui banchi dell’opposizione in compagnia del suo alleato mancato a Palazzo Chigi. Chissà che possa nascere un nuovo Nazareno all’opposizione”, butta lì, sorridendo, la nostra fonte.

Il filo tra Forza Italia e Pd, che non si è mai interrotto, è più attivo che mai. Gianni Letta, per esempio, quando ha necessità alza il telefono e compone il numero di Luca Lotti. E in questi giorni di inoperosità parlamentare, più volte esponenti di Forza Italia sono stati visti confabulare fitto con fedelissimi renziani, da Lorenzo Guerini a David Ermini. Ed è anche per questo motivo, raccontano, che Berlusconi in queste ore è quasi più interessato a ciò che accadrà all’assemblea nazionale del Pd di sabato che alla composizione del governo giallo-verde. Se Renzi dovesse uscirne indebolito, per il Cavaliere potrebbe essere un problema. Una cosa, però, appare certa: dai banchi dell’opposizione il leader forzista, insieme al suo amico-nemico Renzi, nei prossimi mesi si divertirà parecchio. E questo gli renderà un po’ più dolce l’amarezza per non essere tornato, anche per interposta persona, a Palazzo Chigi.

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