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Si suole raccontare che il primo ambasciatore statunitense in Italia, dopo la Seconda guerra mondiale, abbia detto che le tre cose migliori nel Paese sono la Chiesa, la Banca d’Italia e la Coldiretti. Io probabilmente non sono in grado di dire se questo sia vero per la Chiesa e la Banca d’Italia, ma lo è sicuramente per la Coldiretti. Ad oggi, gli agricoltori hanno una responsabilità cruciale; dovranno infatti molto presto essere in grado di nutrire 10 miliardi di persone in un modo che sia – allo stesso tempo – eticamente accettabile, economicamente e culturalmente fattibile, sicuro, socialmente e ambientalmente sostenibile.

Ecco perché il nostro obiettivo comune deve essere quello di orientare i sistemi alimentari verso una maggiore sostenibilità, promuovendo al contempo salute e nutrizione e rispondendo alle aspettative dei nostri cittadini. Entro il 2050 quasi 10 miliardi di persone abiteranno questo pianeta. La necessità di garantire che tutte le persone abbiano accesso a un’offerta sufficiente di alimenti sicuri e nutrienti è una delle sfide più critiche che il mondo dovrà affrontare nei prossimi decenni. In questo contesto, non c’è spazio per lo spreco alimentare. Nella sola Ue, circa 88 milioni di tonnellate di cibo vengono sprecate ogni anno, con un costo di circa 143 miliardi di euro. E mentre il 20% del cibo prodotto nell’Ue viene sprecato, secondo le Nazioni Unite 815 milioni di persone in tutto il mondo ogni notte vanno a letto a stomaco vuoto.

Con un terzo di tutto il cibo prodotto globalmente perso o sprecato, affrontare questo fenomeno constentirebbe di risparmiare risorse alimentari preziose e di reindirizzarle verso chi ne ha più bisogno. Combattere gli sprechi alimentari richiede però un ripensamento completo su come produciamo, commercializziamo, distribuiamo e consumiamo cibo, e questo deve accadere a livello dei singoli individui, degli agricoltori, degli operatori, delle organizzazioni e, infine, collettivamente.

La ricerca e l’innovazione possono sicuramente supportare una gestione più efficace della filiera alimentare al fine di prevenire la perdita e lo spreco di cibo (ad esempio prolungando la vita del prodotto, o utilizzando imballaggi più efficienti, o adoperando camere sterili per mantenere gli inquinanti ambientali a un basso livello nelle aree di trasformazione alimentare). Abbiamo bisogno del supporto della scienza. Piccoli agricoltori e consumatori, dobbiamo tutti avere l’innovazione dalla nostra parte. Innovazione, nuove biotecnologie e nuove tecnologie agricole sono fondamentali, così come lo sono i dibattiti su come utilizzare queste nuove tecnologie agricole e biologiche.

Attraverso la policy Food 2030, la Commissione europea intende collegare, ampliare e rafforzare le politiche di ricerca e innovazione dell’Ue al fine di creare sistemi alimentari più sostenibili, resilienti, diversificati, inclusivi e competitivi. La lotta allo spreco alimentare richiede l’intervento di attori a tutti i livelli della filiera alimentare, dalla fattoria alla tavola.

Un esempio virtuoso di tale collaborazione è sicuramente il centro di innovazione Three-Sixty a Veghel, nei Paesi Bassi, che riunisce imprenditori, start up e studenti per sviluppare e sperimentare approcci innovativi mirati non solo a intervenire, bensì a prevenire lo spreco alimentare. Il deterioramento del cibo fresco è sicuramente un altro grande problema che causa elevate perdite finanziarie. Distributori e consumatori possono essere aiutati, ad esempio, a ridurre la quantità di alimenti sprecati tramite app che consentirebbero lo scambio di informazioni su eccedenze alimentari deperibili disponibili in tempo reale. Ad esempio, il progetto Refresh, finanziato dall’Ue, sta lavorando alla progettazione e allo sviluppo di innovazioni tecnologiche come piattaforme e strumenti Ict per supportare soluzioni nuove ed esistenti per ridurre i rifiuti. Esistono diversi modi in cui possiamo affrontare lo spreco alimentare e quindi combattere la fame. Innanzitutto, sicuramente, la politica.

Ma dal mio punto di vista, la tecnologia ha un ruolo peculiare, così come svolge un ruolo-chiave nella produzione alimentare. La tecnologia può aiutarci ad affrontare le inefficienze nella produzione, nella distribuzione e nel consumo di cibo.

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Si suole raccontare che il primo ambasciatore statunitense in Italia, dopo la Seconda guerra mondiale, abbia detto che le tre cose migliori nel Paese sono la Chiesa, la Banca d’Italia e la Coldiretti. Io probabilmente non sono in grado di dire se questo sia vero per la Chiesa e la Banca d’Italia, ma lo è sicuramente per la Coldiretti. Ad…

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