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Dove andrà Matteo Renzi dopo le elezioni del 4 marzo? Forse in Europa grazie a Macron come sostegno a Bruxelles? Via dal PD come vorrebbero, molti, di LeU?

Il 5 marzo, che grande momento che ci aspetta, e parlo, soprattutto, del lavoro che aspetta la mia categoria, i giornalisti. Dopo mesi, finalmente ci troveremo a scrivere di qualcosa di nuovo: alleanze post-elettorali, travasi di voti, cambi di casacca, eventuali “grandi coalizioni” (o inciuci, a secondo del colore politico) e di cambiamenti delle legge elettorale. Non vedo l’ora.

Che succede dopo le elezioni? Facili ironie a parte, il 5 marzo si celebrerà l’ennesimo atto della corsa al controllo del PD e, soprattutto, all’egemonia (perdonate il gramscismo) sul suo elettorato, sia questo reale che potenziale.

La posta in gioco non è bassa. Stando agli ultimi sondaggi pre-blackout elettorale, infatti, PD e LeU valgono circa il 27%, con un bacino potenziale – fra disillusi, transfughi ed astenuti, vicino a quel 40% toccato dal PD alle ultime Europee.

Una storia nella storia delle elezioni politiche italiane. Un conflitto tutto interno al campo del centro-sinistra/sinistra nato con l’ascesa a Segretario di Matteo Renzi. Il primo atto, le elezioni europee del 2014 hanno visto il trionfo dell’ex-Sindaco di Firenze, mentre il secondo, il referendum costituzionale del dicembre 2016, a visto la pesante vendetta dei suoi oppositori.

Tre i contendenti. In primis, l’attuale Segretario Matteo Renzi, i “renziani” e sostanzialmente tutti coloro i quali lo appoggiano più o meno convintamente nel partito, almeno per ora.

Nel campo opposto, quello della “sinistra”, la nemesi renziana D’Alema, e gli ex-segretari Bersani, Epifani assieme all’ex-capogruppo PD alla Camera, Speranza. In pratica tutti gli ultimi scissionisti del PD attualmente all’interno della lista Liberi e Uguali assieme ai precedenti transfughi, da Stefano Fassina, che su Facebook non risparmia attacchi costanti al PD, indietro fino ai tempi di Occhetto e della Bolognina, ma questo è argomento per un altro articolo, di storia.

In mezzo a questi due schieramenti egualmente opposti,la sinistra interna del PD guidata da Orlando e Cuperlo, attualmente silente – siamo pur sempre in campagna elettorale – ma pronta a farsi risentire a risultato elettorale conseguito.

Nelle forme, nell’intrigo e nella tragicità della situazione, un vero e proprio “Trono di Spade” in salsa italiana con un re-provvisorio, Gentiloni, e Renzi, impegnato in una lotta fratricida contro ex-“compagni” e fondatori del suo stesso partito. Un conflitto che indebolisce il fronte permettendo alle armate del centro-destra guidate dal vecchio sovrano Silvio Berlusconi, accompagnate dal nuovo “lupo” Salvini di dilagare nei tradizionali feudi del PD (Liguria, Piemonte, Emilia-Romagna, Marche).

Tutto questo mentre alla barriera si invoca aiuto contro i white-walkers neo-fascisti ed all’orizzonte incombono i draghi online cavalcati da Di Maio e Co.

Lo showdown sarà il 5 marzo, ma – come in ogni finale di stagione di Games of Thrones che si rispetti – il Segretario del PD pare avere ancora un asso nella manica. Non è, però, un drago, viene dalla Francia e si chiama Emmanuel Macron.

Sono mesi, infatti, che all’interno dei palazzi di Bruxelles, come racconta Jacopo Barigazzi su POLITICO, si intensificano le voci su un possibile passaggio del PD, e quindi di Renzi, del gruppo Socialisti & Democratici (S&D), dove, tra l’altro, il PD vanta il maggior numero di parlamentare (26) a pari merito con la SPD tedesca.

L’approdo, almeno dalle voci a Bruxelles, dovrebbe essere un’alleanza programmatica con Emmanuel Macron per le elezioni europee del 2019 assieme agli spagnoli di Ciudadanos, in uscita dall’Alleanza Liberale e Democratica d’Europa (ALDE).

Una famiglia europea progressista liberale di lingua neo-latina, contrapposta, anche geograficamente, all’ALDE. Che a questo appuntamento Renzi arrivi con il PD o con un nuovo partito dipende, e tanto, da come andranno le elezioni del 4 marzo.

Siamo progressisti e condividiamo lo spirito europeo di Emmanuel Macron

Paolo De Castro, europarlamentare PD

Della fascinazione verso il Presidente francese e le sue idee politiche, l’attuale segretario del PD non ha mai fatto segreto, ma questo cambio di schieramento ha anche un motivo ben più prosaico: la sopravvivenza politica dello stesso Renzi.

Egli, sostengono fonti anonime citate da Barigazzi, sarebbe interessato a diventare il candidato di Macron per la carica Presidenza della Commissione Europea nella prossima legislatura europea.

A fronte dell’ipotesi, dal campo renziano non sono arrivate conferme, ma neanche smentite. Si prendano, come esempio, le parole dell’Europarlamentare PD Paolo De Castro. L’obiettivo del PD, dice De Castro, “sarebbe di fare spazio alle posizioni [europeiste] di Macron all’interno di S&D”, sottolineando, però, che “se questo non fosse possibile, si vedrà cosa fare”. Il rischio esiste, chiosa l’europarlamentare, secondo cui S&D starebbe andando su “posizioni troppo di sinistra” per l’attuale dirigenza democratica.

Se non è un’ammissione diretta, poco ci manca.

Che Renzi abbia veramente trovato la sua via di fuga dal collasso politico a Roma passando per la Francia (e una metamorfosi liberale progressista del PD)?

La risposta nella prossima stagione, in onda dopo il 5 marzo.

 

Da: il Caffè e l’Opinione

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