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Una telefonata di un imitatore russo per rovinare i rapporti fra Nato e Ucraina: anche così il Cremlino irrompe nelle democrazie occidentali. Un nuovo episodio che conferma le informazioni di un crescendo di interferenze russe nei processi democratici in Europa e negli States. È quanto accaduto a Paolo Alli, presidente dell’assemblea parlamentare della Nato, oggi candidato a Mantova con Civica Popolare, che a Formiche.net ha raccontato di un inquietante inganno di cui è rimasto vittima lo scorso dicembre.

Washington DC, 12 dicembre 2017: Alli si trova in visita ufficiale negli States per prendere parte al diciassettesimo Forum Transatlantico dell’Assemblea parlamentare Nato. Squilla il telefono: la voce è di Andriy Parubiy, il presidente della Verkhovna Rada, il parlamento ucraino, una persona con cui, racconta Alli, “ho un ottimo rapporto personale”. La conversazione dura più di quaranta minuti, e spazia sui temi più vari, il collega ucraino sembra cortese ma qualcosa fa sorgere un dubbio ad Alli. “Mi sono state poste domande e segnalate situazioni potenzialmente molto imbarazzanti, aveva informazioni molto dettagliate e confidenziali”, ci racconta, “per fortuna ho fiutato che qualcosa non andava e sono rimasto cauto”. Una prudenza che si rivelerà provvidenziale: a parlare dall’altra parte della cornetta, si scoprirà poco più tardi, non era affatto il presidente del parlamento di Kiev, ma un imitatore russo che ne riproduceva perfettamente la voce. Continua Alli: “L’imitatore parlava di cose estremamente dettagliate e circostanziate, denotava una perfetta conoscenza della nostra attività alla Nato. Se avessi dato anche solo un’informazione in più e in modo più preciso, le conseguenze sarebbero potute essere molto gravi. Quando ho capito che ero stato oggetto di un attacco ho subito avvisato chi di dovere alla Nato e in Italia”.

Un primo particolare insospettisce Alli nel corso della lunga chiamata. “A un certo punto della conversazione mi viene rivolta la seguente affermazione: speriamo che Putin perda alle prossime elezioni”. Un’aperta provocazione, un’esca lanciata con la speranza che l’interlocutore italiano abboccasse: “Mi sono limitato a rispondere che questo è un sentimento condiviso da altri Paesi” confessa il parlamentare di Legnano, “può immaginarsi cosa sarebbe successo se avessi detto che bisogna lavorare perché Putin perda alle elezioni”. Ma la certezza inequivocabile dell’inganno arriva solo in un secondo momento: sul sito dell’agenzia di Sputnik Alli ritrova poco dopo il contenuto della conversazione telefonica, che lui credeva riservata. Ad ingannare il presidente dell’organo parlamentare della Nato, è la versione di Sputnik, non è stato un solo imitatore, ma ben due: Vladimir Kuznetsov, detto “Vovan”, e Alexei Stolyarov, conosciuto come “Lexus”. Poco dopo la chiamata a Washington, i due hanno contattato il presidente del parlamento ucraino Parubij fingendosi Alli. Un’altra conversazione di quaranta minuti: la voce di Alli è registrata dalla chiamata precedente, e Parubji cade nella trappola. Il politico ucraino, scrive Sputnik, discute con il collega di un eventuale referendum di Kiev per entrare nella Nato. Dall’altra parte gli imitatori russi rispondono che l’Alleanza atlantica “non è esattamente entusiasta dell’idea”. “Hanno cercato di metterlo in difficoltà con lo scopo di creare un incidente diplomatico fra il parlamento ucraino e l’assemblea parlamentare della Nato” spiega Alli, che poi aggiunge con rammarico: “non c’è stato il tempo di avvisarci reciprocamente, perché quando ho scoperto quello che era successo, l’attacco a Parubij era già avvenuto”.

La coppia di imitatori russi è nota da anni per aver chiamato diverse personalità di fama internazionale per metterle in imbarazzo e ingannarle fingendosi interlocutori di rilievo. Una prima chiamata che li rese famosi, scrive ancora il sito di Sputnik, fu ad Elton John: la pop-star da tempo aveva espresso il desiderio di parlare con Vladimir Putin della discriminazione degli omosessuali in Russia. Ricevuta una chiamata dai due imitatori, il cantante fu convinto di parlare con Putin in persona, e ne rimase così entusiasta da pubblicare un post su instagram. Il Cremlino poi smentì la chiamata, e contattò, questa volta per davvero, la star britannica. Altri nomi celebri sono finiti nel mirino di Vovan e Lexus, dall’ambasciatrice americana Nikki Haley al primo ministro polacco Mateusz Morawiecki fino al presidente turco Recep Tayyip Erdogan. Il duo di imitatori ha sempre negato legami con il Fsb, l’agenzia dei servizi segreti russi. Ma la rubrica telefonica di cui dispongono e l’agenda politica che sembra trasparire dalle loro chiamate lascia poco spazio all’interpretazione. Non è un caso che i due abbiano una preferenza per gli interlocutori ucraini, che si divertono a mettere in imbarazzo estrapolando frasi compromettenti e informazioni riservate, mentre si sono sempre rifiutati di attaccare Putin, perché, hanno affermato i due secondo il Guardian, “non vogliamo fare nulla che aiuti i nemici della Russia”.

“Ne parlerò con Stoltenberg”, ci assicura Alli, che oggi incontrerà il segretario generale della Nato. Alla luce dell’incidente di dicembre, il candidato legnanese denuncia “una campagna elettorale anomala, in cui i veri temi non vengono affrontati”, e mette in guardia dal sottovalutare alcune minacce di natura internazionale: “Le questioni di posizionamento del nostro paese nella comunità internazionale e i rapporti con l’Europa li vedo in secondo piano, se non in terzo”.

Il Cremlino, le interferenze, e quella chiamata per compromettere la Nato. Parla Paolo Alli

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