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L’Italia resta alleata indissolubile di Nato e Stati Uniti e continuerà a fornire l’appoggio logistico necessario, ma – ed è un “ma” importante – non parteciperà ad azioni militari in Siria. Sono le parole del Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni che in questo modo ha, da un lato, rasserenato il clima politico interno e dall’altro ha reso chiara la posizione del Paese che si presenta molto più in linea con la Germania (non casuale la telefonata fra il nostro premier e la Merkel) che con la Francia di Macron che è in prima linea per l’attacco contro il regime di Assad. “Una soluzione stabile e duratura per la Siria – ha detto il presidente del Consiglio – potrà venire lavorando per la pace e dando spazio alle Nazioni Unite, a Staffan de Mistura e ai tavoli negoziali perché non si perda la speranza”.

Se quindi Roma e Berlino restano alla finestra, riservandosi un ruolo di mediazione successivo, Washington e Parigi sono al lavoro per definire il “come” ed il “quando” di una risposta all’attacco chimico che ha prodotto vittime civili a Douma. Il “se” infatti appare una ipotesi non presa in considerazione. Trump vuole dimostrare che, a differenza di Obama, lui non resta inerme di fronte al superamento della “linea rossa”, mentre Macron vuole piantare la bandierina francese in Siria e nell’intera area, anche per confermare al regime saudita il senso della gratitudine per i ricchi accordi commerciali appena siglati. Alla Casa Bianca dopo i tweet roventi del Presidente, oggi è stata la giornata dei tecnici, dei militari. L’impressione è che dal Pentagono sia emersa la volontà di procedere senza fretta e senza errori. Sarà fondamentale colpire i target selezionati evitando accuratamente incidenti. Il dialogo con la Turchia, e forse – segretamente – con la Russia, è utile proprio a circoscrivere chirurgicamente l’area di intervento colpendo le forze di Assad.

In campo, naturalmente, anche la Nato il cui segretario generale, Jens Stoltenberg, ha affermato in conferenza stampa: “Sono in corso consultazioni tra alleati su come rispondere all’attacco” a Duma in Siria. E ha poi aggiunto: “Pensiamo che sia importante che i responsabili siano chiamati a rispondere di quanto hanno fatto”. “L’uso di armi chimiche – spiega l’Alleanza Atlantica – rappresenta una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale ed i responsabili ne pagheranno le conseguenze”. L’orologio scorre, le navi militari si avvicinano.

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