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I governi autoritari tendono a essere più vulnerabili nel momento in cui cercano di cambiare, quindi gli eventi in Arabia Saudita sono degni di attenzione. Essi riflettono la spinta alla riforma interna e la contesa tra i sauditi e l’Iran per l’influenza regionale. Le autorità saudite hanno operato un’ondata di arresti, compresi alcuni membri della famiglia reale e del governo. Tra gli obiettivi, il principe al-Waleed bin Talal. Gli arresti sono stati comunicati nell’ambito di una campagna anticorruzione promossa dal principe ereditario Mohammed bin Salman (in foto), che sta cercando di consolidare il potere come erede apparente di suo padre, il re Salman.

Il principe ereditario si è fatto dei nemici tra i componenti della famiglia reale e gli arresti sono il segnale che intende stroncare anche il più piccolo dissenso in un momento in cui sta cercando di riformare l’economia del Regno. Questi arresti sono il segnale che la transizione sarà tumultuosa, tanto più che l’Iran cercherà di sfruttare qualsiasi segnale di instabilità.

Questo è il messaggio inviato dalle dimissioni del primo ministro libanese Saad Hariri sabato scorso, comunicate durante un viaggio in Arabia Saudita. Hariri ha detto che temeva essere assassinato in un complotto e ha incolpato l’Iran per aver causato «devastazione e caos». A loro volta l’Iran e le sue milizie Hezbollah in Libano hanno incolpato i sauditi e gli Stati Uniti. Le dimissioni hanno messo fine all’alleanza tra Hariri, musulmano sunnita, e l’Hezbollah sciita. Israele le ha accolte con favore e ciò viene letto come un motivo per Israele o l’Arabia Saudita di attaccare Hezbollah al fine di ridurre la sua crescente influenza in Siria e nel Levante.

Nel frattempo, i sauditi hanno abbattuto un missile diretto a Riad, sparato dallo Yemen dai ribelli Houthi alleati con l’Iran. Il lancio di missili dimostra che gli Houthi sono ben lungi dall’essere sconfitti nella loro guerra in Yemen contro una coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Dietro tutto ciò c’è lo sforzo dell’Iran, appoggiato dalla Russia, di occupare il vuoto creato dalla caduta dell’Isis per dominare la regione. Israele e Arabia Saudita non possono permettere che ciò accada, e con gli Stati Uniti apparentemente a bordo campo, c’è da attendersi l’arrivo di un conflitto più pesante.

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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Di The Wall Street Journal

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