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E se dietro al retrofront del Niger sulla missione italiana ci fosse lo zampino della Francia? Per ora è solo una suggestione, ma non è da escludere a priori, anche a detta degli esperti. La doccia fredda che ha messo in stand by la missione italiana in Niger per il contrasto al traffico di migranti è arrivata direttamente dal ministro dell’Interno nigerino, Mohamed Bazoum, che ai microfoni di Rainews ha definito “inconcepibile” l’invio di 470 soldati italiani nel suo Paese, perché il suo governo non è “nello stato d’animo di poter prendere oggi decisioni su relazioni di questo genere con altri partner, come l’Italia”. Così la missione che ha riempito le prime pagine dei giornali negli ultimi mesi e infuocato le Camere in dirittura di arrivo della legislatura rischia adesso di concludersi con una figuraccia italiana agli occhi degli alleati. Per sondare gli umori dell’esercito e capire quali ripercussioni avrà il retro-front nigerino sulla strategia tricolore Formiche.net ha voluto sentire l’opinione di quattro generali: Mario Arpino, Leonardo Tricarico, Marco Bertolini e Stefano Cabigiosu.

“Difficile capire se la figuraccia è nostra o loro, ma conoscendo il ministro della Difesa Roberta Pinotti, che è sempre molto attenta, mi sembra improbabile che la svista sia sua”, commenta il generale dell’areonautica Arpino, già capo di Stato maggiore della difesa. Che invece rivolge lo sguardo Oltralpe: “Penso invece che qualcuno non desideri la nostra ingerenza in quell’area, che intralcia gli interessi dei nostri cugini francesi, questa missione è vista come tentativo di inserimento nell’asse franco-tedesco in Europa”. Prima di arrivare a conclusioni bisogna esser sicuri del contenuto delle due lettere inviate alla Pinotti dal governo di Niamey ma, aggiunge citando Andreotti, “a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca”, d’altronde “non sarebbe una novità, i francesi sono sempre spregiudicati”.

Per Tricarico, presidente della fondazione Icsa ed ex capo di Stato maggiore dell’Aeronautica militare, l’imbarazzo della smentita nigerina riporta al centro la falla principale della missione: la mancanza di un vero coordinamento europeo. “I governanti dei Paesi europei, Francia e Inghilterra in primis, non perdono occasione di pronunciarsi sull’opportunità di una Difesa europea comune, ma quando si passa sul piano pratico queste rimangono parole vacue”, chiosa il generale. Urge dunque mettere da parte la strenua difesa degli interessi nazionali per affrontare la crisi migratoria, che è prima di tutto crisi europea: “In Africa bisognerà creare immediatamente una missione europea, gli Stati membri devono abbandonare la retorica e creare una visione comune”. Al momento però, riconosce il generale, siamo ancora lontani dall’obiettivo. Perché se è vero che “l’Europa è matura per questo passo”, è innegabile che in Africa “gli interessi nazionali la fanno da padrone”. Sullo zampino francese Tricarico resta cauto, pur ammettendo che “la Francia si è sempre distinta per la sua spregiudicatezza nell’adottare comportamenti anti-europei”.

Nessun retroscena internazionale, si tratta solo “questioni di politica interna in Niger”, per Marco Bertolini, ex comandante del Comando operativo Vertice Interforze e della Brigata Folgore. “È chiaro che non ci facciamo una bella figura, ma non è solo colpa nostra”, continua, “certo, con più ambizione e una presenza più radicata sul territorio potremmo avere risultati migliori, forse sarebbe stato sufficiente inviare qualche addestratore”. Secondo il presidente dell’Associazione nazionale Paracadutisti Italiani la Francia non avrebbe motivo di scoraggiare un intervento italiano: “I francesi stanno utilizzando il supporto italiano in Mali e hanno fatto affidamento al nostro Genio nella Repubblica centrafricana, non mi aspetterei un loro rifiuto per il Niger”. Certo, riconosce il generale, “alla Francia non fa piacere che l’Italia voli troppo in alto con questa missione, perché ci troviamo in un’area di interesse strategico per loro e non possiamo mettere bocca più di tanto, spero che il nostro governo non si sia fatto illusioni”.

La partita non è chiusa invece per Stefano Cabigiosu, che alle spalle ha una lunga esperienza sul campo, dal comando della missione Nato Kfor al Vertice Interforze passando per il coordinamento delle missioni italiane all’estero. “Ci sono ancora spazi di negoziazione, ma ci dovrà essere un chiarimento definitivo sui compiti da affidare al contingente italiano che verrebbe schierato”. La strategia italiana ha i suoi punti deboli, a cominciare dal controllo del confine fra Niger e Libia, “che è molto più breve rispetto a quello di altri Paesi come il Chad o l’Algeria” e dunque potrebbe non essere risolutivo per fermare i traffici di migranti. Ad ogni modo, ci spiega il generale, una reticenza francese alla presenza italiana nell’area sembra poco plausibile perché “una forza con la capacità tecnologica di cui dispone ormai il contingente italiano fa comodo sia per il controllo del territorio, sia per l’addestramento delle forze di sicurezza nigerine”.

Politica interna del Niger o difetto europeo? Perché la missione in Niger si è fermata (per ora)

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