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C’è stato un mercato del lavoro ingessato, un Paese che girava intorno alla casa di proprietà, all’auto, al posto fisso, a una carriera per anzianità di servizio nella stessa azienda, che non esiste più. Ma intanto quella è la popolazione più longeva del loro secolo, disorientati. I lavoratori. Ma soprattutto la sinistra.
Quel Paese non manca a nessuno. Ci ha frenato. E se oggi siamo lenti è anche per quel modo di intendere la vita, il lavoro, la casa, la città, gli affetti, la carriera, “la roba”, la famiglia, la pensione.
Oggi però non possiamo dimenticare quel pezzo di popolazione che ha anche visto frustrate aspettative, sogni, a fronte di una sicurezza. Erano nati in “altri tempi”, le distanze apparivano insormontabili, le comunicazioni unidirezionali, pochi i canali alla tv, e per i colori serviva una scoperta (e una legge) successiva. Alcuni luoghi erano magici, alcune firme erano un mito, alcuni episodi a ricordarli ci brillano gli occhi. C’erano assaggi di futuro nel Paese. Ma il Comunitarismo non durò. Negli anni novanta, poi, si avvertiva tutta la stanchezza di un modello. Tanto che ci sono apparsi formidabili quegli anni sessanta. Che a ripensarci non avremmo mai voluto vedere ragazzi morti ammazzati sui marciapiedi delle scuole. La mafia, i governi che duravano poco, e i leader che non passavano mai, i partiti di governo, le ragioni degli extraparlamentari. Le antenne sui tetti, le radio pirata, gli elicotteri sorvolavano una zona ancora disabitata e qualcuno sognava palazzi, ville, cigni, metropolitane. Non c’era niente e tutto poteva esserci. Poi oggi, la quarta rivoluzione industriale, con pochi euro compriamo interi portali web, scegliamo nomi alle piazze digitali, c’è un’app per tutto. Abbiamo perso suolo, e sorvolato cieli. Nell’aria c’è qualcosa di nuovo. Per la prima volta nel mondo un popolo di centenari le affronterà. Bisogna immaginare il welfare del futuro, pensare a chi verrà dopo, non finisce tutto con noi.
I 18-34enni italiani sicuramente hanno un percorso molto diverso davanti, rispetto ai coetanei delle generazioni precedenti. I dati di queste ore ci raccontano dove vivono. Per il 66% risultano a casa dai genitori. E poco importa dire che c’è un lieve miglioramento rispetto ai primi anni della crisi. I giovani e la formazione, ancora una scommessa da vincere, nel nostro Paese. Ne parliamo il 24 novembre alle 18.00 a Milano al tavolo tematico che coordinerò all’interno dell’evento #IdeeItalia – La voce del Paese. (Hotel Gallia in Piazza Duca D’Aosta, 9).

Un Paese che cambia, una scommessa da vincere

C'è stato un mercato del lavoro ingessato, un Paese che girava intorno alla casa di proprietà, all'auto, al posto fisso, a una carriera per anzianità di servizio nella stessa azienda, che non esiste più. Ma intanto quella è la popolazione più longeva del loro secolo, disorientati. I lavoratori. Ma soprattutto la sinistra. Quel Paese non manca a nessuno. Ci ha…

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