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Tutti attenti per capire come “Governare la Cina”. Questo il titolo della raccolta di saggi del presidente Xi Jinping presentato ieri nella cornice della Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. Sala piena al Senato, per carpire il pensiero del segretario generale del Partito comunista illustrato dalla ambasciatore cinese a Roma, Lu Ruiyu, dal presidente della China International Publishing Group, Zhang Fuhai, dal sottosegretario al Turismo, Dorina Bianchi, da Francesco Rutelli, dalla vicepresidente della Camera, Marina Sereni, e dal senatore Alessandro Maran, presidente dell’Istituto per la cultura e gli studi cinesi.

Ad aprire i lavori il padrone di casa, il presidente di Palazzo Madama, Pietro Grasso, colpito dalla “ profonda e meditata prospettiva storica e dal fiducioso atteggiamento verso il futuro” dimostrato dagli interventi (la raccolta spazia dal 2012 al 2014) tenuti dal Xi.

Temi ricorrenti: la capacità di pianificazione della Cina, gli obiettivi in campo ambientale la strategia Made in China 2025 per fare del paese una superpotenza dell’industria ad alto valore aggiunto, la lotta contro la corruzione intrapresa nel primo mandato del presidente, durante il quale sono stati messi sotto indagine oltre 100mila funzionari di alto e basso livello nei gangli dell’amministrazione e del Partito. E ancora il sogno cinese, il risveglio della Cina che rivendica un ruolo guida nella comunità internazionale, con una ascesa che Xi ribadisce sarà pacifica.

“La prima idea del presidente Xi Jinping”, ha detto l’ambasciatore, “consiste nel chiarire il nuovo percorso di sviluppo della Cina, attraverso il rafforzamento economico, il miglioramento delle condizioni di vita e la creazione di uno stato di diritto. Linee che hanno dato una direzione allo sviluppo globale della Cina”. A questo si aggiunge la volontà di “rafforzare la gestione del partito, che ha il dovere di preservare la purezza e mantenere il contatto con il proprio popolo”.

Si tratta in sintesi dei cosiddetti “quattro comprensivi” ossia di quello che, salvo sorprese, sarà l’apporto teorico del presidente allo statuto del Pcc. Oltre a stabilire un ricambio quasi totale degli organismi dirigenti e tracciare la linea che il Paese dovrà seguire almeno per il prossimo decennio, il congresso del Partito che si aprirà 18 ottobre emenderà infatti il documento fondativo del Pcc.

Resta il dubbio se il pensiero del presidente sarà incluso facendo esplicito riferimento al nome di Xi Jinping, onore a oggi riservato soltanto a Mao Zedong e Deng Xiaoping e non invece ai suoi predecessori Jiang Zemin e Hu Jintao, le cui teorie delle “tre rappresentatività” e dello “sviluppo scientifico” sono rimaste senza riferimento diretto all’autore.

Le relazioni italo-cinese vivono una nuova e rigogliosa fase, ha ribadito Grasso alla platea, composta anche da studenti del Convitto nazionale che in mattinata ha ricevuto la visita della delegazione cinese.

Quella italiana, edita da Giunti, è una delle 22 versioni internazionali del libro che ha oggi ha venduto 6,4 milioni di copie in 160 Paesi. Una di queste ha fatto anche capolino in una foto pubblicata da Mark Zuckerberg, in occasione dell’incontro nel 2014 con lo zar della rete cinese, Lu Wei.

In vista del congresso la lettura del volume è diventato un compito obbligatorio per gli 89 milioni di iscritti al Pcc. La promozione rientra a pieno della costruzione della figura di Xi, a tal punto che il Quotidiano del Popolo, ha definito il libro il più importante scritto da un leader cinese da 40 anni a questa parte. Vale a dire dalla morte del Grande Timoniere. Non si tratta delle Citazioni delle opera del presidente Mao Zedong, meglio conosciuto come Libretto Rosso, non fosse altro che per la mole (588 pagine), ma la diffusione potrebbe ricordarlo da vicino.

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La Cina di Xi Jinping raccontata da Xi Jinping

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