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Il presidente della Commissione, dopo la precedente polemica col Parlamento europeo, ha voluto rientrare “alla grande”. Il suo tentativo, finalmente, di alzare un po’ il tiro, va apprezzato. L’intervento davanti al Pe si può prestare a varie letture; alcune positive, altre meno; però una cosa è certa: difficilmente produrrà qualche risultato concreto, lascerà le cose come stanno, anzi le sue proposte più significative sembrano fatte apposta per non cambiare nulla; appaiono piuttosto come una testimonianza, un lascito. Altrimenti si tratterebbe di un’ingenuità, come voler dare una mano ai tanti gattopardi che si annidano in molti paesi europei.

Si tratta di un intervento “ottimista”, visto che l’Unione adesso avrebbe il vento in poppa (con la Brexit); di quelli che vogliono continuare a far credere che l’unica responsabilità del “blocco” europeo, del mancato approfondimento o del superamento dei limiti dell’Eurozona, a cui la crisi ci avrebbe dovuto obbligare, sia solo del Regno Unito?
Così pare. Ne saremmo tutti felici, ma sappiamo che non è stato e non è affatto così.

Vediamo cosa dice:

ottimismo: all’inizio fa un’analisi ottimista (superficiale) della situazione a seguito della crisi (come non ci fosse stata), per quanto riguarda la ripresa, la disoccupazione, lo stato sociale, ecc, (forse pensava al Lussemburgo…) ignorando, di fatto, le gravi conseguenze che questa ha avuto nella gran parte dei paesi dell’Eurozona, Germania compresa, a causa della cecità con cui è stata affrontata dalla Commissione e dal Consiglio, dato che il peggio è stato evitato solo grazie all’intervento della Bce, ancora in atto;

le politiche: le proposte, diciamo di “ordinaria amministrazione” , che poi tali non sono, indicate sul commercio, l’industria, compresa la 4.0, l’ambiente, le migrazioni, la sicurezza, l’Africa, ecc, rientrano nella tradizione della Commissione, non aggiungono nulla di nuovo, anche se sono sensate, ma molto probabilmente lasceranno le cose come stanno;

unione di valori: poi passa al suo 6° scenario, parlando del suo amore per l’Europa (che è anche il nostro, anche se lo è di più per gli europei, specialmente per quelli che hanno perso il lavoro, o non hanno mai lavorato o sono diventati nuovamente poveri, senza assistenza, o per i piccoli imprenditori che hanno dovuto chiudere la loro attività o si sono addirittura uccisi….) Positivo che ritenga l’Unione una unione di valori, tra cui la libertà, l’uguaglianza, Stato di diritto, stesso lavoro stesso salario, ecc..; siamo tutti d’accordo, solo che ancora l’Unione mantiene o consente politiche che contrastano con tali principi. E’ questo il punto;

unità in due polmoni: ancora più incredibile, o quanto meno irrealistica, (cozza con la realtà dei fatti degli ultimi 10 anni) è la proposta di un’Europa a “due polmoni”, est ed ovest; ammette la divisione, che non piace a nessuno; la vorrebbe ricondurre ad unità, senza indicare come e con quali strumenti, facendo appello solo ai sentimenti. Inoltre esprime la giusta preoccupazione che il diritto sia sostituito dalle regole del più forte; ma se ciò avviene, è perché mancano gli strumenti democratici per impedirlo;

l’Unione più unita e più forte: sogna un’Europa più unita, (ottimo),dove tutti adottano Schengen, entrano nell’Unione bancaria, adottano l’euro, approvano uno zoccolo sociale comune ( una proposta che sento da 40 anni ). Non si comprende bene,però, cosa sia. Anzi, potrebbe essere anche più dannosa, senza un cambiamento del processo decisionale ed un controllo democratico;

eurozona: infatti non si può pensare che per rafforzare l’Uem basti dotare il Mes di più fondi, prevedere un capitolo specifico sill’eurozona nel bilancio generale della Ue; oppure nominare un apposito ministro delle finanze (mi sembra in contrasto con la proposta precedente), lasciando immutato l’attuale assetto decisionale dell’Uem; sarebbe una soluzione peggiore del male (attuale), inaccettabile senza nuove regole e nuovi strumenti. Giusto unificare la tassazione sulle imprese, una tassa sulle società di informatica o sulle transazioni finanziarie, ma chi e quando lo si fa? Il presidente sa benissimo che se ne parla da anni, molti, senza che nulla accada, e allora? Intanto si ferma l’allargamento e si chiude definitivamente (?) alla Turchia.

Che altro dovrebbe fare questa Europa più forte? a) mantenere lo stesso Parlamento, anche per la zona euro, ma il problema non è questo, sono le funzioni ed il potere decisionale del Pe; b) prendere misure più “ rapide” di politica estera; c) creare un fondo per la difesa… d) usare più forza contro il terrorismo; ecc..; domanda: come mai non l’ha fatto sinora?

una Unione più democratica: dovrebbe essere il piatto forte, il vero nodo sul tappeto che tiene l’Europa bloccata. Come pensa di risolverlo Juncker? a) prevedendo regole diverse sul finanziamento dei partiti (sic…ma dove sono i partiti europei?); b) promuovendo 300 incontri con la società civile in 80 città europee; c) rinnovando il codice dei Commissari; d) indicando il futuro presidente (una sorta di testa di lista) durante l’elezione del PE, da eleggere su liste transnazionali; e) prevedendo un solo presidente, abolendo quello del Consiglio. Sono tutte indicazioni condivisibili, ma che non affrontano e non risolvono il problema di fondo: la mancanza della politica e del principio democratico nel processo decisionale dell’Unione.

tabella di marcia: inoltre alla fine degli auspici precedenti, rimanda tutto il resto ad un ipotetico vertice che dovrebbe convocare la presidenza rumena il 30 marzo 2019, quando tutti i paesi faranno parte (o dovrebbero?) dell’Uem, dello spazio di Schengen e dell’Unione bancaria; così si potranno prendere le decisioni opportune (ma quali?) per un’Europa “più unita, più forte e più democratica, approfittando del vento favorevole”

In sintesi:

solo auspici: l’intervento contiene indicazioni ed auspici, in gran parte condivisibili; però si tratta di idee e di proposte che sono sul tappeto da tempo, alcune addirittura da decenni; mai approvate, sia che si tratti di politiche già previste dal Trattato, o avviate durante la crisi, sia relative all’Uem o auspicate in tanti documenti della Consiglio o della Commissione;

enfasi, non visione: non si riesce a cogliere una “visione”, anche quando parla di una unione di diritti e di libertà; si tratta piuttosto di desideri enfatici; come si fa ad immaginare che nel giro di così poco tempo si possa arrivare ad un’Europa “unica”? E poi, quale Europa? Federale? Confederale? O piuttosto quella che conosciamo, con qualche piccolo “maquillage”?

Responsabilità: certo le responsabilità maggiori sono del Consiglio (dei governi), quindi giusto rivendicare il metodo comunitario, ma la Commissione non si può chiamare fuori; ignorare quanto avvenuto con la crisi (non ne parla), compreso il blocco Ue e le mancate risposte alle altre emergenze sopraggiunte; lo stesso vale per il dibattito in corso sul futuro dell’Europa, con proposte sul tappeto più realiste e politicamente più rilevanti ed impegnative, per uscire dalla “gabbia” attuale, come quella, ad esempio dell’Europa a due velocità già esistente (o, meglio, a due lentezze, per ora), che potrebbe facilitare l’allargamento e la permanenza dello stesso Regno Unito (o sarà un’altra occasione persa?);

positivo: sarà già un risultato positivo se alcuni auspici del presidente si trasformeranno in proposte della Commissione (lo farà Juncker?) e poi in norme e politiche concrete da attuare, con effetti positive sulle persone; ma dubito molto che ciò avvenga.

migranti

Juncker illuso? Vuole ancora illudere noi?

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MATTEO RENZI, germanellum

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