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Non c’è più tempo per le incertezze da parte della politica e i vescovi italiani questo l’hanno capito bene. “Urgenza morale, urgenza spirituale, urgenza sociale in nome del rilancio del Paese. La ricostruzione materiale all’indomani del sisma e quella legata a possibilità di futuro per giovani, famiglie, migranti. Le responsabilità della politica, l’impegno della comunità ecclesiale”. È l’incipit, che non lascia spazio a mezze misure, del comunicato con il quale viene suggellata la sessione invernale del consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana, che si è svolta a Roma dal 22 al 24 gennaio. Testo che corrisponde alle indicazioni date dal presidente della Cei Gualtiero Bassetti, pronunciate nella prolusione introduttiva e in seguito raccolte e approfondite nello sviluppo dei lavori durante l’arco delle tre giornate (qui il commento di Benedetto Ippolito per Formiche.net e qui il testo del comunicato finale).

LA FINE DELLO STILE “PROLUSIONI”

In una modalità che peraltro sarà quella adottata in maniera sempre più netta a partire dalla prossima occasione analoga: niente più “prolusioni“, elemento cardine di una prassi che ha segnato il cammino della Chiesa italiana per molti degli ultimi anni, per alcuni risalente fino agli anni Settanta, ma una relazione introduttiva più breve, che lasci in questo modo spazio a un maggiore approfondimento in sede di dibattito. L’intenzione era già infatti stata preannunciata dallo stesso Bassetti subito dopo la sua elezione nello scorso maggio. Segno che, in quanto a cambiamenti tanto formali quanto sostanziali, anche la Chiesa italiana, sulla scia di Papa Francesco, continua a mostrare di fare sul serio.

L’APPELLO AGLI ELETTORI

L’appello dei vescovi al mondo della politica italiana è rivolto prima “agli elettori, perché superino senza esitazione ogni tentazione di astensionismo”, e in seguito “ai candidati, perché avvertano la necessità di un cammino formativo e la responsabilità di mantenere per tutta la durata del mandato un vero rapporto con la ‘base'”. Nessuna concessione quindi all’una o all’altra sponda, ma un richiamo alla responsabilità di tutti e di ciascuno, con l’aspirazione del ritorno a “una stagione alta e nobile” del cattolicesimo italiano in politica, come affrescato dallo stesso Bassetti nel suo discorso iniziale. Sulla scia del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per la Cei è quindi fondamentale “non disertare le urne”, ha aggiunto in conferenza stampa il segretario Nunzio Galantino, (nella foto). Liberando lo spazio da ogni sorta di interpretazione, nel momento in cui ha affermato che bisogna “superare ogni forma di ideologia” e non disegnare “nessun percorso politico, né di ‘Grosse’ né di ‘Kleine’ Koalition”.

LO SFONDO SOCIALE E POLITICO

E senza alcuna esitazione nel guardare in faccia le “divisioni e le paure che agitano il tessuto sociale”, come si legge nel comunicato. A cui fanno sfondo una “più significativa generosità di tante famiglie e comunità”, e nella “comune volontà di contribuire nei fatti a rasserenare e ricucire, chiedendo nel contempo che pure la politica faccia la propria parte per gestire al meglio fenomeni che richiedono lucidità di analisi e continuità di impegno”. Esortazioni che vanno messe in relazione diretta con un impegno di ancora più ampio respiro, quello della nascita di un “incontro di riflessione e di spiritualità per la pace nel Mediterraneo”, che si è detto avere riscosso un “consenso unanime e convinto” da parte dei vescovi che hanno partecipato al gruppo di lavoro.

L’INCONTRO PER LA PACE NEL MEDITERRANEO

L’iniziativa, che verrà promossa dalla Cei per dare il proprio contributo sul tema della pace nel Mediterraneo, e che è ancora da definire nei dettagli, “intende collocarsi idealmente nel solco della visione profetica di Giorgio La Pira”, il “sindaco santo” della Firenze del dopoguerra. Ad essere coinvolti nell’incontro saranno “i vescovi cattolici di rito latino e orientale dei Paesi che si affacciano sulle sponde del Mediterraneo”, valorizzando in quest’ottica “alcuni luoghi a forte valenza simbolica”. Con uno sguardo preferenziale per la Terra Santa, per Israele e per la Palestina. E per le “profonde crisi” da diversi anni “al centro” dell’area Mediterranea, per favorirne una “conoscenza diretta” che consenta “una lettura profonda”, una “difesa delle comunità cristiane perseguitate” e la “promozione del bene e della pace”.

IL LAVORO DEGNO COME PRIORITÀ ASSOLUTA

Al centro delle preoccupazioni più imminenti c’è però il tema del lavoro, di un “lavoro degno” che “rimanga per il Paese priorità assoluta”. Un metodo proposto è quello emerso dalla Settimana sociale dei cattolici italiani che quest’anno si è svolta a Cagliari, che in sintesi “impegna una conversione culturale”, a cui la Chiesa cercherà da parte sua di farvi fronte con “il potenziamento in tutte le diocesi della Pastorale sociale, intesa come mezzo e fonte di evangelizzazione”, e promuovendo altresì “forme di coordinamento della presenza dei cattolici in politica”.

IL TEMA DELLA FAMIGLIA E L’IMPEGNO DEI PARTITI

Subito dietro al tema del lavoro c’è poi quello della famiglia e della natalità. Galantino ha fatto riferimento al Patto per la natalità lanciato dal Forum delle Famiglie, che tuttavia “ha ricevuto l’adesione e l’impegno corale di tutti i leader di partito”, ha spiegato. Il problema è però capire quanta attenzione sincera e concreta ci sia nei partiti che vi hanno aderito. “Ho visto tra le proposte l’innalzamento dei contributi per gli asili nido. Ma se continuiamo di questo passo non avremo più i bambini da mandarci”, ha tuonato il presule. Cioè il punto “non è alzare il contributo, il problema è che in futuro non avremo chi metterci dentro”, ha chiosato. “Speriamo che dalle dichiarazioni di principio si passi ai fatti”.

L’IMPEGNO SUL SISMA E LA BORDATA SULLE DAT

Un “segno di condivisione con le sofferenze di famiglie e comunità” è stato infine quello della presentazione di “un’informativa relativa alle diocesi colpite dal terremoto nel 2016”, che prosegue nella direzione di un coordinamento con le istituzioni già intrapresa “all’indomani degli eventi sismici”, nella “firma di un Protocollo d’intesa” e nell’istituzione “di una Consulta e di un Tavolo di lavoro tecnico” (qui si può leggere l’informativa). Mentre infine sulle Dat, la legge sul fine vita, arriva la bordata: “Ideologica e controversa, specie nel suo definire come terapia sanitaria l’idratazione e la nutrizione artificiale o nel non prevedere la possibilità di obiezione di coscienza da parte del medico”. “Speriamo che l’Ordine dei medici si risenta“, ha affermato il segretario Nunzio Galantino ai microfoni dei giornalisti, al termine della conferenza stampa.

LA VISIONE COMUNE DEGLI EPISCOPATI EUROPEI

Dal punto di vista dell’Europa, nell’ottica di superare “il clima di diffuso scetticismo che negli Stati membri accompagna il progetto europeo”, i vescovi italiani hanno in conclusione indicato “l’esigenza di maturare una visione comune da parte dei diversi episcopati, in ordine a questioni rilevanti per la persona e la vita sociale, come pure circa l’orientamento di fondo sul futuro del continente”. Un impegno che lavora quindi per appianare le divergenze delle chiese nazionali su questioni sociali e politiche, su cui si può anche facilmente inserire lo spirito ecumenico di Papa Francesco, per mettersi a confronto e operare la sintesi di una visione comune del mondo e della società. Per far sì “che il cammino di unificazione europea” debba “poter coinvolgere l’intera comunità ecclesiale”.

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