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Se il Belgio è considerato la culla dello jihadismo in Europa, la Catalogna lo è in Spagna. Gli attentati del 17 agosto a Barcellona e a Cambrils hanno concretizzato un timore che perdura da tempo e che gli analisti conoscevano bene. I segnali di un fermento jihadista nella regione, infatti, si susseguono da anni.

IL REPORT

Lo scriveva già nel 2015 il Real Istituto Elcano, think tank di studi strategici spagnolo, in un documento pubblicato sul proprio sito. Uno studio da cui emerge come la gran parte dell’attività terroristica dell’islamismo jihadista spagnolo abbia avuto come snodo centrale Barcellona e la sua area metropolitana.

I NUMERI

Partiamo dai numeri. “Il 33,3% dei soggetti condannati in Spagna per crimini collegati al terrorismo jihadista fra il 1996 e il 2013 sono stati arrestati in Catalogna – si legge – Il 28,6% nella provincia di Barcellona. Inoltre il 30,6% erano residenti nella Comunità Autonoma (23,5% nel capoluogo)”. In anni recenti, la situazione si è aggravata. “Se consideriamo gli arresti fra il 2004 e il 2012, la percentuale sale rispettivamente al 37,5% e al 35,7%. Inoltre, quattro condannati su 10 per attività terroristica jihadista durante quel periodo operavano in Catalogna”.

TRE RETATE NEL 2017

Malgrado le statistiche citate dal Real Istituto Elcano si fermino al 2015, non sembra che nell’ultimo periodo la tendenza sia cambiata, almeno a giudicare dall’ultima grande operazione anti-terrorismo svoltasi in Catalogna, lo scorso 25 aprile, che ha portato a 8 arresti di presunti jihadisti che, ritengono gli investigatori, sarebbero collegati alle cellule belghe, operanti anche in Francia, e ad altri soggetti in Marocco. Si trattava, peraltro, della terza grande retata dall’inizio del 2017.

DA AL QUEDA ALL’ISIS

Le conferme che Barcellona rappresenti lo snodo del jihadismo spagnolo possono risalire agli albori del terrorismo islamista “moderno”, quando l’Isis non esisteva ancora e il monopolio del terrore era in mano ad Al Queda. È qui che nel 1995 venne arrestato il primo terrorista jihadista spagnolo, appartenente al Gia, il Gruppo Islamico Armato Algerino, all’epoca vicino all’organizzazione di Bin Laden.
A proposito di Al Qaeda, è in Catalogna che l’egiziano Mohamed Atta, il leader del commando dell’11 settembre, e lo yemenita Ramzi Binalshibh si incontrarono, per definire i dettagli un paio di mesi prima dell’attacco. Avvenne fra le città di Salou e Cambrils, a sud di Tarragona, molto vicino alla casa di un altro membro di Al Qaeda, un algerino in contatto con i membri più importanti della cosiddetta cellula Abu Dahdah, creata in Spagna già nel 1994.
Nel gennaio 2003, un anno prima del terribile attentato che la stessa Al Qaeda portò a termine l’11 marzo 2004 alla metropolitana di Madrid, un’operazione anti-terrorismo smantellò una cellula catalana, i cui membri furono trovati in possesso di telefonini identici a quelli utilizzati l’anno dopo nell’attacco alla capitale. Si sa inoltre che i terroristi che dopo l’11 marzo fuggirono in Iraq passarono da Santa Coloma de Gramanet, vicino a Barcellona, sede del GICM, il Gruppo islamico combattente marocchino, collegato ad Ansar Al-Islam, un’organizzazione a sua volta vicina ad Al Qaeda.
Non solo: nel 2008 un gruppo di 10 pachistani e un indiano progettavano di replicare l’attacco dell’11 marzo a Madrid, con obiettivo la metropolitana di Barcellona. Sette di loro risiedevano nel capoluogo, e uno era cittadino spagnolo naturalizzato. Probabilmente si trattava di un attentato suicida, scoperto durante la fase di preparazione e fortunatamente scongiurato. Gli investigatori hanno scoperto un collegamento diretto fra gli aspiranti attentatori e Therik e Taliban Pakistan (TTP), altro gruppo associato alla rete di Bin Laden.
Con il declino di Al Qaeda e l’arrivo dell’Isis, l’attività terroristica, pur subendo vari colpi, non si è fermata. L’8 aprile 2015 è stata scoperta una cellula dello Stato Islamico intenzionata ad attaccare proprio la Catalogna e a partire dal 2013 si sono svolte varie operazioni anti-terrorismo finalizzate allo smantellamento dei network jihadisti con base in Siria e in Iraq. “Il 35,3% dei sospetti sono stati arrestati in Catalogna, e quasi il 40% di loro qui risiedeva” sottolinea il think tank spagnolo.

IL CONTESTO

L’Istituto Elcano prosegue con un’analisi della penetrazione musulmana della Catalogna ritenendo possibile un collegamento con la diffusione dell’ideologia estremista. Nel 1995 c’erano più di 100 luoghi di culto dedicati all’Islam, ormai raddoppiati. “In non meno di un quarto di essi è stata individuata la presenza di estremisti collegati alle organizzazioni jihadiste come il Gruppo Salafita “Preaching and Combat (GSPC), e numerosi adepti di Hizb ut Tahir e della comunità Tabligh Jamaat, che sono entità fondamentaliste non violente ma promuovono un credo che è incompatibile con i valori democratici di una società aperta” sostiene il think tank spagnolo. A proposito del salafismo, i luoghi di culto di questo ramo dell’Islam in Catalogna sono circa 50, la metà di quelli presenti in tutta la Spagna.

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