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La retromarcia degli Stati Uniti sulle sanzioni, voluta da Trump, non rappresenta una contraddizione rispetto al percorso che Obama fece in collaborazione con l’Unione europea. Bensì un passaggio obbligato perché gli Usa, nel momento in cui si acuisce lo scontro tra i due grandi player del Golfo, l’Arabia Saudita e l’Iran, devono schierarsi e prendere parte.

La crescita del potere di Mohamed Bin Salman a Riad, che presto sarà re dei Sauditi, rappresenta il vero fatto nuovo. Un uomo giovane, dinamico, di formazione occidentale, che vuole fortemente la modernizzazione del Paese ma che allo stesso tempo considera l’Iran e i Paesi a maggioranza sciita come nemici assoluti da annientare.

Gli investimenti in spese militari (300 miliardi di Euro) voluto proprio da Bin Salman hanno come contropartita la fedeltà di Trump. Per questa ragione l’America si è schierata contro l’Iran mettendo in campo tutto l’archivio di vecchia retorica.

L’Italia e gli altri Paesi europei invece sono più liberi da queste dinamiche e hanno il diritto e dovere di giocare un’altra partita, soprattutto sul piano commerciale. L’Iran è un Paese di 80 milioni di abitanti, più ricco e moderno di come viene spesso rappresentato. Per l’Italia è un mercato potenziale nel settore pubblico e soprattutto nei settori privati.

È chiaro che per operare in situazioni come queste, le imprese italiane necessitano delle adeguate coperture assicurative di Stato sui contratti o commesse, anche e sopratutto per quei settori merceologici o della pubblica amministrazione che non saranno interessati alle sanzioni.

Certamente c’è un fortissimo elemento di rischio legato alla forte instabilità dell’area. Ma nonostante questo i Paesi del Golfo, e in particolare l’Iran, rappresentano una grandissima opportunità economica.

Qui l’articolo di Formiche.net: Soldi pubblici per gli affari con l’Iran. L’allarme di Washington

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