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Per risolvere lo “stallo” su Tim-Telecom Italia serve “procedere rapidamente con lo scorporo della rete per farla confluire in una nuova società posseduta e controllata interamente dalla società del gruppo Vivendi, per poi procedere successivamente alla collocazione in Borsa”. È questa la proposta di Asati, l’associazione dei piccoli azionisti di Telecom presieduta da Franco Lombardi (in foto), contenuta in una lettera inviata a soci, governo e regolatori, che include anche la rete di Sparkle. Ecco tutti i dettagli della proposta.

LA PROPOSTA DI ASATI

“Noi proponiamo – e ci rivolgiamo in primis a Vivendi (azionista di controllo di fatto), ai membri del Cda e a tutti gli azionisti – di procedere rapidamente con lo scorporo della Rete per farla confluire in una nuova Società posseduta e controllata interamente da Telecom, per poi procedere successivamente alla collocazione in borsa”, si legge nella missiva in cui si specifica che “la scelta che noi proponiamo non è nuova: la proponemmo in passato ed è abbastanza simile a quella adottata di recente in Inghilterra, dove la proprietà della rete è rimasta in capo a una holding costituita da BT ed è in qualche modo la soluzione seguita in Olanda con l’acquisizione di Reggerfiber da parte di KPN, l’incumbent olandese”.

IL MODELLO A CUI SI SPIRANO

Per Asati la soluzione per convergere verso una unica infrastruttura di rete è il modello di Inwit, la società delle torri di cui Telecom controlla il 60 per cento. “Potrebbe essere ricalcato a questo scopo il modello adottato per costituire Inwit con una operazione che, ricordiamo, è poi stata una soluzione di successo. Questa nuova Società dovrebbe comprendere, a nostro avviso, la rete fissa, quella mobile e anche Sparkle (viste le sinergie/interdipendenze che ci sono e chi si possono creare tra questa divisione di cavi sottomarini e le altre reti) ed è un errore pensare che la strategicità e la sicurezza degli asset è questione che riguarda solo questa, se pure rilevante, porzione di Rete”.

GLI STEP

Successivamente la nuova società immaginata da Asati potrebbe allargare l’azionariato ad altri soggetti interessati: “Ci riferiamo a fondi pensionistici, a privati, eventualmente a società operanti nel settore. In più si potrebbe procedere con nuovi piani di azionariato diffuso per i dipendenti e finalizzare una partecipazione attiva fino al 3-4%, come avviene in diversi paesi in Europa, anche ad esempio la Francia con Vivendi è un buon esempio. Perché non procedere in tale senso anche in Italia?”, si legge nella lettera firmata dal presidente Lombardi.

I VANTAGGI

Ecco secondo Asati i vantaggi di questa ipotesi: “Ha il merito di salvaguardare e considerare il patrimonio umano e di competenze professionali che possiede TIM Telecom Italia, una ricchezza da non dissipare”.
A guadagnarci, per i piccoli azionisti di Tim, sarebbe anche l’azionista di controllo Vivendi “che in questa ipotesi di nuovo scenario industriale/finanziario, potrebbe solo ricavarne benefici di diversa natura e tra l’altro limitando o recuperando completamente le perdite attuali”.
Ma non sarebbe il solo ad avvantaggiarsene: “Analogamente il potenziale beneficio si allargherebbe a tutti i fondi di investimento che detengono quote (circa il 57% è capitale straniero), a tutti i dipendenti azionisti che hanno in carico con i due piani azionari un valore intorno a 0.8 euro. Il nostro Paese ri-vedrebbe nella sua interezza un nuovo, coerente progetto industriale”.
La soluzione, inoltre, “potrebbe evitare possibili aggregazioni di fondi stranieri (ad es. quelli americani) che possono convocare una assemblea straordinaria per rivedere l’attuale composizione del CdA, con assegnazione proporzionali ai voti ricevuti”.

 LA DUPLICAZIONE DELLA RETE

La lettera di Lombardi ha toccato anche altri tasti del gruppo presieduto da Arnaud De Puyfontaine, come quello sullo sviluppo del piano banda ultra larga. Ricordando i passi in avanti fatti da Tim per cablare oltre il 70% della popolazione, i piccoli azionisti di Asati mostrano perplessità sulla questione della duplicazione della parte più periferica della rete (la rete per l’accesso al servizio), ad esempio nelle aree classificate come bianche o grigie. “Si avrebbe uno spreco di risorse, investimenti quasi certamente senza ritorni anche nel medio-lungo periodo. Rileviamo che questa decisione non è certamente una buona notizia per tutti quegli azionisti che investono molto spesso e a lungo termine in Tim – Telecom Italia”.

IL FUTURO DI TIM

Asati lamenta il “clima di indecisione”, e manifesta amarezza nell’osservare “che la politica in generale, è incerta e divisa sul da farsi: sul “se” e sul “come” applicare la “golden power”, su come attuare le articolate e ben documentate delibere della Consob e dell’Agcom. In attesa delle conclusioni a cui perverrà in Francia l’AMF (l’Autorité des Marchés Financieres), attraverso il nostro piccolo ma autorevole osservatorio intravediamo un futuro nebuloso, incerto, senza un indirizzo ben delineato, auspicabilmente vincente”.

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