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Una riflessione sul sistema formativo di oggi e sulla necessità delle generazioni di nativi digitali ad aprirsi a un mondo nuovo, nel quale il lavoro ha perso le caratteristiche del Novecento per confluire verso professioni condizionate in modo irreversibile dall’influenza del web. E’, in nuce, la tesi alla base del libro di Giovanni Lo Storto, direttore generale dell’Università Luiss Guido Carli, dal titolo “EroStudente. Il desiderio di prendere il largo” (Rubbettino), presentato il 25 settembre al Circolo Canottieri Aniene di Roma (qui le foto di Umberto Pizzi).

USCIRE DALLA COMFORT ZONE PER DIVENTARE ADULTI

“È cambiato il modo in cui comunichiamo, in cui acquistiamo, in cui interagiamo, ma inspiegabilmente la formazione è rimasta a un secolo fa”, scrive l’autore. Il volume auspica quindi una nuova prospettiva di formazione, sia teorica che pratica e incoraggia il sistema universitario a riscoprire le abilità ancora poco esplorate degli studenti, dando voce agli stessi ragazzi: “È a loro, ai giovani, che dobbiamo riconoscere la capacità di decidere da soli e di scegliere le professioni che prediligono”, ha sottolineato ieri l’autore.

Insieme all’autore sono intervenuti monsignor Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, l’imprenditore Flavio Briatore, il già sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Gianni Letta e Giovanni Malagò, presidente del Coni. Ha moderato il dibattito la giornalista Bianca Berlinguer.

ATENEI PIU’ MODERNI, SPAZIO ALLO SPORT

Giovanni Malagò ha messo a confronto il sistema universitario italiano e quello statunitense, nel quale, come è noto, l’aspetto sportivo-competitivo ha un peso cruciale. Ha posto l’accento in particolare sulla necessità di una migliore integrazione fra studio e sport negli atenei della penisola, dove spesso si riscontra una carenza di infrastrutture sportive, a fronte di un’organizzazione di successo negli Stati Uniti, dove le università fanno a gara per accaparrarsi gli atleti più promettenti, anche per avere un traino di marketing. “Ma la forza sportiva del nostro paese sono le 140mila associazioni che consentono di recuperare il gap di partenza”, ha concluso.

LA FORMULA DI BRIATORE: SUBITO AL LAVORO

Secondo Flavio Briatore, “di laureati ce n’è anche troppi e non si riesce a dare loro un’occupazione. I ragazzi oggi passano gli anni più produttivi della loro vita, dai 20 ai 30 a studiare e a formarsi, quando dovrebbero cominciare a fare lavori, anche umili, a 18 anni, a 23 padroneggiare una professione e prima possibile parlare come nativi le lingue straniere”, poi in modo provocatorio, ha concluso: “mio figlio, se posso, non lo faccio laureare”.

MISSIONE: UNIVERSITA’ AL PASSO CON I CAMBIAMENTI DEL MONDO

L’università è chiamata a ripensare se stessa perché sono cambiati i modelli di acquisizione del sapere: la conoscenza non è più depositata nei docenti che hanno il ruolo di consegnarla gerarchicamente a chi non ce l’ha, perché oggi il sapere è disponibile a tutti. È il pensiero di Dario Edoardo Viganò, che ha sottolineato come chi vive l’accademia riscontri proprio in questo mutamento il principale gap generazionale. Gianni Letta ha rimarcato che “la rivoluzione digitale impone modifiche profonde nell’organizzazione del lavoro e nell’istruzione di chi quel lavoro dovrà affrontare” e che “il sistema scolastico e universitario deve dunque adeguarsi e insegnare alle generazioni future ad affrontare anche le incognite del futuro”.

CHI C’ERA

Molti gli ospiti che hanno partecipato all’evento fra cui Mauro Masi, presidente e amministratore delegato di Consap, la conduttrice Ingrid Muccitelli, Chicco Testa presidente di Sorgenia, Mario Orfeo, direttore generale della Rai, il prefetto Luigi Varratta, Maddalena Letta, Livia Azzariti, l’attrice Elena Russo e Michel Martone, ex viceministro del Lavoro nel governo Monti.

I laureati? Sono troppi. Parola di Flavio Briatore

Una riflessione sul sistema formativo di oggi e sulla necessità delle generazioni di nativi digitali ad aprirsi a un mondo nuovo, nel quale il lavoro ha perso le caratteristiche del Novecento per confluire verso professioni condizionate in modo irreversibile dall’influenza del web. E’, in nuce, la tesi alla base del libro di Giovanni Lo Storto, direttore generale dell’Università Luiss Guido Carli,…

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