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Il gruppo Iccrea sarà probabilmente sottoposto all’esercizio di Aqr e stress test nella seconda metà del 2018. Lo ha confermato il direttore generale Leonardo Rubattu nel corso di un incontro stampa a Milano in cui ha presentato, insieme al presidente Giulio Magagni (nella foto), i numeri della realtà che conta 154 bcc pre-affiliate, 148,4 miliardi di euro di attivi e un patrimonio di 12 miliardi di euro.

I RAPPORTI CON BANKITALIA

Quella della settimana scorsa è stata una giornata importante per il futuro di Iccrea in quanto quest’ultima, insieme ai vertici delle bcc pre-affiliate, ha incontrato gli uomini di Bankitalia e quelli della Bce per fare il punto su alcuni aspetti decisivi della riforma. «Stiamo ancora discutendo con la Vigilanza di alcuni aspetti sensibili» relativi ad Aqr e stress test. «Puntiamo in tempi rapidi a sfruttare l’articolo 10 della Crr», ovvero il regolamento Ue sul credito, «che prevede di poter derogare ai requisiti prudenziali individuali», ha puntualizzato Rubattu. L’obiettivo di Iccrea è quello di convincere i regolatori che i requisiti esistono, ma sono conciliabili soltanto su base consolidata.

GLI STRESS TEST

Questo punto è particolarmente importante per le capofila ai fini del superamento degli esami imposti dalla Vigilanza. Non va tuttavia dimenticato che Iccrea è l’unico gruppo bancario cooperativo ad essere già stato sottoposto in passato a stress test (avendoli anche superati). Ma il comprehensive assessment del 2018 sarà ovviamente diverso da quello affrontato in passato visto che, sulla scia della riforma varata dal governo Renzi, la realtà romana guiderà più di un centinaio di piccole banche a cui è legata da un sistema di garanzie incrociate. Secondo lo Srep condotto da Banca d’Italia, solo il 2% (cioè 3 banche su 154 complessivamente affiliate) «ha uno score preoccupante, cioè da semaforo rosso». Al 30 giugno i crediti deteriorati netti in pancia al gruppo bancario cooperativo Iccrea su base consolidata ammontano a 9,7 miliardi di euro, con un Npe ratio inferiore al 12%. Tra questi si contano 4,2 miliardi di sofferenze, 4,7 mld di inadempienze probabili e 0,7 miliardi di crediti scaduti. Il tasso di copertura del deteriorato è del 46%. La raccolta diretta del gruppo si attesterà sui 131,2 miliardi di euro e gli impieghi a 91 miliardi di euro, con un Cet1 Ratio del 15,2% e un Total Capital Ratio del 15,6%.

I NUMERI DEL GRUPPO

Il gruppo totalizzerà 2.593 sportelli in tutta Italia, posizionandosi come terzo gruppo bancario per numero di sportelli e come quarto per numero di attivi. Nonostante le dimensioni raggiunte Iccrea non ha nessuna intenzione di quotarsi. «Lavoreremo per far sì che gruppo bancario Iccrea abbia un azionariato come quello che ha sempre avuto», ha aggiunto il presidente Giulio Magagni. «L’ingresso di soci esterni snaturerebbe la nostra storia. La forza di questo gruppo è anche la diversità rispetto» ad altri soggetti bancari. «Perciò vogliamo evitare di quotarci e di far entrare nuovi azionisti». Rubattu entra poi nel dettaglio. «Abbiamo nel gruppo asset con valorizzazioni molto elevate come la piattaforma di monetica; ricordo anche che siamo un asset manager, e abbiamo una società credito al consumo con un importante stock. Ci sono quindi varie opzioni di capital managemet che ci permetteranno di non diluire l’azionariato». Iccrea potrebbe poi in un secondo momento ragionare sulla cessione di quote di minoranza di società controllate per ottenere liquidità.

LE POLEMICHE

Non è mancata nemmeno una risposta polemica nei confronti di Cassa Centrale Banca, il gruppo trentino candidato a sua volta a coaugulare intorno a sè una parte consistente del credito cooperativo. Iccrea non sembra infatti intenzionata a trovare un accordo nell’immediato in merito alla partecipazione del 22% detenuta da Cassa Centrale Banca (anch’essa candidata a svolgere il ruolo di capofila di parte delle Bcc su scala nazionale) e dalle casse rurali pre-affiliate. «È improprio chiederci la restituzione del capitale», ha commentato il d.g. del gruppo bancario Iccrea Leonardo Rubattu. «Non abbiamo nessuna fretta di porci questo problema. È superficiale chiedere che quel capitale sia restituito perchè andrebbero restituiti anche i rischi ad esso collegati. È un tema che deve risolvere Cassa Centrale Banca».

(Articolo pubblicato su MF/Milano Finanza, quotidiano diretto da Pierluigi Magnaschi)

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