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Tra le città chiamate al voto domenica scorsa Parma era certamente tra quelle su cui erano maggiormente puntati gli occhi degli osservatori. Si tratta infatti della prima città che nel 2012 fu conquistata dal M5s. Ed è anche la città in cui il sindaco di questa forza politica, Federico Pizzarotti, è stato oggetto di un discusso provvedimento di espulsione da parte dei vertici del partito. Nella città emiliana, il sindaco uscente si presentava dunque per la riconferma non più sotto l’insegna delle cinque stelle ma con una propria lista denominata “Effetto Parma”. Il Movimento 5 stelle schierava un proprio candidato (Daniele Ghirarduzzi). Sulla scheda elettorale erano poi presenti un candidato della coalizione di centrosinistra (Paolo Scarpa) e una della coalizione del centrodestra (Laura Cavandoli), più altri candidati minori.

Come tutti sanno, il voto del primo turno ha portato al ballottaggio Pizzarotti e Scarpa, mentre il candidato del M5s ha avuto un peso irrilevante. Di fronte a questo esito è interessante chiedersi quali dinamiche elettorali l’abbiano prodotto.

Pizzarotti ha conservato i propri voti del 2012 oppure il cambiamento di casacca ha determinato un cambiamento nella composizione del suo elettorato? In quali direzioni ha espanso il proprio bacino elettorale? Gli elettori del M5s come si sono comportati? Gli elettori di quali forze politiche hanno alimentato maggiormente l’astensionismo (che in questa città è aumentato di quasi 9 punti percentuali)? Per rispondere a queste domande abbiamo compiuto, attraverso le stime del cosiddetto “modello di Goodman”, delle analisi sui flussi elettorali.

Più precisamente, abbiamo elaborato due stime. La prima riguarda i passaggi tra il primo turno delle comunali del 2012 e il primo turno delle comunali del 2017. La seconda riguarda invece i passaggi tra le politiche del 2013 e le odierne comunali.

Gli elettori che nel 2012 avevano scelto Pizzarotti si sono praticamente divisi in due, tra chi ha rinnovato la fiducia al sindaco (è il 4,7% del corpo elettorale) e chi ha preferito astenersi (il 5,5% del corpo elettorale). In altre direzioni (compreso il nuovo candidato cinquestelle) sono andate solo briciole.

Pizzarotti ha espanso il bacino elettorale del 2012 “rubando” una fetta rilevante di voti (8,3% dell’elettorato) al bacino dell’allora candidato di centrosinistra (Bernazzoli). Anche dal bacino del candidato di centrodestra (Ubaldi) arriva una discreta fetta di voti (3,1%). Pizzarotti è dunque riuscito ad espandere il suo bacino di voti (passando dal 19,5% dei voti validi del 2012 al 34,8% del 2017). Grazie a questa capacità di pescare in modo trasversale.

Quello che sarà il suo sfidante al ballottaggio, Scarpa, ha tratto i suoi voti quasi interamente dall’elettorato dei candidati di centrosinistra e di sinistra del 2012. Analogamente, la candidata di centrodestra Cavandoli ha pescato quasi tutti i suoi voti da Ubaldi e da Buzzi, nel 2012 candidati di centrodestra e destra.

È opportuno osservare i flussi anche dalle politiche 2013, così da avere un punto di riferimento comune con altre città, quando anche di queste altre potremo elaborare le stime dei flussi:  si osserva la grande fuga dell’elettorato M5s verso l’astensione (a Parma il 14,5% dell’elettorato passa dal partito di Grillo al non-voto). Una fetta abbastanza consistente (4,8%) premia poi Pizzarotti.

Anche con questa stima si osserva la capacità di Pizzarotti di pescare voti in modo trasversale, rubando un gran numero di voti all’elettorato del Pd e ricevendo poi qualche più piccolo contributo dagli altri bacini elettorali. L’elettorato del Pd mostra un certo grado di infedeltà: si nota infatti che non solo una parte rilevante di questo bacino si riversa su Pizzarotti, ma quote non trascurabili premiano Cavandoli e candidati minori.

L’elettorato di quello che nel 2013 era il Pdl perde invece soprattutto in direzione dell’astensione, di cui –
dopo il M5s – è il principale “fornitore” (ben il 5,9% dell’elettorato trasmigra dal partito di Berlusconi al
non-voto).

In definitiva le stime dei flussi di Parma possono essere sintetizzate evidenziando i seguenti elementi:
1. Pizzarotti rivela una notevole capacità di espandere il proprio elettorato in modo trasversale (ma soprattutto ai danni del centrosinistra).
2. La composizione dell’elettorato di Pizzarotti è dunque in parte diversa rispetto al 2012: oggi si nutre di una rilevante componente proveniente dal centrosinistra.
3. L’elettorato del Pd e quello del candidato di centrosinistra del 2012 mostrano un grado rilevante di infedeltà.
4. L’astensione è alimentata in primo luogo dal M5s (che subisce un vero e proprio esodo) e, secondariamente, dall’elettorato di centrodestra.

(Per approfondimenti si può consultare il testo integrale del report dell’Istituto Cattaneo a questo link, al sito www.cattaneo.org)

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Parma, ecco come Pizzarotti ha fatto la festa a M5S e centrosinistra. Report Istituto Cattaneo

Di Rinaldo Vignati

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