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“Se andremo al governo, bloccheremo il Tav in Valle di Susa, è nel nostro programma da sempre”. Sono state le parole pronunciate ieri da Luigi Di Maio dal palco della Festa del Movimento 5 Stelle a Torino, introdotto dalla sindaca Chiara Appendino. La Torino-Lione, da sempre osteggiata da M5s, verrà dunque bloccata dal Movimento qualora andasse al governo, ma cosa c’è scritto nel Programma Trasporti votato su Rousseau dai militanti a 5 stelle e come si pone la sindaca Appendino nei confronti dei No Tav che da anni lottano per bloccare i cantieri? Ecco dettagli e ultimi aggiornamenti.

IL PROGRAMMA TRASPORTI M5S

Il programma di governo del movimento 5 Stelle in fieri è in fase di composizione dalla scorsa primavera. Le votazioni su Rousseau hanno toccato i temi più svariati, dall’energia al lavoro, dalle telecomunicazioni alle banche fino ad arrivare ai trasporti. Votato lo scorso 27 aprile sulla piattaforma Rousseau, nel Programma Trasporti non si fa alcun riferimento diretto all’alta velocità Torino-Lione, ma si parla di “revisione dei progetti in corso riaggiornando le analisi costi-benefici ed i piani economico finanziari”, tra cui può a buon titolo essere incluso il progetto dell’alta velocità. Tale revisione “dovrà guidare il necessario aggiornamento delle opere da realizzare annullando o declassando la realizzazione delle opere non più utili”. E per le opere già contrattualizzate, “si dovrà procedere a valutare l’opportunità del loro completamento” perché “completare un’opera infrastrutturale con anni di ritardo vuol dire non rispondere alle mutate necessità dei territori e della stessa società”.

LA POSIZIONE DI APPENDINO

Lo scorso dicembre la giunta Appendino si era pronunciata per l’uscita della città di Torino dall’Osservatorio tecnico sulla Torino-Lione, un passo ulteriore verso la chiusura di quei cantieri che, secondo lo stesso Di Maio, sono uno spreco di risorse economiche che potrebbero essere usate altrove. “So bene – aveva detto la prima cittadina dopo la votazione – che un sindaco non può bloccare il Tav, ma questo è un atto che ha grande valenza politica e sono orgogliosa di poterlo votare. Le ragioni del No non sono ideologiche, ma sono frutto di un’analisi costi-benefici”. Costi e benefici di cui Appendino aveva parlato anche in campagna elettorale, quando in piazza parlava di una Torino “più efficiente […] industriale e produttiva”.

RAPPORTO CON I NO-TAV

Se per Di Maio, la giunta Appendino e la stessa sindaca la chiusura dei cantieri della Torino-Lione non è una questione ideologica, ha invece una radice più profonda di quella “costi-benefici” la lotta portata avanti dai movimenti No-Tav sui territori interessati dai cantieri. Durante il corso degli anni, infatti, i gruppi territoriali hanno portato avanti molte campagne di boicottaggio a cui si è risposto, a livello istituzionale, con indagini e arresti. Proprio dopo l’uscita di Torino dall’Osservatorio Tav, la consigliera comunale Cinque Stelle, Carlotta Tevere, aveva espresso “solidarietà a nome del gruppo consiliare del M5s” ai 38 militanti No Tav condannati a novembre dalla Corte d’appello di Torino per gli scontri del luglio 2011, solidarietà confermata dal capogruppo del M5s, Alberto Unia, ma poco gradita a Appendino (“Siamo in una sede istituzionale – aveva detto, in disparte, a Tevere – sarebbe stato meglio se queste affermazioni le avessi fatte durante la conferenza stampa dell’altro giorno”.

QUESTIONI APERTE

Il fronte contrario alla Torino Lione sarebbe dunque ampio, seppure con divergenze di principio, ma restano aperti ancora molti fronti. Malgrado l’uscita di Torino dall’Osservatorio, infatti, Appendino era stata costretta a rimanere dentro l’organismo in quanto presidente della Città metropolitana. Il Consiglio metropolitano, in cui Appendino non ha la maggioranza, aveva obbligato la sindaca a “proseguire l’attività di partecipazione all’Osservatorio, mettendo a disposizione competenze tecniche e risorse per contribuire alla ricerca di soluzioni utili per realizzare il miglior progetto possibile, dal punto di vista sia ambientale che economico”. I lavori dell’Osservatorio, dunque, proseguono, così come i cantieri, in attesa di conoscere le prossime mosse della città di Torino e del Movimento 5 Stelle nazionale. “Se andremo al governo – ha detto Di Maio da Torino – potremo tollerare ancora di sprecare miliardi in Valle di Susa, quando ci sono i mezzi pubblici che non funzionano?”.

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