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Con la decapitazione di una statua di Cristoforo Colombo a New York e l’abolizione del Columbus Day a Los Angeles, la furia iconoclasta negli Stati Uniti contro i presunti simboli della repressione dei nativi americani raggiunge il suo picco dopo un’ escalation di tensioni iniziata con gli scontri di Charlottesville.

Abbiamo chiesto a Umberto Mucci, presidente dell’associazione We The Italians, come sta reagendo la comunità italo-americana alle offese a Colombo. Ecco la sua conversazione con Formiche.net.

Presidente Mucci, perché questa furia iconoclasta negli States contro Cristoforo Colombo?

È un fenomeno che c’è da molto tempo. Negli anni ’90 nella celebre fiction “Sopranos” c’erano i nativi americani che protestavano contro Colombo. Sta esplodendo adesso perché la polemica è nata in contemporanea a Los Angeles e New York. Il consiglio comunale di LA ha deciso di cancellare dal calendario cittadino il Columbus Day sostituendolo con l’Indigenous Day, senza capire che il Columbus Day ormai è la celebrazione dell’italo-americanità, non di Cristoforo Colombo. A New York invece il Consiglio Comunale vuole tirare giù la statua di Columbus Circle.

Eppure l’isteria sembra trasversale e un po’ confusionaria. Ad esempio alla base degli scontri di Charlottesville c’era la rimozione della statua di Robert E. Lee, generale dei confederati durante la guerra civile…

Cerco di guardare il lato positivo. Io amo gli Stati Uniti, gli americani sono un popolo che, al contrario di altri, quando credono in una cosa fanno di tutto per dimostrare ciò in cui credono. Gli americani mettono un cartello nel giardino di casa con su scritto chi votano, qualcosa del genere in altri Paesi è inimmaginabile. Adesso ci sono degli americani, purtroppo sempre di più, che presi dal politicamente corretto si sono convinti che bisogna giudicare le persone che hanno vissuto in epoche diverse con gli standard di oggi e che la storia è stata scritta solo dai vincitori, un’idea sbagliatissima.

Ma allora Trump aveva ragione quando sul caso Charlottesville ha detto che da entrambi le parti ci sono dei violenti?

Su questo non c’è dubbio. Ormai Trump viene attaccato anche se dice una cosa giusta. Bisognerebbe avere l’intelligenza di capire che se una cosa è vera, lo è anche se la dice Donald Trump. Trump ha diviso il Paese, ma lo ha fatto anche Obama. Adesso questa recrudescenza su Colombo non ha un particolare motivo. Ogni anno avvicinandosi ottobre con il Columbus Day ci sono proteste e c’è chi scrive degli editoriali particolarmente fiammeggianti. Adesso sta succedendo in anticipo per colpa degli scontri di Charlottesville.

E il sindaco italo-americano di New York Billy De Blasio cosa dice?

Il sindaco Billy De Blasio non si è pronunciato ma ha nominato una commissione che deve decidere in 90 giorni quali statue e monumenti di New York sono offensive. Questa commissione quasi certamente concluderà che la statua non va buttata giù, perché De Blasio non può permetterselo a livello elettorale. C’è chi dice che si metterà una placca con una spiegazione aggiuntiva.

I sindaci De Blasio a New York e Eric Garcetti a Los Angeles sono entrambi del Partito Democratico. I democrats stanno cavalcando le proteste in chiave anti-Trump?

Credo che questa vicenda riguardi soprattutto il politically-correct, che spesso è più di sinistra che di destra. De Blasio è un sindaco di una sinistra molto radicale. Ha vinto le scorse elezioni perché non c’era un candidato veramente forte a correre contro di lui. Adesso ha annunciato che marcerà nella Columbus Parade, perché ha capito che non può inimicarsi gli italo-americani, anche se lo ha già fatto.

E la comunità italo-americana come reagisce alle sfuriate su Colombo?

Gli italo-americani rispetto agli altri gruppi etnici negli Stati Uniti sono quelli che si lamentano di meno. Invece di lamentarsi, hanno sempre lavorato a testa bassa. Per questo sono meno rispettati dal politically-correct, perché non piangono e così nessuno può dire “poverini”. Questo però non vuol dire che non si infurino, perché gli italo-americani, che lavorano più di tutti, sono particolarmente irascibili quando viene toccato qualcosa che sta loro a cuore.

Come influisce sulle elezioni di novembre la scelta di De Blasio di non prendere posizione?

Sulla comunità italo-americana peserà moltissimo. Lo scivolone grosso non lo ha fatto lui, ma il presidente del consiglio comunale Melissa Mark-Viverito che ha definito Colombo “un generatore d’odio”.

Quanto pesa alle urne di New York la comunità italo-americana?

È difficile conoscere le statistiche esatte. È certo però che nel Tri-state, l’area che unisce lo Stato di New York, il New Jersey e il Connecticut ci sono 3,5 milioni di persone di origine italiana. Persone che se volessero per legge avrebbero il diritto ad ottenere un passaporto. Si tratta dell’agglomerato di italiani più grande al mondo: basti pensare che Roma ha circa 3 milioni di abitanti e non tutti sono italiani. Le due contee con più italiani che votano a New York sono Putnam County e Nassau County, entrambe a Long Island. Nei cinque distretti della città di New York gli italiani sono tantissimi, soprattutto a Staten Island e Manhattan, e adesso sono molto arrabbiati con De Blasio.

E sul piano politico gli italo-americani come si dividono?

Nella comunità italo-americana non ho mai visto una cosa così divisiva dal punto di vista politico. Sotto i nostri post sulla pagina Facebook abbiamo avuto più di 4000 commenti: il 90-95% chiede che Colombo sia lasciato in pace, e tendenzialmente vota a destra, il resto, per lo più democratici, vuole abbattere la statua. Ci sono italo-americani che votano democratico e altri repubblicano, ma di solito c’è sempre una commistione e un’intesa. Se invece che del Columbus Day si parlasse dell’Italian-American Heritage day nessuno protesterebbe.

E invece alle presidenziali la comunità italiana come vota?

Solitamente gli italo-americani votano per il 33% repubblicano, per il 33% democratici e il restante in modo indipendente. Questo di per sé è un problema, perché un gruppo etnico, se non vota solo da una parte, fa più fatica a far valere le proprie istanze. Gli afroamericani ad esempio, che votano quasi tutti democratico, sono un blocco elettorale forte e come tale dopo fanno sentire la propria voce. Ci sono però 3 donne italo-americane che nel partito democratico hanno abbattuto tre record. Nancy Pelosi è stata la prima donna fra il 2007 e il 2011 a divenire lo speaker della Camera, che è la terza carica negli States. La seconda, Geraldine Ferraro, nel 1984 è stata la prima donna correre come vice-presidente nel ticket democratico di Walter Mondale, venendo poi sconfitta da Reagan. La terza, la democrat Ella Grasso, è stata la prima donna ad essere eletta come governatore di uno Stato in Connecticut.

Vi racconto l'irritazione degli italo-americani per le follie contro Colombo

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