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I fatti di Barcellona, Cambrils e Alcanar fanno intravedere un’evoluzione del modus operandi dell’Isis, con una strutturazione dei gruppi jihadisti e una maggior coordinazione dell’attività terroristica.
Tutto lascia pensare che ci sia un collegamento fra la strage sulle Ramblas di giovedì pomeriggio, lo scontro a fuoco di giovedì notte a Cambrils, e l’esplosione di qualche giorno prima ad Alcanar di alcune bombole di gas, che i terroristi probabilmente volevano utilizzare in un attentato. Si attendono conferme da parte degli inquirenti, ma sembra emergere un’azione coordinata di una o più cellule, con la partecipazione di numerosi elementi. Insomma si configura un attacco più simile a quello andato a segno a Parigi nel novembre 2015 che non a quelli più recenti, di Nizza e Berlino nel 2016 e dello scorso giugno Londra, opera di lupi solitari o di piccoli gruppi.

L’ANALISI DEL CESI

“Gli eventi di questi giorni segnalano senz’altro un fil rouge con gli altri attentati europei – spiega Francesca Manenti, analista del Centro studi internazionali (Cesi) diretto da Andrea Margelletti – Li accomuna, per esempio, l’uso di oggetti semplici, di facile reperibilità, come furgoncini e auto, o di cinture esplosive, vere o finte che siano. Ma si nota anche una strutturazione maggiore: se la presenza di più cellule dovesse essere confermata, emergerebbe un gruppo molto più coordinato di quello che ha agito a Nizza”.

ISIS E AL QAEDA

Certo, sembra trattarsi di un tipo di terrorismo ben diverso rispetto a quello di Al Qaeda, coordinato da una rete clandestina ma ben solida. “Isis ha destrutturato l’elitarismo di Al Qaeda, dove per operare occorreva essere iniziati e aderire a un’ideologia profondamente radicata – prosegue Manenti – L’Isis invece lancia un messaggio jihadista generico, invitando tutti a lottare contro gli infedeli con qualunque mezzo, anche semplice. Un concetto ben lontano dall’idea del foreign fighter che va in Siria a fare esperienza operativa”.

LE PECULIARITA’ DELLA STRAGE SPAGNOLA

Malgrado Daesh abbia diffuso un terrorismo più “semplice” rispetto al network di Bin Laden, a quanto pare il suo modello è in costante evoluzione. Per esempio i terroristi che hanno colpito in Spagna hanno tentato la fuga e non hanno seguito il “protocollo” suggerito in passato dalla stessa propaganda dell’Isis, che prevede di colpire finché non si viene abbattuti. “Sembra che il terrorismo europeo abbia perso la figura del shahid (il “martire”) che si immola per la causa, centrale in Al Queda – spiega Manenti – Un’azione del genere prevedeva un’interiorizzazione dell’ideologia jihadista che oggi sembra venire meno, forse perché siamo di fronte a individui in buona parte auto-radicalizzati, magari tramite internet”. La minor propensione al “martirio” dell’Isis si spiega anche con motivazioni strategiche: “Anche qualora ci fossero foreign fighters in grado di passare le loro competenze alle reclute, Isis non potrebbe permettersi di perderli a cuor leggero, perché il bombarolo è una risorsa preziosa, immolarlo è sempre problematico”.

L’EVOLUZIONE ISIS

Eppure, da un certo punto di vista, la maggior strutturazione dei gruppi terroristici può essere un dato positivo per l’attività di indagine. “È vero che il lupo solitario agisce all’improvviso, mentre se aumenta la strutturazione l’attività terroristica può essere più rintracciabile – argomenta Manenti – Tuttavia le relazioni si concretizzano spesso in contesti dove il contatto umano tende a scomparire, penso alle banlieue parigine. Il contrasto al terrorismo quindi va certamente affrontato in modo più strutturato: bisogna eradicare le fondamenta del problema. Gli attentati sono la punta di un iceberg, alla base esiste un problema di integrazione e di commistione con la criminalità. Tutti fattori che favoriscono la pianificazione di attentati”.

CIA E SERVIZI SPAGNOLI

A proposito di attività preventiva, diverse testate hanno rilanciato la notizia che negli scorsi mesi la Cia avrebbe fornito un’informativa ai servizi spagnoli, in merito a probabili attentati. Abbastanza per supporre una falla nella sicurezza, da parte delle autorità spagnole? “Non possiamo avere la certezza delle comunicazioni fra Cia e servizi – risponde Manenti – Bisognerebbe capire anche a quale livello di informazioni la Cia sarebbe arrivata. Credo che la polizia catalana abbia agito prontamente, non solo per la rapidità di intervento a Barcellona, ma anche per aver ridotto l’impatto dell’attacco a Cambrils. Il fenomeno del terrorismo è multiforme, ha caratteristiche che si ripetono ma è imprevedibile, quindi diventa difficile puntare il dito contro i servizi spagnoli. Certo, esistono dei problemi in seno all’Unione Europea rispetto alla condivisione delle informazioni, e più ancora rispetto alla messa a sistema di pratiche comuni che potrebbero agevolare il contrasto al terrorismo. Ma qui spetterebbe alla politica intervenire”.

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