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Quando Virginia Raggi partecipò al dibattito televisivo di Sky insieme c Roberto Giachetti, prima del ballottaggio per il Comune di Roma, alla domanda “A chi intitolerebbe una via?” Raggi rispose: “Sarebbe interessante chiedere ai cittadini a chi intitolerebbero una via”. L’interesse per i referendum è una delle caratteristiche del suo partito, il Movimento Cinque Stelle, che conta su uno status per questo tipo di consultazioni popolari, nonostante la partecipazione dei cittadini sia sempre molto bassa.

IL REFERENDUM DEL PARCO FILIPPO VI

L’esempio più recente è stato il referendum a Madrid sul cambiamento del nome del parco Filippo VI, il secondo più grande della città.Il Parco Filippo VI è quattro volte il Central Park di New York. L’amministrazione del sindaco Manuela Carmena di Ahora Madrid, alleati di Podemos (qui l’articolo di Formiche.net) voleva ribattezzare il parco come “Parque Forestal de Valdebebas” per togliere il nome del monarca e ha voluto sottoporre la proposta al referendum. Soltanto 2528 cittadini hanno deciso di cancellare il nome, il 67 per cento degli elettori che hanno votato nella consultazione, cioè lo 0,1 per cento degli elettori di Madrid (2,7 milioni di elettori). Di fronte alle critiche del Partito Popolare, l’amministrazione di Carmena ha detto che hanno fatto un referendum sul tema perché era il “desiderio dei vicini”.

UN MILIONE DI EURO DI SPESA

Il 13 e il 19 febbraio ci sono stati altri due referendum sulla viabilità a Piazza di Spagna e la Gran Via. Ha partecipato il 7.85 per cento dei cittadini: 212.108 persone su 2,7 milioni di elettori. Il portavoce del Comune di Madrid, Rita Maestre, ha detto che le consultazioni sono stati “un successo”. Da quanto si legge sul sito El Español, il Comune ha investito un milione di euro per questi processi referendari.

L’editorialista spagnolo David Gistau avverte della “trappola della consulta” a Madrid: “Si cerca di imporre una cultura referendaria nella gestione della città. È lo stesso principio del ‘sóviet’, spostare la legittimità della scelta dal Parlamento o il Comune sotto l’alibi della decisione popolare. Così, sotto l’alibi, si dice che ha scelto il popolo e si consegna alla opposizione una situazione dove non si può cambiare nulla”. Gistau precisa anche che i referendum mobilitano spesso solo gli addetti del partito che promuove il referendum.

STRUMENTO DI DEMOCRAZIA PARTICIPATIVA 

Il consigliere di Ciudadanos, Silvia Saavedra ha criticato la consulta perché priva di garanzie: “I 200mila madrileni che hanno votato non hanno nessuna garanzia del voto, ancora di più se fatto via telematica. Il processo è suscettibile a manipolazioni e frode”.

Durante la campagna elettorale, Carmena ha promesso un canale privilegiato per i cittadini nella gestione della città. “Vogliamo dare il potere delle scelte ai cittadini con una formula che permetterà di proporre e svolgere referendum vincolanti. È il meccanismo di democrazia diretta più innovativo nella storia”. I cittadini con più di 16 anni, residenti a Madrid, possono fare una proposta che deve raccogliere 53mila firma (2 per cento degli elettori) per passare alla fase di consulta. Non c’è un quorum minimo e il referendum ha carattere vincolante.

L’INTESA TRA RAGGI E CARMENA

Il 9 dicembre del 2016, Carmena è stata ricevuta da Virginia Raggi negli uffici del Campidoglio (nella foto insieme, tratta dal  sito del Comune di Madrid). Erano giorni difficile per il sindaco di Roma a causa della vicenda di Raffaele Marra, ma ha comunque accolto i colleghi di Barcellona, Ada Colau; il sindaco di Riga, Nils Ušakovs; e di Varsavia, Hanna Gronkiewicz-Waltz. Erano tutti a Roma per partecipare al “Vertice sull’Europa: i rifugiati sono i nostri fratelli” da Papa Francesco.

L’intesa tra Raggi e Carmena è stata immediata. Sul sito del Comune di Madrid si legge che le due hanno parlato delle problematiche che devono risolvere le città europee e dell’emergenza migrazione. Hanno discusso sull’implementazione della cultura come mezzo di inclusione e integrazione sociale e lo sviluppo di alcuni piani per la mobilità sostenibile; la gestione dei rifiuti e la democrazia partecipata.

“Carmena ha illustrato a Raggi il modello implementato a Madrid sui processi di partecipazione della cittadinanza e i piani di riequilibrio sociale per municipio, ha spiegato tutto il piano di governo sull’ambiente, trasporti, la ristrutturazione della città a favore dei pedoni, l’utilizzo delle macchine elettriche e l’apertura di un ufficio anti-corruzione”. Inoltre, Carmena ha invitato Raggi al Forum sulla Violenza che si terrà a Madrid ad aprile del 2017.

LA MODA DEI REFERENDUM

La tendenza ai referendum è mondiale. Rappresenta “la democrazia pura” per i suoi critici, ma è anche un “pericoloso strumento del populismo”, secondo i critici. In un’intervista per Efecto Naim, Kristi Lowe, analista della Greenberg Quinlan Rosner Research, ha spiegato che i referendum sono una tendenza globale: “La paura e le crisi in tutto il mondo stanno lasciando un vuoto nel quale trionfano i partiti populisti, mentre i partiti tradizionali sono indietro. I referendum sono utilizzati da entrambi per dimostrare ai cittadini che sono ascoltati”. Per l’analista, “i referendum possono essere un’importante strumento di mobilitazione politica, che permette ai cittadini di agire attivamente nel processo politico senza intermediari”. Ma alcune questioni di interesse economico o di diritti umani e civili, non dovrebbe essere sottoposte a referendum.

Gerry Gunster, direttore della Goddard Gunster, compagnia che ha lavorato nella campagna della Brexit, le consultazioni popolari sono semplici parole in una scheda elettorale: “Bisogna darli vita e personalità. Non basta dire cos’è ma è necessario spiegare cosa comporta”. Sebbene il numero di referendum nel mondo sta aumentando, la partecipazione è in declive. Come è successo a Madrid.

Che fine ha fatto la "democrazia participativa" della grillesca Manuela Carmena a Madrid

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