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Siamo sicuri che cane non mangi mai cane? La politica americana, con i suoi sussulti e i suoi fantasmi, torna a riproporre dilemmi che sembravano sopiti. Donald Trump, in difesa del suo ministro Pam Bondi, si scaglia contro il suo popolo Maga. Quello che gli ha garantito il ritorno alla Casa Bianca. Le inchieste, il caso Epstein e le polemiche connesse a tutto questo sembrano parte di un mosaico più ampio in cui si gioca non solo la sfida presidenziale, ma forse la tenuta stessa del modello liberal-democratico. È la tesi da cui parte, nella sua intervista su Formiche.net, Marco Follini, già vicepresidente del Consiglio e punta di diamante della Dc.

Follini, Trump contro il popolo Maga. Nel mezzo, le polemiche sulla fine del dipartimento di Giustizia dell’Fbi e la ridda di polemiche su Epstein. Cosa sta accadendo? 

Quando la politica si presenta come troppo facile, comincia la sua difficoltà. Con le midterm, vedremo se quell’onda lunga che ha appoggiato Trump esiste ancora oppure no. Quello che sta accadendo è la dimostrazione che il populismo può, forse, pagare in campagna elettorale ma poi quando si governa presenta il conto. Un conto, spesso, molto salato. Il ritorno del tycoon alla Casa Bianca rappresenta in qualche modo il riaffacciarsi di un’America antica. L’America isolazionista prima di Roosevelt, quella che si chiudeva nel proprio guscio, protetta dall’Oceano e indifferente al resto del mondo. È l’America della guerra di Secessione.

Parte tutto dal caso Epstein. Trump, attraverso i suoi social, accusa i suoi sostenitori di credere al complotto ordito dalla sinistra radicale. Qual è la sua lettura?

L’estrema sinistra, nel caso Epstein, non l’ho vista all’opera. Ma il punto non è solo la cronaca giudiziaria. Il sottinteso del Maga è l’indifferenza alle sorti del mondo. C’è una domanda di fondo: l’America vuole essere grande o vuole restare sola? Oggi la solitudine americana sarebbe surreale. Il mondo ha preso un’altra strada – quella degli intrecci, delle interdipendenze – e paradossalmente ne ha beneficiato proprio l’America. Un mondo con più legami è un mondo migliore e più libero. Chi pensa il contrario deve fare i conti con un fatto: quella vecchia strada oggi non è più praticabile.

Sta dicendo che Trump è un rischio per il modello liberale occidentale?

Sì. È il baratro sul quale siamo affacciati. Trump, come ne esce? Io sono lontano dal suo modo di pensare. Ma avviso: lungo questa rotta, ad andare in frantumi rischia di essere proprio il modello liberal-democratico. È quello il vero terreno di scontro.

E l’Europa? Come si muove in questo scenario?

L’Europa ha le sue difficoltà. Però più si avvicina al baratro, più bisogna trovare le risorse per evitare di precipitare. La sfida è questa: fare – sotto la pressione degli eventi – quello che non si è stati capaci di fare negli anni più felici. È un auspicio, ma anche un ammonimento. Dobbiamo imparare a contare sulle nostre forze. L’America ha scelto un’altra strada, e noi dobbiamo onorare le nostre promesse.

In che misura il populismo europeo si lega al trumpismo?

Un conto è fare campagna elettorale col cappellino, un altro è governare. Anche in Europa c’è un problema con il populismo. E attenzione: Trump non ha nessuna cura, nessun riguardo verso i populisti europei. Non li considera. Li usa, semmai.

E Giorgia Meloni? Dove si colloca in questo bivio?

Meloni dovrà scegliere se illudere il Paese o abbracciare la strada europea con convinzione. Sarebbe la scelta più giusta. L’unica strada che abbiamo. Trump ci porta in un altro luogo – e lo dimostra, concretamente, la vicenda dei dazi. In quel mondo lì, il nostro spazio si restringe.

Dal cappellino populista a governare ce ne passa. Trump contro i Maga secondo Follini

Donald Trump, in difesa del suo ministro Pam Bondi, si scaglia contro il suo popolo Maga. Quello che gli ha garantito il ritorno alla Casa Bianca. Le inchieste, il caso Epstein e le polemiche connesse a tutto questo sembrano parte di un mosaico più ampio in cui si gioca non solo la sfida presidenziale, ma forse la tenuta stessa del modello liberal-democratico. È la tesi da cui parte Marco Follini, già vicepresidente del Consiglio, intervistato da Formiche.net

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