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L’attentato sugli Champs Elysées rafforzerà Marine Le Pen? E’ questa la conclusione più immediata e più logica, ragionando sulla ricaduta politica dell’attacco ai poliziotti venerdì sera, ma non è detto affatto che sarà così. Lo ha capito François Fillon il quale per primo ha proposto di sospendere la campagna elettorale, in segno di responsabilità nazionale. Sia chiaro, non è scontato che sia la destra repubblicana a trarre vantaggio dal clima di allarme, ma il vecchio volpone della politica ha intuito che oggi c’è bisogno di rassicurare, di placare, di gettare acqua sull’incendio che sta divorando la Francia.

Il cosiddetto lupo solitario (non sarebbe meglio smetterla di chiamare così questi terroristi che isolati non sono? In fondo l’Isis li definisce volontari che mi sembra la definizione migliore) ha scelto il momento politicamente più adatto, come è avvenuto del resto anche a Londra o in Germania. Il Califfo gioca la sua partita sullo scacchiere politico. Nel medio periodo, vuol far saltare i nervi agli europei, indebolire le loro difese, decomporre pezzo per pezzo l’edificio di pace, tolleranza, accoglienza e in definitiva di convivenza comune, costruito in tutti questi decenni. Ma ha anche un obiettivo più immediato che consiste nel favorire il successo dei partiti xenofobi e islamofobi. Più odio si semina più frutti verranno raccolti, più si fa dura non tanto la repressione, ma l’aria da respirare per i musulmani che vivono in Europa, più volontari riempiranno l’esercito del terrore.

Finora l’obiettivo di breve termine non è riuscito. Nemmeno nel caso della Brexit: è vero che sul suo successo l’immigrazione ha giocato un ruolo importante, ma gli inglesi ce l’avevano con gli idraulici polacchi e con i lavapiatti italiani non tanto con gli afgani o i musulmani che vengono dagli ex dominions.

Quanto alla Francia, la strage del Bataclan aveva rafforzato addirittura François Hollande che non è stato in grado di usare al meglio la voglia di stringersi a coorte. E’ tutta e soltanto colpa sua, Marine Le Pen non c’entra nulla, semmai ha raccolto quel che il presidente ha colpevolmente dissipato per pura ignavia. Eravamo tutti francesi, figuriamoci i francesi. I governanti d’Europa sfilavano fianco a fianco, stretti attorno a Hollande, ma poi lui non ha fatto nulla, anzi, si è esposto a nuovi attacchi, svelando la debolezza e la inefficienza delle forze di sicurezza.

E adesso? Forse scatterà di nuovo quella voglia di unità manifestatasi allora. E su questo scommettono sia Fillon sia Emmanuel Macron che infatti ha immediatamente accolto l’appello alla tregua elettorale. La maggior parte degli schieramenti sono già formati, a destra come a sinistra; quella fetta, molto ampia, del voto di appartenenza se non proprio ideologico, non cambierà posizione per un “volontario del terrore” giustiziato dalla polizia. Ma c’è una consistente fascia di elettori che teme il salto nel buio, che ha paura di arroventare un clima già incandescente.

La Francia è un Paese in cui la destra è stata sempre maggioranza nell’opinione pubblica e la sinistra ha vinto grazie al sistema elettorale e alla conventio ad excludendum nei confronti dei neofascisti di Jean-Marie Le Pen. Ed è un Paese che nella storia ci ha abituato a improvvise fiammate che per lo più hanno prodotto conseguenze incontrollabili e spesso impreviste. Ma è difficile sostenere che in questo momento ci sia voglia di guerra civile.

L’intera operazione del Front National, del resto, è ruotata, almeno da un anno a questa parte, attorno a un messaggio rassicurante, governativo, fermo nei suoi convincimenti, ma rassicurante. Marine Le Pen è giunta a dire che quella di Vichy, tanto esaltata da suo padre, non era la Francia vera (sia pure per concludere che i “veri” francesi non sono responsabili della deportazione degli ebrei ad Auschwitz).

L’impatto dell’attentato sulle elezioni, dunque, è meno scontato di quel che possa sembrare. Lo vedremo domenica sera, naturalmente, ma in ogni caso è solo il primo turno, i giochi si faranno nelle prossime due settimane e molto dipenderà da come sapranno reagire gli sfidanti. Sarà davvero una prova del fuoco.

Stefano Cingolani

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