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Dalle Bcc alle popolari, passando per i rimborsi e i debitori del Monte dei Paschi di Siena. Il decreto salva-risparmio, il paracadute da 20 miliardi aperto dal governo per mettere in sicurezza il sistema bancario, è legge. Dopo il via libera al Senato, il maxi-provvedimento per il credito è passato anche alla Camera, dopo essere stato blindato dall’esecutivo con la fiducia (il M5s non ha partecipato al voto).

L’AIUTINO (DA 6 MILIARDI) ALLE BCC

Tra le principali misure del provvedimento, c’è quella anticipata nei giorni scorsi da Formiche.net, riguardante l’estensione delle imposte differite, Dta, alle banche cooperative. La norma permette agli istituti di credito di iscrivere nei bilanci il pagamento delle imposte, versandole però negli anni successivi, con la possibilità addirittura di trasformarle in crediti di imposta, privilegio di cui finora le banche cooperative non avevano goduto. Secondo la relazione tecnica del decreto, l’ammontare complessivo delle Dta interessate è pari a 6,2 miliardi.

IL BLITZ DI STATO SULLE POPOLARI VENETE

Qualcuno nei giorni scorsi avrà pensato che il ritorno nello Stato nel sistema bancario si fosse esaurito con l’ingresso in Mps, di cui il Tesoro è azionista al 66%. E invece no. Ci sono almeno due indicazioni che danno per imminente un altro blitz pubblico nelle banche, le popolari per la precisione, ancora in attesa di conoscere il proprio destino con la pronuncia della Corte costituzionale. Tanto per cominciare l’esecutivo ha inserito nel decreto una norma che tutela il Tesoro in caso di eventuale ingresso in una popolare. In particolare ha previsto che nel caso in cui il Mef diventi azionista, come per Mps, si muoverà con tutti i diritti dell’azionista di una società per azioni: viene cioè sospeso temporaneamente il principio del voto capitario (una testa un voto) e i pacchetti di azioni valgono per i soldi che ognuno ci ha messo. Ma perché tale misura?

CINQUE MILIARDI PER VENETO BANCA E BPVI?

Semplice. Secondo alcune indiscrezioni riportate dal Financial Times, Palazzo Chigi starebbe rinegoziando con la Bce e la commissione Ue la ricapitalizzazione di Veneto Banca e Popolare di Vicenza, ancora in attesa della fusione. Un’operazione da 5 miliardi, sulla falsariga di quella già messa in piedi per mettere in sicurezza Mps, che però è valsa 8,8 miliardi, qualora Atlante, che nel giugno scorso ha messo nei due istituti 2,5 miliardi (diventando azionista con quasi il 99%), non riuscisse a tenere in piedi i due istituti.

I RIMBORSI PER LE QUATTRO BANCHE

Tornando al merito del decreto, verranno riaperti i termini per aderire ai rimborsi dell’80%, dovuti ai clienti dei 4 istituti di credito sottoposti a risoluzione nel novembre del 2015, ovvero Banca Marche, Popolare Etruria, CariFerrara e CariChieti. La domanda per ottenere l’indennizzo potrà essere presentata fino al 31 maggio 2017 dal proprietario degli strumenti finanziari, dal coniuge, dal convivente more uxorio e dai parenti entro il secondo grado. Ma questa forma di rimborso varrà solo per le obbligazioni acquistate prima del primo gennaio 2016, quando è entrato in vigore il bail in. Per chi ha acquistato dopo, infatti, si dà per scontato che sia stato un azzardo speculativo, in quanto non poteva non sapere a cosa andava incontro.

SALVI I DEBITORI DI MPS

C’è poi una questione che ha suscitato polemiche. E cioè quella di mantenere anonimi i nomi dei maxi-debitori del Montepaschi. In commissione Finanze non ha trovato eco in una norma l’idea del presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, di far diffondere alle banche salvate dallo Stato la lista dei nomi dei debitori insolventi. In compenso è stata trovata una soluzione di compromesso che prevede una relazione quadrimestrale al Parlamento in cui vengono indicati dal Mef i profili di rischi di chi ha crediti in sofferenza pari o superiori all’1% del patrimonio della banca; ma non ci saranno nomi e cognomi dei debitori.

EDUCAZIONE FINANZIARIA, IL RITORNO

All’inizio doveva saltare (qui il focus di Formiche.net sulle modifiche al decreto apportate al Senato). Ma alla fine la strategia per l’educazione finanziaria, con cui aumentare il livello di preparazione per chi vuole investire in prodotti finanziari considerati rischiosi, è rientrata dalla finestra. Per la sua attuazione nasce al ministero dell’Economia un Comitato, composto da 11 membri e al quale verranno destinate risorse per 1 milione. Sono previste riunioni periodiche e la costituzione di specifici gruppi di ricerca, cui potranno partecipare accademici ed esperti della materia. Il costo del programma è fissato in un milione di euro l’anno a partire dal 2017.

STOP (FORSE) ALLA SPECULAZIONE

Per bloccare infine i possibili tentativi di speculazione nel caso Mps, viene stabilito che il prezzo di rimborso delle azioni sarà il minore tra quello utilizzato per determinare il numero di azioni da attribuire in sede di conversione e quello corrispondente al prezzo pagato dall’azionista per la sottoscrizione o l’acquisto degli strumenti oggetto di conversione. Si stabilisce, inoltre, che la transazione deve prevedere la rinuncia dell’azionista a far valere ogni altra pretesa.

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