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Negli ultimi dieci anni, in Europa sono stati investiti oltre 425 miliardi di dollari nel settore tecnologico, quasi dieci volte tanto rispetto a quanto speso nel decennio precedente (45 miliardi). Una delle conseguenze di questa immissione di denaro è stato l’aumento degli unicorni, le aziende da almeno un miliardo di dollari, che sono passati da meno di 20 a circa 350. Una crescita costante, visto che nel 2020 erano 44 mentre alla fine del 2021 già 89. E, secondo le previsioni di Goldman Sachs contenute nel report “The outlook for European tech unicorns, man mano che queste aumenteranno di numero, a moltiplicarsi saranno anche le offerte pubbliche di società tecnologiche europee. “La tecnologia europea si è evoluta immensamente negli ultimi dieci anni”, afferma Cliff Marriott, co-responsabile del Technology, Media and Telecommunications Group della banca d’affari, certo che il 2025 “sarà l’anno della svolta” per gli unicorni.

Lo dice l’evidenza dell’ultimo periodo. Nel 2024 c’è stato un quarto in più tra fusioni e acquisizioni di aziende tecnologiche, per lo più per essere quotati in borsa, e la sensazione è che ce ne saranno ancora tante altre. Durante tutto l’anno sono nate 14 nuove società unicorno: 5 in Gran Bretagna, 3 in Francia, 2 dai Paesi Bassi; una in Belgio, Germania, Italia e Grecia. Inoltre, secondo alcuni studi l’Unione europea è diventata leader nei finanziamenti iniziali alle start-up (diverso invece il discorso per gli investimenti più pesanti, che vengono cercati Oltreoceano), che ammontano a circa 35mila, trasformando capitali come Londra, Parigi e Berlino in hub di innovazione. Negli ultimi dieci anni, inoltre, nell’Ue sono stati creati 2,5 milioni di posti di lavoro, pari alla crescita degli Stati Uniti. Ma rispetto all’America, gli europei investono per il 21% in più in sostenibilità.

I vari investitori stanno anche cercando di trovare la giusta soluzione per accelerare lo sviluppo. Lo dimostrano i tanti miliardi messi sul piatto per cercare di costruire un’infrastruttura solida, capace di sfornare strumenti e modelli di base in grado di permettere all’Unione europea di competere sul mercato. Non solo. Lo sviluppo della tecnologia serve anche per tutti gli altri comparti, per facilitare il lavoro quotidiano.

Sono le stesse persone a volerlo. La rivoluzione digitale non è più una questione di se o di quando. È già in atto e bisogna capire come governarla. Ma la fiducia tra la popolazione sta aumentando. Tra gli intervistati da Goldman Sachs, oltre il 55% ha risposto che l’intelligenza artificiale è lo strumento che più lo affascina. Segue la cybersecurity con poco meno del 25%, in ritardo rispetto all’IA ma con il tema della difesa sempre più all’ordine del giorno potrebbe aumentare come argomento di interesse.

“C’è l’opportunità di una maggiore iniziativa imprenditoriale nella difesa tecnologica”, conferma Marriott. “Questo ha implicazioni sulla spesa per la tecnologia della difesa. Ha anche implicazioni per l’IA, la sua sovranità e la sua corsa globale. Non mi sorprenderebbe vedere una spesa significativamente maggiore da parte di aziende e governi per aumentare il ritmo dell’innovazione in tutti questi campi in Europa”.

Unicorno Europa. La strada seguita dall'Ue sull'IA è giusta, ora non bisogna smarrirsi

In un rapporto di Goldman Sachs sono contenuti i progressi compiuti negli ultimi dieci anni nel settore tecnologico, come la crescita esponenziale delle aziende unicorno da almeno un miliardo di dollari, che sono passate da meno di 20 a circa 350. Numeri che diffondono ottimismo per il prossimo futuro

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