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Cambio della guardia al vertice di Federcasse, l’associazione che riunisce le banche di credito cooperativo. Dopo 25 anni di presidenza, Alessandro Azzi lascia ad Augusto dell’Erba (nella foto) la presidenza della federazione.

I SUBBUGLI

La novità si inserisce in un periodo di subbuglio per le banche di credito cooperativo, alle prese con l’attuazione della riforma voluta dal governo e delle istituzioni, decisa con il consenso seppure contrastato delle banche del settore. A dividere gli istituti cooperativi aderenti a Federcasse nelle ultime settimana è stata la prospettiva di una holding unica per il settore. L’obiettivo che era stato perseguito da Azzi non è stato realizzato. Infatti oltre alla capogruppo che nascerà da Iccrea, sorgerà un’altra holding, Cassa centrale, come raccontato in diversi articoli da Formiche.net. Cassa centrale, che avrà come azionista di peso anche un istituto tedesco, Dz Bank, attivo nella cooperazione, nasce di fatto in contrapposizione con la gestione Azzi di Federcasse.

CHI E’ IL NUOVO PRESIDENTE

Nella stessa riunione del Consiglio Nazionale in cui Azzi oggi si è dimesso è stato eletto nuovo presidente, all’unanimità, Augusto dell’Erba, avvocato civilista, presidente della Cassa Rurale di Castellana Grotte, della Federazione Puglia e Basilicata delle BCC, del Fondo di Garanzia dei Depositanti del Credito Cooperativo e del Fondo Temporaneo costituito ai sensi della legge di riforma del Credito Cooperativo.

LE DIMISSIONI

Le dimissioni del Presidente Azzi erano state annunciate – sin dal giugno 2015, in piena fase di scrittura del progetto di “autoriforma” del Credito Cooperativo – come “naturale conseguenza” una volta conclusa la definizione del nuovo quadro normativo. Detto quadro è andato completandosi in due tappe: la legge n. 49 dell’8 aprile 2016 e le Disposizioni di Vigilanza pubblicate il 3 novembre scorso dalla Banca d’Italia, sottolinea una nota di Federcasse.

LE PAROLE DI AZZI

Una rivendicazione dei meriti e un’ammissione di non essere riuscito a tenere unito il sistema delle Bcc in vista della holding di sistema. Questo il senso delle parole pronunciate oggi da Azzi: “Abbiamo ottenuto – ha detto il presidente uscente di Federcasse – una buona riforma, per nulla scontata dato il nuovo contesto regolamentare e istituzionale, che salvaguarda, pur in una maggiore necessaria integrazione a sistema, l’autonomia – modulata in ragione della meritevolezza o del grado di rischio – delle BCC e il loro essere banche mutualistiche nelle quali continueranno a vigere il principio del voto capitario e la destinazione obbligatoria di almeno il 70 per cento degli utili a riserve indivisibili, confermandone la mission di banche “non profit” a vocazione localistica”. “Una ricchezza per il Paese, che accanto a grandi banche che hanno forma di società per azioni ha bisogno di piccole e medie banche di comunità caratterizzate da quelle finalità mutualistiche in più passaggi valorizzate dal nuovo TUB e dalle Disposizioni di vigilanza sui Gruppi bancari cooperativi, più vicine alle esigenze dei territori e da ora in poi ancora più solide e più competitive”. Poi l’ammissione di una sconfitta: “Mi sono battuto con passione ed energia per una soluzione unitaria che i fatti hanno certificato, al momento, non possibile. E’ questo certamente un rammarico personale, ma chi guiderà da domani il Credito Cooperativo non dovrà mai perdere di vista l’obiettivo di un’ auspicabile unità basata sul dna cooperativo di tutte le BCC italiane,

L’EREDITA’ DI AZZI

Federcasse oggi ha ricordato che alla presidenza Azzi si deve anche l’intuizione della costituzione di una società capogruppo del versante d’impresa del Credito Cooperativo (le cui basi furono poste nel Convegno nazionale di Sanremo del 1993) e la definizione di strumenti originali e innovativi di tutela del risparmio resi possibili dalla solidarietà di sistema, come il Fondo di Garanzia dei Depositanti (1997) del Credito Cooperativo (fondo obbligatorio con peculiari connotati in coerenza con le finalità delle BCC) e il Fondo di Garanzia degli Obbligazionisti (2005) – unico nel suo genere in Italia – e più recentemente il Fondo di Garanzia Istituzionale che, “soprattutto negli ultimi anni segnati da una profonda e gravissima crisi economica, hanno consentito con varie modalità di tutelare al meglio soci e clienti delle BCC prevenendo o risolvendo sempre al proprio interno, senza alcun contributo pubblico, situazioni di criticità. E facendo in modo che nessun cliente o depositante di una BCC (anche titolari di obbligazioni subordinate) perdesse una lira o un euro”. Ma sull’utilizzo di questi strumenti negli scorsi giorni non sono mancate le perplessità e le polemiche espresse anche da alcuni esponenti del mondo delle Bcc come raccontato da Formiche.net.

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