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Più che una “nuova era” nei rapporti tra Mosca e Pyongyang, come enfatizzano i comunicati ufficiali dei due regimi, la visita del presidente russo in Corea del Nord segna una nuova tappa della strategia degli abbracci e baci di guerra che il notoriamente gelido Vladimir Putin ha inaugurato con gli Ayatollah iraniani e poi proseguito a Pechino nel recente vertice con Xi Jinping.

Accolto all’aeroporto come una sorta di deus ex machina dal leader nord coreano, Putin ha abbracciato Kim Jong-un, per rimarcare con un segnale forte la relazione sempre più stretta fra i due paesi. “L’ardente amicizia tra i nostri due stati si salderà in maniera monolitica”, ha annunciato il dittatore padrone di casa con accenti lirici, che a molti osservatori hanno ricordato l’operetta “Hello Dolly”.

Enfasi e concretezza che sono culminati con la stipula di un nuovo trattato di cooperazione strategica. “Un trattato – ha chiosato Kim Jong-un – che sarebbe stato impensabile senza la lungimiranza del presidente Putin, il più caro amico del popolo coreano”.

La sintesi dell’epico incontro si traduce sostanzialmente in un aumento esponenziale delle forniture di proiettili d’artiglieria e missili della Corea del Nord per l’armata russa impegnata nella estenuante offensiva contro l’Ucraina.

“La questione dell’alleanza militare, tuttavia, deve essere considerata separatamente da ciò che viene annunciato pubblicamente e da ciò che viene effettivamente discusso durante gli incontri tra i due leader. Se Mosca ha bisogno di armamenti, la Corea del Nord necessita del sostegno della Russia in termini di cibo, energia e tecnologia per allentare la pressione delle sanzioni occidentali”, ha commentato un esperto di Corea dell’Agenzia France Presse.
L’Occidente resta a guardare con apprensione e sospetto gli sviluppi della nuova sponda asiatica, oltre Pechino, della strategia putiniana degli abbracci e baci dal retrogusto bellico.

Preoccupano infatti l’assistenza tecnologica e il know-how scientifico che, secondo fonti di Washington e Seul, la Russia sta fornendo alla Corea del Nord per il suo programma satellitare e la realizzazione di missili balistici intercontinentali.

Si profila il rischio che, per evitare di dover prendere atto della bruciante sconfitta in Ucraina, il Cremlino possa utilizzare Kim Jong-un per scatenare un ampio conflitto nell’area indo-pacifica.

Una replica su scala più vasta di quanto verificatosi in Medio Oriente con l’attacco di Hamas ad Israele, che ha scatenato una guerra tutt’ora incontrollabile a Gaza.

Con l’aggravante che il detonatore nord coreano può provocare un intervento della Cina con conseguenze da effetto domino globale.

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