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Educare e sensibilizzare i più giovani affinché i social media non siano luogo privilegiato e apparentemente inviolabile, dove con la caduta di ogni freno inibitorio agevolata dallo “schermo” del monitor e dalla falsa convinzione di non essere individuati realmente si possa manifestare odio, perseguitare individui, calunniare molestare deridere o compromettere la reputazione di malcapitate vittime attraverso frasi, fotografie e video sostenuti e alimentati, peraltro, da una troppo facile e istantanea “emulazione” da parte di altri e dalla velocità di diffusione e replicazione dei messaggi garantiti e favoriti dalla Rete stessa.

È di certo questa la grande sfida che va collegata alla XIV edizione della Giornata Mondiale per la Sicurezza in Rete istituita e promossa dalla Commissione europea e celebrata contestualmente in oltre centro nazioni di tutto il mondo.

L’orizzonte educativo e la grande sfida che si impone in primis alla scuola, in collaborazione con le famiglie, quali protagoniste e partner privilegiati nella formazione delle giovani generazioni va così oltre i più comuni e già acclarati obiettivi, che pure conservano la loro imprescindibile importanza, dell’alfabetizzazione digitale e dell’educazione ad una lettura critica dei messaggi della Rete, ampliandosi con la necessità di un impegno specifico sul fronte della prevenzione di fenomeni legati ad un uso distorto delle nuove tecnologie e alla moltiplicazione che attraverso esse gli effetti devastanti di alcune condotte subiscono. Come affermava Umberto Eco “i social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli” e i nostri ragazzi hanno un forte bisogno di prendere consapevolezza di queste dinamiche e soprattutto vanno guidati nel non emularle come peraltro anche soggetti più che autorevoli quali il Pontefice e il Presidente della Repubblica hanno in diverse e recenti occasioni fortemente auspicato.

Il compito autentico a cui sono oggi chiamate le istituzioni educative e sul quale il Miur è impegnato in questa direzione è proprio questo. Responsabilizzare e rendere consapevoli i più giovani del ruolo di ciascuno nell’evitare che Internet, Facebook, whatsapp, twitter…da luoghi facilitatori della comunicazione e dal forte potenziale inclusivo e democratico diventino piuttosto precursori di autentici drammi esistenziali e a volte vitali per chi ne subisce indifeso un utilizzo improprio e alterato.

Il Safer Internet Day coincide, peraltro e quasi in maniera simbolica, quest’anno con due eventi tra di loro anche contrapposti e che molto hanno attirato e fanno riflettere l’opinione pubblica nelle ultime ore: l’approvazione nell’Aula del Senato del Ddl sul cyberbullismo, testo molto centrato e concentrato proprio sui minori e sulla prevenzione del fenomeno e nella stessa giornata del primo Febbraio il violento omicidio a Vasto di un giovane da parte dell’uomo la morte della cui moglie il primo aveva causato in un incidente stradale pochi mesi prima, e nei cui confronti i social avevano fomentato una campagna di intimidazione e di straordinario odio proseguita anche negli attimi immediatamente successivi al tragico delitto che ha nei fatti reso vittime seppur diverse sia il ragazzo venuto a mancare che il suo esecutore offuscato dal dolore per la perdita della compagna.

Per i nostri figli “nativi digitali” essere degli utenti abili e competenti delle nuove tecnologie informatiche e sapere filtrare anche le “bufale” della rete, per quanto essi stessi rimangano degli obiettivi formativi importanti, dunque, non basta più; non è più sufficiente la sola conquista di una cultura digitale che consenta di sapere utilizzare in positivo i nuovi media a favore del proprio sviluppo e della propria crescita umana e professionale nonché per l’acquisizione di una cittadinanza e di una partecipazione senza confini geografici né differenze legate alle proprie caratteristiche personali e soggettive ma si rende, invece, indispensabile e imprescindibile il raggiungimento aggiuntivo di una competenza più ampia legata alla consapevolezza nell’uso eticamente corretto legato ad una forte “responsabilità” che regoli l’esperienza di “libertà” nell’uso delle tecnologie stesse legata prima di tutto ai rischi ad esso connessi . è questa la nuova sfida educativa digitale e noi siamo al lavoro!

Valeria Fedeli

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Educare e sensibilizzare i più giovani affinché i social media non siano luogo privilegiato e apparentemente inviolabile, dove con la caduta di ogni freno inibitorio agevolata dallo “schermo” del monitor e dalla falsa convinzione di non essere individuati realmente si possa manifestare odio, perseguitare individui, calunniare molestare deridere o compromettere la reputazione di malcapitate vittime attraverso frasi, fotografie e video…

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